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La perizia del Ris conferma: “Serena Mollicone uccisa nella caserma dei carabinieri”

I  militari hanno analizzato i frammenti di legno recuperati nel corso della nuova autopsia sul nastro adesivo con cui erano stati bloccati mani e piedi della diciottenne uccisa nel 2001

Serena Mollicone è stata uccisa all’interno della caserma dei carabinieri di Arce. Al principale sospetto dei magistrati di Cassino, impegnati a distanza di 17 anni dall’omicidio a far luce sulla morte della ragazza, è arrivata ora la conferma dai carabinieri del Ris.

Gli investigatori in camice bianco hanno ultimato la perizia sui frammenti di legno recuperati, nel corso della nuova autopsia effettuata sulla salma della vittima, sul nastro adesivo con cui erano stati bloccati mani e piedi della diciottenne e si sono convinti che quel materiale provenisse dai locali appunto della caserma.

Il 1 giugno 2001 Serena Mollicone, 18enne di Arce, in provincia di Frosinone, uscì di casa per recarsi all’ospedale di Isola Liri e nel primo pomeriggio, rientrata nel suo paese, sparì. Il corpo della giovane studentessa venne trovato due giorni dopo da alcuni volontari della Protezione civile in un boschetto di Anitrella, frazione del vicino Monte San Giovanni Campano, con un sacchetto di plastica sulla testa, e le mani e i piedi legati. Venne presto indagato un carrozziere di Rocca d’Arce, con cui la diciottenne si sospettò avesse un appuntamento, Carmine Belli, ma l’uomo venne prosciolto in via definitiva ed è ora tra quanti invocano giustizia per Serena.

Nel 2008 poi si verificò un altro episodio misterioso, il suicidio del carabiniere Santino Tuzi, che era tra i militari presenti in caserma il giorno della scomparsa della 18enne. Un dramma che ha portato gli investigatori a intensificare le nuove indagini intanto aperte per cercare di scoprire i colpevoli dell’omicidio. In Procura a Cassino si sono man mano convinti che la giovane sia stata picchiata a morte, dopo un violento litigio, all’interno della caserma dell’Arma di Arce, dove si era recata forse per denunciare strani traffici in paese, che sia stata portata agonizzante nel boschetto di Anitrella e che, scoperto che respirava ancora, sia stata soffocata. Un omicidio a cui avrebbe fatto seguito una serie di depistaggi.

Sono stati così indagati, con le accuse di omicidio volontario e occultamento di cadavere, l’ex comandante della stazione di Arce, il maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna, il luogotenente Vincenzo Quatrale per concorso morale nell’omicidio e per istigazione al suicidio del brigadiere Tuzi, e l’appuntato Francesco Suprano per favoreggiamento.

Le indagini dei carabinieri di Frosinone, consegnata anche la perizia dei Ris, appaiono ormai concluse e a breve il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo dovrebbe tirare le somme. Forse l’ora della verità su uno dei peggiori cold case italiani è giunta.

da Repubblica.it