L’allarme dell’Interpol: le armi inviate all’Ucraina finiranno alla criminalità organizzata
Non che sorprenda, ma c’è la seria possibilità che la diffusione di armi nel mondo possa creare problemi. Non è una teoria da pacifisti, anche l’International Criminal Police Organization (Interpol) la vede allo stesso modo. In occasione di una conferenza presso l’Anglo-American Press Association, il Segretario generale dell’organizzazione poliziesca Juergen Stock ha infatti rivelato alcune sue preoccupazioni, sostenendo con determinazione che le armi consegnate in Ucraina finiranno prima o poi in mano alla criminalità organizzata.
di Walter Ferri
«Quando le esplosioni taceranno, il mercato illegale delle armi prenderà vita. Lo sappiamo grazie all’esperienza maturata sugli altri teatri di guerra. I criminali stanno in questo momento – anche ora che stiamo parlando – facendo sforzi per ottenerle», ha dichiarato Stock senza mezzi termini. La storia e i documenti redatti dagli anni dagli analisti ci suggeriscono inoltre che le fosche prospettive dell’uomo descrivano con precisione gli scenari futuri.
Non si tratta di un timore da prendere alla leggera, soprattutto ora che gli equipaggiamenti militari spediti a Kiev stanno mettendo in secondo piano i giubbini antiproiettile per concedere massima priorità ai sistemi missilistici e alle relative munizioni, sistemi che difficilmente potranno essere monitorati con la giusta attenzione. Se in Afghanistan gli Stati Uniti e la NATO potevano controllare la destinazione delle loro armi grazie a una massiccia presenza sul territorio, nel caso ucraino non resta che affidarsi alla buona fede e alle capacità amministrative dell’Amministrazione Zelensky, nonché a quella delle realtà che le succederanno nei prossimi anni.
Sorgono dunque diversi problemi. Pur accettando in maniera incondizionata le intenzioni virtuose del suo attuale Presidente, l’Ucraina è comunque segnalata dall’indice di percezione della corruzione di Transparency International come una delle nazioni europee con il più grande abuso di pubblici uffici mirato al guadagno privato, mentre l’organizzazione svizzera Small Arms Survey riconosce la regione come un importante crocevia del traffico illegittimo di armi.
Stock chiede con una certa urgenza che Unione Europea e Stati Uniti sviluppino rapidamente dei metodi per vigilare sulla destinazione degli equipaggiamenti militari inviati in sostegno a Kiev, colmando così un vuoto di imbarazzante portata. Questionato sull’argomento dal The Washington Post, un portavoce del Dipartimento di Stato americano si è limitato però a sostenere che l’Ucraina ha firmato un accordo per cui «non permetterà il ritraferimento dell’equipaggiamento a terze parti senza prima ricevere l’autorizzazione del Governo USA».
Ciò non assicura che poi le terze parti autorizzate non rivendano le armi in un secondo momento o che i loro equipaggiamenti non finiscano nelle mani dell’avversario, ma neppure che la politica ucraina mantenga la parola data. D’altronde, sottolinea il Cremlino, nemmeno gli Stati Uniti hanno mantenuto simili accordi, visto che ad aprile hanno inviato a Kiev degli elicotteri Mi-17 che gli erano stati venduti una decina di anni fa da Mosca. L’acquisto era stato allora accompagnato da un contratto che impegnava Washington a non trasferire i velivoli in nazioni terze senza prima aver ottenuto l’approvazione della Federazione Russa, tuttavia il Pentagono giustifica la violazione delle clausole asserendo che questo sia «concesso dalla legge statunitense e coerente con le priorità di sicurezza nazionali».