Dopo i ‘gulenisti’, le purghe realizzate dal regime turco grazie allo stato d’emergenza dichiarato dopo il fallito golpe del 15 luglio si allargano agli oppositori di sinistra del presidente Erdogan. Dopo le minacce dei giorni scorsi, il ministero dell’Educazione di Ankara ha sospeso ieri 11.500 insegnanti accusati di essere “sostenitori dell’organizzazione terroristica” Pkk. Altri 3000 circa potrebbero subire la stessa sorte nelle prossime ore.
Le autorità turche hanno anche commissariato le municipalità di Sur (centro storico della ‘capitale’ curda della Turchia, Diyarbakir) e Silvan, nel sud-est del Paese, dopo che gli amministratori locali del partito Dbp, branca locale del Partito Democratico dei Popoli Hdp, sono stati sospesi perché accusati di avere legami con “l’organizzazione terroristica” Pkk. Alle elezioni politiche dello scorso anno, l’Hdp aveva conquistato ampie maggioranza in entrambe le città. Ora a governarle saranno esponenti dell’Akp, il Partito islamo-nazionalista turco al potere.
“La Turchia sta preparando la più grande operazione militare della sua storia contro le milizie curde” ha detto ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, durante una conferenza stampa congiunta con il suo omologo saudita, Adel al Jubeir, secondo quanto riferisce Al Arabiya.
Già ieri sei combattenti delle Unità di Protezione del Popolo curdo erano stati uccisi nel nord-ovest della Siria dai colpi di artiglieria sparati dalle artiglierie di Ankara, secondo quanto riferisce il sito della tv curdo-irachena Rudaw. Le fonti affermano che sei militanti dell’Ypg sono stati uccisi a Sorke, nel distretto di Rajo nella provincia di Afrin, tra Aleppo e il confine turco.
da contropiano