L’arresto del sedicenne palestinese Shadi Khoury ha suscitato indignazione e il ragazzo è diventato un simbolo dell’arbitrarietà della politica israeliana, della repressione che colpisce anche i più giovani tra i palestinesi.
di Gianni Sartori
All’alba del 18 ottobre il sedicenne palestinese Shadi Khoury veniva arrestato e stando – a quanto hanno dichiarato i suoi parenti – anche picchiato da una dozzina di soldati nell’abitazione della sua famiglia a Beit Hanina. Bendato, come d’uso, è stato trasportato in un centro di detenzione per essere interrogato. Senza la presenza di un avvocato o di un parente.
Sua nonna Samia Khoury ha scritto che “Shadi è uno tra i tanti ragazzi palestinesi che vengono arrestati, torturati e imprigionati solo in quanto palestinesi, giovani palestinesi che cercano di vivere con dignità e nella libertà per il loro paese”.
Rinchiuso in un primo tempo nel carcere di Ramleh, successivamente in quello di Damon, nell’ultima udienza in tribunale la sua detenzione è stata prolungata fino al 14 novembre.
Due anni fa, nel luglio 2020, la medesima sorte era toccata ai suoi genitori, Rania Elias e Suhail Khoury, conosciuti come esponenti di importanti istituzioni culturali palestinesi. Il padre è il direttore del dell’Istituto nazionale di musica, la madre del Centro culturale Yabous di Gerusalemme. Il Centro è specializzato in iniziative culturali (spettacoli teatrali, proiezione di film, festival letterari…) e opera per conservare e celebrare l’eredità palestinese e araba di Gerusalemme.
In quella circostanza il Centro venne, stando alle testimonianze, letteralmente saccheggiato.
Nello stesso giorno veniva arrestato anche Daoud al-Ghoul, direttore del Jerusalem Arts Network, Shafaq, sempre con sede a Gerusalemme.
Per alcune associazioni palestinesi appariva evidente come l’intenzione delle forze di sicurezza israeliane fosse quella di “sradicare non solo la cultura, ma anche la presenza palestinese da Gerusalemme”. Parallelamente a “demolizione di abitazioni, confisca delle terre, esecuzioni extragiudiziali e revoca della residenza per i palestinesi”.
L’arresto di Shadi Khoury ha suscitato indignazione e il ragazzo è diventato un simbolo dell’arbitrarietà della politica israeliana, della repressione che colpisce anche i più giovani tra i palestinesi.
Secondo “Defense for Children – Palestine” sono tra i 500 e i 700 i minori arrestati ogni anno da Israele.
Da parte di molte associazioni solidali con la causa del popolo palestinese è partita la richiesta dell’immediata scarcerazione non solamente di Shadi, ma di tutti minori attualmente imprigionati (circa 190 su un totale di oltre 4700 prigionieri palestinesi).
È invece andata ancora peggio per altri due giovani palestinesi rimasti, rispettivamente, il primo ucciso e l’altro gravemente ferito il 5 novembre a Ramallah (Cisgiordania) durante uno scontro con i soldati. Gli israeliani avevano aperto il fuoco sui due giovani intenti a lanciare pietre sui veicoli militari in transito e il diciottenne Mos’ab Nadal, originario del villaggio di Sinjil, è deceduto dopo essere stato colpito al petto da una pallottola.