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La morbosa società della sorveglianza

A proposito del ddl Sicurezza e del controllo di scuole e università

di Federico Giusti

Le università italiane, protagoniste di proteste e iniziative contro il genocidio in Palestina, sarebbero attenzionate dalle Forze dell’ordine e perfino dal Servizi Segreti.

Non c’è certo da meravigliarsi a leggere dichiarazioni roboanti di esponenti della destra che chiedono la chiusura dei covi della sovversione riferendosi a centri sociali e aule autogestite da realtà più o meno organizzate nelle scuole superiori e negli atenei.

L’obiettivo di questa campagna repressiva è del tutto evidente: normalizzare scuole ed università attribuendo alle strutture di movimento, ai sindacati conflittuali la paternità delle occupazioni di ogni problema di ordine pubblico, anzi la deliberata volontà è proprio quella di trasformare in minaccia all’ordine pubblico ogni istanza sociale e rivendicativa iniziativa, magari a tutela del diritto allo studio, al contrasto della precarietà e degli appalti al ribasso.

Porre quindi fine ad ogni esperienza e mobilitazione nel mondo dell’istruzione, uniformare il mondo della conoscenza ai dettami del Governo, della finanza e magari delle imprese di guerra, impedire ogni agibilità a docenti contro la guerra proprio quando stanno per arrivare tagli poderosi alla ricerca e agli atenei con la ventilata chiusura, o apertura parziale, di tante aule studio.

Nelle settimane scorse eravamo intervenuti sulla pericolosità dell’articolo 31 del disegno di legge (approvato alla Camera col numero 1660 e oggi in discussione al Senato come 1236)  ‘Sicurezza’  la cui definitiva approvazione viene auspicata dal Governo in tempi rapidissimi

Si va prefigurando un autentico stato di polizia all’orizzonte prevedendo, e di questo parla anche Tommaso Montanari su Il Fatto Quotidiano del 13 Gennaio, :

 “Le pubbliche amministrazioni, le società a partecipazione pubblica o a controllo pubblico e i soggetti che erogano, in regime di autorizzazione, concessione o convenzione, servizi di pubblica utilità sono tenuti a prestare al DIS, ALL’AISE e ALL’AISI la collaborazione e l’assistenza richieste, anche di tipo tecnico e logistico, necessarie per la tutela della sicurezza nazionale. Il DIS, L’AISE e L’AISI possono stipulare convenzioni con i predetti soggetti, nonché con le università e con gli enti di ricerca, per la definizione delle modalità della collaborazione e dell’assistenza suddette. Le convenzioni possono prevedere la comunicazione di informazioni ai predetti organismi anche in deroga alle normative di settore in materia di riservatezza”.

Se tutte le pubbliche amministrazioni, incluse università e scuola pubblica dovessero collaborare con i Servizi segreti e di sicurezza non saremmo dinanzi ad una aperta violazione dei principi di autonomia e libertà della ricerca e dell’insegnamento sanciti dalla Costituzione?

Si preannuncia una immane schedatura di massa.

È chiaramente in gioco la libertà dell’istruzione e della ricerca ma in generale ogni agibilità democratica nella società

Il disegno di legge Sicurezza va respinto in toto, il suo impianto repressivo si prefigura come risposta dell’economia di guerra per tacitare ogni opposizione interna a partire dalle scuole e dall’università colpendo studenti e studentesse e anche ogni forma di insegnamento critico e non omologato all’economia di guerra

E da respingere è anche la proposta del Governo di inserire uno scudo penale per gli agenti delle forze dell’ordine (ma allora perché non per gli operatori della sanità?) che utilizzano le armi o la forza nell’esercizio della loro funzione, questo scudo sospende quanto resta dello stato di diritto e ci porta direttamente ad uno stato di polizia dove l’accertamento di eventuali abusi sarà proibito per legge

 

La morbosa attenzione degli apparati repressivi verso il mondo della conoscenza

I servizi segreti «infiltrano» le università

 

 

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