Menu

La poesia autentica di Kalomenìdis e la Rivoluzione Palestinese del 7 Ottobre

Una recensione al libro di Filippo Kalomenìdis “La Rivoluzione Palestinese del 7 Ottobre” a cura di Valerio della Libreria I Fiori Blu

la rivoluzione del 7 ottobreUn testo, un sentimento, un cammino nel solco de “I dannati della terra” di Franz Fanon. Questo il percorso poetico-politico di Filippo Kalomenìdis nel suo ultimo “La rivoluzione palestinese del 7 ottobre” edito da Pgreco (introduzione di Samed Ismail, illustrazioni di Abu Manu, pp.124).

Tre sono le caratteristiche della resistenza palestinese che Filippo richiama “scandalosamente” in causa: la prima riguarda la potenza innovatrice «che rivela una concezione inedita della donna e dell’uomo come soggetti che liberano “l’estremismo umano”, lottano contro “questa vita” incatenata, espropriata e scarnificata e la scagliano come arma contro il nemico pur di giungere alla vittoria». Fuori da ogni mediazione possibile col nemico coloniale.

La seconda riguarda la sovversione volta «all’attacco senza tregua del carnefice» mettendo a nudo la sua debolezza imponendogli una mutazione definitiva nel suo «stile di vita superiore per diritto confessionale ed etnico». I resistenti palestinesi riescono a colpire in profondità, anche psichica, la società occupante e trasformano Gaza da lager a fortezza dell’insurrezione.

La terza caratteristica della rivoluzione palestinese del 7 Ottobre viene definita con la frase di Calvino: «è una continua sfida alla legge della gravitazione».

Il 7 ottobre rimette in discussione i confini tracciati dagli occidentali è «l’epicentro di un terremoto che scuote e scuoterà le colonne portanti, già quasi disfatte, del totalitarismo neoliberista dell’Unione Europea».

Questo libro è una ricerca serrata dentro le contraddizioni dell’Europa come entità ideologica fittizia, responsabile principale della storia coloniale di Israele, con richiami alla nascita del rapporto dell’Italia fascista con l’entità sionista già dai primi anni trenta del ‘900.

La critica ai rapporti odierni di cooperazione economica e militare tra l’Italia e lo stato sionista è centrale e ben documentata nelle note. Ci mostra l’isomorfismo tra le leggi di apartheid israeliane con quelle repressive contro gli immigrati in Italia inaugurata nel 1998 con la legge Turco-Napolitano e i dispositivi repressivi dell’articolo 90 per i rivoluzionari italiani degli anni settanta e il successivo 41 bis di più attuale memoria contro anarchici e mafiosi: «isolamento del detenuto come pena, forma estrema di tortura e metodica distruzione psichica» citando Ahmad Sadat, scrittore, segretario del FPLP, prigioniero politico nelle carceri israeliane.

Questo testo è anche un’analisi lucida dello stato confusionale delle sinistre italiane ed europee obnubilate dall’ideologia vittimaria che vede i palestinesi come vittime sacrificali da proteggere come una specie in via d’estinzione finché si sottomettono, per poi ipocritamente prendere distanze o fare distinzioni tra buoni e cattivi, tra popolo e resistenza, conferendo o revocando patenti di legittimità dal proprio divano di casa, quando i palestinesi vanno all’attacco.

Ne escono male “i maestri di morale” quanto “le anime belle”.

Vengono qui trattati i punti controversi della propaganda sionista e la cattiva coscienza di chi la propugna in Italia e nel mondo: in primo luogo, il tentativo di equiparazione dell’antisionismo con l’antisemitismo, invenzione a tutti gli effetti fuori da qualsiasi giustificazione storica, antropologica e politica.

Sono da leggere a perdifiato il capitolo “I pesci escono dal mare” dove teneramente Filippo racconta al nipote di Amira la storia di un mare che verrà e “Le mani vedono insieme agli occhi”, un’ode struggente al suo amico Roshdi Sarraj ucciso dai bombardamenti dell’aviazione sionista nella sua abitazione a Gaza.

In questi capitoli, i ragionamenti escono come profluvio dalle citazioni di poeti, scrittori, uomini e donne di ingegno, arabi, iraniani, resistenti palestinesi, di cui è riccamente corredato il testo che fanno risuonare, nei loro canti, nei loro pensieri, nei loro scritti,  i racconti degli storici arabi delle crociate nel celebre saggio di Francesco Gabrielli e ci portano avanti e indietro nel secolare rapporto di scambio e scontro dei popoli che hanno vissuto mescolando il loro cibo e l’arte della guerra sulle differenti sponde del bacino mediterraneo, avendo questi in comune una terra ardua da dissodare come ricordava Fernand Braudel: sotto pochi centimetri di massa organica su cui coltivare, la roccia dura come le armi dei greci.

Eppure in questi tempi di acciaio e fuoco, l’ospitalità mediterranea non viene meno, si riattiva nella solidarietà che la causa palestinese, in lungo e largo, in Italia e nel mondo, dalle persone più disparate e diverse, soffia forte in direzione ostinata e contraria. A partire dalla terra di Sardegna, prima colonia d’Italia, terra di addestramento militare della Nato, da cui giovani donne e uomini manifestano come “un movimento nel movimento”.

Per queste sue pagine il nostro Filippo, scrittore, poeta e militante politico sardo-greco, con origini turche e russe, figlio e nipote di profughi, è stato minacciato. Perché in Italia, oggi esiste un groviglio ambiguo che unisce appartenenti all’area del partito radicale e esponenti neonazi presenti nei direttivi delle associazioni Italia-Israele con estremisti fanatici che sventolano bandiere con la stella a sei punte.

Per finire, ritorna in questo testo il ricordo dolce di una comune amica. Barbara Balzerani, con la quale presentammo insieme l’opera precedente di Filippo: “Per tutte, per ciascuna, Per tutti, per ciascuno. Canti contro la guerra dell’Italia agli ultimi” edito da D. E. A.

Barbara non è più tra noi ma è sempre insieme a noi, nei suoi scritti poetici e nella sua storia di rivoluzionaria. Ci esorta a non dismettere mai il proprio abito, a non farci annichilire dalle condizioni avverse, a non perdere l’abitudine del pensiero critico e della perseveranza nella lotta.

Nell’epoca del genocidio, dell’artificializzazione delle vite, della sostituzione del vivente e dell’estinzione progressiva di homo sapiens non è cosa da poco.

Filippo Kalomenìdis, scrittore, poeta e militante politico. Ha pubblicato La direzione è storta. Reportage lirico sul Covid-19 e i virus del potere (2021) e, con il Collettivo Eutopia, Per tutte, per ciascuna, per tutti, per ciascuno. Canti contro la guerra dell’Italia agli ultimi (2022). È stato sceneggiatore per il cinema (Io sono con te, 2010) e la televisione (tra le serie di cui è autore, Il Grande Gioco, 2022).

Abu Manu, scrittore (Pietre; Racconti mediorientali) e pittore. Ha militato per oltre trent’anni nella Resistenza Palestinese.

Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000 

News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp