La ricetta di Maroni: Legge Reale e immunità per le forze dell’Ordine
- ottobre 25, 2011
- in emergenza, legge reale
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Il ministro degli Interni Maroni sta preparando un decreto legge che assicuri alle forze dell’ordine le cosiddette “garanzie funzionali”, ovvero le tutele giuridico – legali che – come ha detto – impediscano a un pm di mandarle in galera. Dal Viminale arrivano conferme: stiamo lavorando, ma sui particolari bocche cucite. Anche se le ipotesi sono già delineate. Scomodando l’ormai tornata di moda legge Reale o addirittura il vecchio Codice Rocco, si costituirebbe un filtro attraverso la Procura generale, che dovrebbe decidere se iscrivere nel registro degli indagati il poliziotto sospettato di aver abusato delle sue funzioni, magari agitando oltremisura un manganello. Niente più obbligatorietà dell’azione penale per il pm, ma la discrezionalità di un Procuratore generale.
L’idea di dare maggiore immunità alle divise (voluta anche dal capo della polizia, Manganelli) era già contenuta nel pacchetto di misure illustrate martedì in Senato, quando il ministro ha riferito sugli scontri di Roma. Con una grossa differenza, però: Maroni aveva ipotizzato un disegno di legge da portare in Consiglio dei ministri dopo aver consultato le opposizioni. In tre giorni il ddl è diventato un decreto.
Il confine, però, è molto labile, quando lo stesso Maroni parla così: “I poliziotti dal G8 di Genova hanno la condizione psicologica di passare per carnefici, perché quando un poliziotto viene processato per aver fatto il suo dovere non solo è uomo distrutto, ma si diffonde una consapevolezza: perché dovrei fare qualcosa che mi distrugge la vita?”. Forse per essere promosso, come è accaduto ai protagonisti della “macelleria messicana” del 2001.
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La SOLITA reazione repressiva, illiberale e, a mio avviso, anticostituzionale: dare mano libera ad ogni e qualsiasi sopruso da parte delle “FORZE dell’ordine”. Credo che molto difficilmente un porcuratore generale condannerebbe un qualsiasi agente per aver usato il manganello e magari le armi, troppo e troppo duramente.