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Con la scusa del PNRR il governo smantella i diritti dei lavoratori della logistica

Grazie alle pressioni esercitate dall’associazione confindustriale Assologistica è stata inserita una norma nel decreto PNRR 2 che modifica il codice civile e deregolamenta del tutto il settore della logistica eliminando la responsabilità del committente se la ditta fornitrice non paga i dipendenti.

di Valeria Casolaro

L’emendamento, presentato dal senatore di Forza Italia Nazario Pagano, è stato approvato dai ministri Cartabia e Giorgetti, sentitamente ringraziati dal presidente di Assologistica Ruggerone. La norma riguarderà un totale di un milione di lavoratori del settore, compreso l’indotto.

L’emendamento riguarda infatti esclusivamente il reparto della logistica integrata, senza toccare gli altri settori industriali e il terziario avanzato, ancora tutelati dall’art. 1677 del codice civile. Un modo per impedire che i lavoratori del comparto logistico possano rivalersi sulle grandi aziende – come Amazon, Dhl, ma anche porti e aeroporti -, che non saranno più responsabili del mancato pagamento dei “driver”, ovvero di coloro che si occupano della spedizione e della distribuzione delle merci. Perché ciò avvenga è sufficiente che l’azienda committente, al momento della stipula del contratto di somministrazione del servizio appaltato, ottenga dalla ditta fornitrice il documento che attesti la regolarità dei pagamenti di tutti gli oneri fiscali dovuti – il Durc – di ogni singolo dipendente.

Da due anni Assologistica, che riunisce 250 aziende e conta su 70 mila lavoratori dipendenti diretti e indiretti, esercitava pressioni sul governo per ottenere questo risultato: già nel 2020, infatti – quando il presidente era Andrea Gentile – presentò in Senato un dossier che spiegava come fosse necessaria l’introduzione di una nuova normativa che permettesse di “rendere maggiormente efficienti i processi logistici e di outsourcing”.

Carlo Pallavicini, del Si Cobas di Piacenza, ha spiegato al quotidiano Domani come «I colossi delle spedizioni fanno contratti al ribasso e rubando soldi ai lavoratori, mentre gli appaltatori possono fare profitto», sfruttando la fragilità e l’alta “mortalità” aziendale delle piccole ditte di distribuzione. Anche se il Durc apparentemente risulta in regola, spiega Pallavicini, le ore che vi sono segnate possono essere inferiori rispetto a quelle effettivamente svolte dal driver, che viene pagato in nero o non pagato affatto. Solamente nella provincia di Piacenza «sono 1.500 driver che sono sempre riusciti a recuperare le ore che non venivano loro pagate, parliamo di una media di 25mila, 30mila euro a testa in cinque anni. Adesso non avranno più appigli per farsi pagare il dovuto».

da L’Indipendente