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La polizia recluta gli studenti in classe

Continua la propaganda militarista e sicuritaria della destra all’interno delle scuole. Il reclutamento di nuovi poliziotti si cerca negli istituti scolastici. L’annuncio del capo della polizia Vittorio Pisani: nelle superiori c’è un «bacino delle vocazioni». E annuncia l’avvio di «percorsi formativi». Per la segretaria della Flc Cgil l’obiettivo è sostituire il lavoro dei docenti sull’educazione civica con soggetti esterni

di Valerio Cuccaroni insegnante da il Domani

Continua la propaganda militarista e sicuritaria della destra all’interno delle scuole. Vittorio Pisani, nominato capo della Polizia dal governo Meloni nel maggio 2023, ha annunciato l’assunzione di 20mila agenti entro il 2028, precisando che il reclutamento punterà sulle scuole, con l’organizzazione di «percorsi formativi». Durante il discorso di inizio anno, tenuto alla questura di Napoli e in collegamento con tutte le altre sedi italiane della polizia, Pisani ha detto a chiare lettere: «La nostra attenzione è focalizzata sui giovani e fin dalle scuole medie superiori lavoreremo per ampliare il bacino delle vocazioni attraverso percorsi formativi». «Dunque riflettori accesi sulle scuole», ha concluso, «non solo per sostenere i ragazzi su percorsi di legalità ma per cercare i poliziotti del futuro».

L’annuncio ha il sapore di un’operazione di propaganda, come dimostra la situazione specifica del corpo di polizia, il cui contratto di lavoro è stato siglato «con un ritardo di oltre mille giorni, con aumenti salariali di appena il 5,78%», scrive il segretario del sindacato di polizia Silp Cgil Pietro Colapietro in un comunicato del 7 gennaio, «in un contesto in cui il costo della vita è un 17% più alto rispetto al 2021, dopo non aver messo un euro per le assunzioni straordinarie mentre quelle ordinarie non compensano il turn over, dopo aver lasciato irrisolti i temi delle pensioni e degli alloggi, dopo aver addirittura ridotto le risorse destinate nel 2025 al vestiario, alla logistica e agli strumenti operativi».

Dunque, si annunciano assunzioni di poliziotti mentre si tagliano o non si destinano risorse sufficienti per la polizia. Ma quel che importa in questo caso è che la propaganda militarista che strumentalizza studenti minorenni, usando termini e concetti che rinviano alla sfera del sacro, per cui la scuola è concepita come un «bacino delle vocazioni», con una formazione in classe «per mandare dei messaggi sul nostro lavoro». Diventare poliziotti, però, non equivale a ordinarsi sacerdoti: non c’è nessuna chiamata dall’alto, nessuna missione di evangelizzazione da compiere.

 “Le ali della pace”

Una mistificazione che rientra all’interno di una campagna di militarizzazione delle scuole, con decine di esempi di cui Domani ha più volte scritto, e che non teme il paradosso: dal concorso intitolato “L’Italia ripudia la guerra” in cui però si deve esaltare il ruolo del Militare italiano «a tutela della pace», ha sempre nuove iniziative come le conferenze di orientamento proposte per il 2024-2025 dal Comando militare esercito (Cme) della Toscana, che mira a reclutare giovani fanti nelle scuole, indirizzandoli già dopo il biennio alle scuole militari di Napoli e Milano; dall’agenzia di formazione Nissolino Corsi che a studenti e diplomati under 25 ha proposto l’iniziativa “Una divisa sotto l’albero” per ottenere un corso gratuito per entrare in Polizia o nelle Forze Armate; fino al Comando dell’Aeronautica militare di Capodichino “Ugo Niutta” di Napoli che ha intitolato “Le ali della pace” un incontro con gli studenti, previsto per il 24 gennaio prossimo, che coinvolgerà alunni delle scuole primarie e studenti di istituti superiori di Napoli.

«Non si può fare a meno di sottolineare come appaia mistificante già dal titolo, “Le ali della pace”, una manifestazione che intende portare scolaresche in visita ad un Comando dell’Aeronautica, col dichiarato intento di far riflettere questi minori sulla “convivenza pacifica fra i popoli”, ma, paradossalmente, in una struttura di natura bellica al servizio della difesa aeronavale non solo italiana ma anche Usa e Nato», dice Ermete Ferraro, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione (Mir) e responsabile del Mir Napoli.

Il Mir è la più antica organizzazione italiana per la pace e la nonviolenza, fondata in Gran Bretagna nel 1919 come International Fellowship of Reconciliation (Ifor) e introdotta in Italia nel 1952 ad opera dei valdesi Tullio Vinay e Carlo Lupo, insieme ai quaccheri Ruth e Mario Tassoni, da subito in collegamento con Gandhi.

«Approccio sicuritario»

«È da oltre un anno che denunciamo la progressiva militarizzazione nelle scuole e in generale nei luoghi della conoscenza», conferma la segretaria del sindacato della scuola Flc Cgil, Gianna Fracassi, che precisa: «Abbiamo assistito nel corso degli ultimi mesi a visite guidate fin dalla scuola primaria alle industrie belliche, alternanza scuola/lavoro nelle aziende produttrici di armi, campi estivi con gli Alpini o reparti di élite della Marina, studio della lingua inglese con Marines Usa e protocolli vari di singoli Uffici scolastici regionali con le forze armate».

Per Fracassi, invece, «la scuola è un luogo di pace e deve educare alla pace perché su questo la nostra Costituzione è indiscutibile. La seconda questione è la progressiva svolta autoritaria che si nutre di parole d’ordine e di ossessioni, come quella sulla sicurezza, che è incarnata da tante iniziative del governo e del ministro Valditara».

«L’obiettivo – secondo la segretaria di Flc – è sostituire il lavoro dei docenti sui temi dell’educazione civica con soggetti esterni, sprovvisti di capacità educativa, e soprattutto avulsi dal curricolo formativo delle singole scuole. Lo trovo profondamente sbagliato ed è un’ulteriore conferma del tentativo di imporre ideologicamente un approccio sicuritario oltre che un profondo atto di disistima nei confronti dei docenti».

 

 

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