La nuova rotta dei migranti al confine tra Francia e Italia: il gelo più pericoloso del Mediterraneo
E’ sulle Alpi che passa la nuova rotta, dove si è registrato un incremento dei passaggi e dove il gelo è pericoloso quanto le onde del Mediterraneo.
Basta il WhatsApp d’uno che ce l’ha fatta, e dai centri d’accoglienza italiani scappano tutti. Non si passa al Brennero? Niente Ventimiglia? La nuova rotta è scalare i varchi del Piemonte e scendere le vallate di là: 693 nel 2015, dieci volte di più nel 2016.
Lo scrive molto bene Francesco Battistini sul Corriere.it. Non c’è bisogno di scafisti della neve — solo qualcuno si fa imbrogliare dai passeur, «200 euro e ti porto io» —, tutti si fidano di qualche volontario o dei valligiani di buon cuore: a Névache, il paese s’è organizzato con cibo e coperte, facendo arrabbiare il governo di Parigi («perché mettete a loro disposizione i punti di ristoro?») e ricevendo invece il sostegno di molte ong («perfino ai gatti randagi si offre una ciotola d’acqua»).
La Lampedusa delle Cozie è la stazione di Briançon, 10 km oltralpe. Il mare per arrivarci è l’immenso bianco del Monginevro. Scavalla tutta quell’Africa che non ha mai visto un fiocco di neve: «Non pensavo facesse così freddo», ha detto uno a chi lo soccorreva. Quando quassù svernerà, spunterà qualche cadavere? «È già successo gli anni scorsi — dice Michele Belmondo, capo della Croce Rossa in val di Susa —, e i migranti erano molti meno. Mi ricordo che a uno han dovuto amputare gli arti in cancrena…».
«Non è facile bloccarli — ammette un agente di Polizia italiano —, perché non è gente che vuole essere soccorsa, come nel Mediterraneo. Si nascondono, scappano. Senza rendersi conto di rischiare la vita». Dalla provinciale del Melezet ai sentieri che salgono fin sulle cime, assieme a qualche cartello artigianale che indica la Francia, hanno appeso manifestini con la scritta «danger» e l’allerta in cinque lingue: «La montagna è pericolosa d’inverno, c’è rischio di morire. Per favore, non provarci».Inutile. Molti hanno già chi li aspetta in Francia. Tutti sanno d’avere 72 ore per giocarsi l’Europa: o la va, o si ritorna veloci ai centri d’accoglienza che, per la legge italiana, entro tre giorni sono tenuti a riprendersi i fuggiaschi. Nessuno rinuncia alla chance.