Menu

La relazione dei servizi sicurezza sulle mobilitazioni sociali

I servizi segreti italiani “preoccupati” dalle mobilitazioni contro la guerra e per la Palestina

di Federico Rucco da Contropiano

E’ stata presentata al Parlamento la Relazione annuale dei servizi di sicurezza sulle minacce al paese. Come al solito la relazione è molto ricca di informazioni – e preoccupazioni – sugli scenari internazionali caratterizzati ormai da ben due guerre in corso (Ucraina e Medio Oriente) ma anche dall’esposizione politica e militare all’estero dell’Italia.

Vale pena di concentrarsi sul capitolo dedicato alle “minacce interne” sul fronte politico. Come al solito tanto spazio agli anarchici e ai gruppi della sinistra e poca roba – e assai generica – sui fascisti. Inutile soprendersi, è così da sempre.

La principale preoccupazione e attenzione dei servizi di intelligence sul “fronte interno” è dedicata – come ogni anno da ormai tanti anni – agli anarchici e in particolari a quelli che vengono definiti “anarco-insurrezionalisti”. Particolarmente attenzionate sono state le mobilitazioni che chiedevano la fine del 41bis in occasione del lungo sciopero della fame del prigioniero politico anarchico Alfredo Cospito.

L’Intelligence, in stretta sinergia informativa con le Forze di polizia, ha continuato a porre particolare attenzione all’attivismo anarco-insurrezionalista che, anche nel 2023, ha rappresentato, nello scenario eversivo interno, il più concreto e insidioso vettore di minaccia.” scrive la relazione annuale al Parlamento. “Secondo quanto emerso, la metodologia operativa si è dispiegata su un piano sia “pubblico” che “clandestino”, con un ampio ventaglio d’interventi, da cortei e presidi, in alcuni casi pure al fianco di altre realtà antagoniste per innalzarne il livello di radicalità, agli atti di vandalismo e danneggiamenti, fino ad azioni, potenzialmente più pericolose, poste in essere con manufatti incendiari ed esplosivi”.

Prese di mira le mobilitazioni contro il 41 bis e in solidarietà con lo sciopero della fame di Alfredo Cospito:

La mobilitazione a sostegno del leader detenuto al regime carcerario del 41bis della Federazione Anarchica Informale/ Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI), Alfredo Cospito, ha continuato a costituire il principale volano della lotta libertaria, che ha scandito le tappe del procedimento giudiziario e dello sciopero della fame di Cospito, interrotto ad aprile”.

Venendo invece ai gruppi e organizzazioni comuniste, la relazione annuale dei servizi di sicurezza insiste molto nella segnalazione delle mobilitazioni internazionaliste per la Palestina e contro la guerra in Ucraina.

La classica visione “internazionalista delle lotte” ha contraddistinto in maniera significativa l’attivismo dei ristretti ambienti dell’oltranzismo marxista-leninista che, trainati dagli eventi bellici in Ucraina e, soprattutto, dal riaccendersi della crisi in Medio Oriente, si sono prodigati, pure in collaborazione con omologhi circuiti stranieri, in iniziative propagandistiche e mobilitative dal respiro anti-militarista, anti-imperialista e di decisa opposizione alla NATO. È in questo ambito che lo storico sostegno alla “resistenza palestinese” ha lasciato spazio anche a interpretazioni di maggiore radicalità e intransigenza che si sono spinte a giustificare l’attacco armato di Hamas contro il “colonialismo sionista”.

Lavoratori che lottano e giovani che si informano preoccupano molto gli apparati di sicurezza italiani:

Si è confermata la strumentale attenzione nei confronti del mondo del lavoro, con riferimento tanto a controversie salariali e occupazionali d’importanti realtà produttive nazionali, quanto ai variegati settori del precariato lavorativo, spesso a prevalente composizione immigrata, ritenuti, dalla propaganda d’area, i nuovi terreni dello “scontro di classe”.

In un altro passaggio la relazione annuale dei servizi di sicurezza sottolinea che:

Non sono mancate, inoltre, attività di proselitismo tra i circuiti più giovanili della militanza antagonista con l’intento di plasmare, in una prospettiva di lungo periodo, nuove “coscienze rivoluzionarie”, concretizzatesi, tuttavia, unicamente in opere di studio e di approfondimento della dottrina di riferimento e di vicende legate ai passati “anni di piombo”.

Le convergenze unitarie contro la guerra e nella solidarietà con il popolo palestinese preoccupano i servizi di sicurezza. Probabilmente non solo quelli italiani ma anche quelli israeliani, ucraini e dei paesi Nato:

I diversi scenari di crisi internazionali hanno influenzato anche l’eterogeneo movimento antagonista che, partendo dal tema della guerra, ha riproposto strategie di convergenza di temi e istanze, in un rinnovato tentativo di ampliamento e di compattezza del fronte del dissenso. Gli attivisti hanno dunque cercato di serrare i ranghi facendo perno, sia a livello propagandistico che di “piazza”, soprattutto sull’antimilitarismo che, oltre a ribadire la sua consolidata valenza aggregativa e trasversale, ha trovato nuovo slancio con gli eventi mediorientali. Oltre a cortei e presidi, si è infatti assistito a iniziative di propaganda e controinformazione in chiave “antisionista”, nel più ampio quadro della campagna denominata “Boicotta, Disinvesti, Sanziona” (BDS), volta a orientare l’opinione pubblica verso forme di pressione contro Israele. Il dibattito strumentale sulle diversificate ricadute dei “conflitti imperialisti” e dell’“economia di guerra” su vari dossier sociali, come il carovita, l’immigrazione, l’emergenza abitativa e occupazionale, ha poi costituito il filo conduttore dell’agenda contestativa antagonista”.

Dalla Val di Susa alla Sicilia anche le lotte ambientaliste vissute con preoccupazione:

Altre tematiche di ampia risonanza e di particolare sensibilità per l’area, come l’antifascismo e l’ambientalismo militante, hanno offerto l’opportunità di rinsaldare contatti e sinergie internazionali. Proprio la visione oltranzista della questione ecologica ha seguitato a qualificarsi come il versante più avanzato della protesta, con iniziative particolarmente veementi o di alto impatto mediatico. Nel senso, la campagna No TAV ha continuato a rappresentare il riferimento più insidioso, con i suoi ciclici picchi mobilitativi, contraddistinti nuovamente da scontri con le Forze dell’ordine, assalti ai cantieri, lanci di sassi e bombe carta. Nel medesimo filone ambientalista si sono inseriti pure i rilevati segnali d’interesse antagonista verso i propositi di realizzare rigassificatori e nuove infrastrutture, come il ponte sullo stretto di Messina, che ha già fatto registrare fermenti nei circuiti dell’antagonismo locale”.

 

Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000 

News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp