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La morte ingiusta di Walid Jaled Abdula’ Ahamad

Almeno 63 prigionieri palestinesi sono deceduti nelle carceri israeliane dopo il 7 ottobre 2023

di Gianni Sartori

Risaliva al 24 marzo la notizia della morte (avvenuta presumibilmente nella giornata di domenica 23 marzo) di un adolescente palestinese rinchiuso nel famigerato carcere israeliano di Megiddo.

Proveniva da un comunicato di Palestinian prisoners club, una Ong di Ramalla. Poi era stata ripresa e diffusa da AFP (Agence France-Presse).

Buio per ora (ufficialmente vige il “segreto medico”) sulle cause del decesso del diciassettenne, Walid Jaled Abdulá Ahmad, arrestato il 30 settembre 2024 e originario di Silwad.

Si tratterebbe del 63° prigioniero palestinese la cui morte è stata accertata in una prigione israeliana dal 7 ottobre 2023. Data dell’attacco di Hamas e inizio della guerra con l’esercito israeliano.

Per la Ong sarebbero “migliaia” i palestinesi detenuti da Israele e dal 7 ottobre sarebbe aumentato il numero di quelli deceduti dietro le sbarre. Secondo la Ong soprattutto a causa degli “abusi sistematici” a cui vengono sottoposti.

Per cui quello odierno è considerato “il periodo più nefasto nella storia del movimento dei prigionieri palestinese dal 1967”.

Come confermerebbero anche i dati diffusi da altre organizzazioni non governative.

Come l’israeliana B’Tselem che ha espresso preoccupazione per l’evidente deterioramento delle condizioni detentive e per i casi segnalati di “maltrattamenti sistematici e tortura”.

Accuse sempre rigettate dalle autorità israeliane.

Inoltre il Palestinian prisoners club denunciava che almeno 250 minorennipalestinesi sono attualmente detenuti.

Come confermerebbe un comunicato del giugno 2014 di Defense for Children Palestine (DCI-Palestine): “Ogni anno dai 500 ai 700 bambini palestinesi, compresi alcuni dodicenni, vengono arrestati e processati dalla giustizia militare israeliana”. In genere con l’accusa di aver “lanciato pietre”.

Complessivamente, si era detto, i prigionieri palestinesi morti in carcere dall’ottobre 2023 (quelli dichiarati e accertati, beninteso) sono almeno 63.

Ventuno di questi provenivano dalla Cisgiordania e da Gerusalemme-Est. Gli altri dalla Striscia di Gaza.

Dal 1967 i prigionieri palestinesi morti in prigione sarebbero circa trecento (298 quelli accertati).

Senza dimenticare che decine di detenuti provenienti da Gaza e morti in carcere sono rimasti senza un nome.

In genere le famiglie vengono informata molti giorni (o anche molti mesi) dopo il decesso del loro parente.

Per esempio, Zuhair Omar Sharif (58 anni) dopo il 7 ottobre era stato arrestato in Israele dove lavorava ed era morto il 18 ottobre 2023. Ma la notizia veniva data un anno dopo, il 30 dicembre 2024.

Sarebbero poi una settantina i cadaveri di prigionieri deceduti non ancora restituiti alla famiglia, ma conservati negli obitori o in fosse comuni.

Tra loro quello di un quindicenne, Mohammad Tariq Salim Abou Sneneh originario di Abu-Dis. O anche di Anis Dawla, deceduto nella prigione di Nafha nel 1980 in sciopero della fame.

 

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