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Da Lampedusa lettera aperta a quelli che vogliono attraversare il Mediterraneo

Come collettivo Askavusa abbiamo organizzato due assemblee a Lampedusa:

Il 22 dicembre quella di Potere al Popolo di cui trovate le informazioni qui  https://www.facebook.com/events/164719560801199/

Il 27 dicembre alle ore 10.00 del mattino in piazza della Libertà a Lampedusa per discutere le modalità di azione per chiedere:

1) sul piano locale: La chiusura dell’Hotspot e la smilitarizzazione dell’isola;
2) sul piano internazionale: la regolarizzazione dei viaggi per tutte e tutti;
3) sul piano contingente: di fare informazione in Tunisia tra i ragazzi che vogliono partire, spiegando quale è la situazione attuale a Lampedusa e in Italia creando delle reti con le associazioni tunisine.

E’ importante la partecipazione di tutte e tutti.
Chi vuole intervenire deve scrivere a askavusa@gmail.com o su Facebook al profilo di Askavusa.

Chiediamo a tutti di aderire.

Abbiamo scritto la lettera seguente che sarà tradotta da Moez Chamkhi in arabo entro questa settimana e fatta circolare tra le associazioni e i contatti in Tunisia e in Italia.

Intanto vi chiediamo renderla pubblica tra i vostri contatti  nella versione italiana:

“Care sorelle tunisine, cari fratelli tunisini

Care compagne e cari compagni della Tunisia

vi scriviamo da Lampedusa questa piccola isola nel mediterraneo che da anni è divenuta il simbolo delle migrazioni e che da decenni ha assunto un ruolo centrale nelle politiche militari della NATO e dell’UE, un’isola palcoscenico per molti politicanti e capi di stato, una piccola isola che molti di voi hanno cominciato a conoscere dall’inizio degli anni novanta, da quando l’Unione Europea ha imposto ai suoi stati membri misure economiche che hanno reso sempre più poveri e senza diritti la gran parte dei cittadini, in particolare quelli del sud Europa e in particolare le fasce sociali più deboli.

Nello stesso momento l’UE creava un confine esterno europeo e a partire dal 1990, con la legge Martelli, l’Italia si assicurava l’entrata nello spazio di libera circolazione e scambio di Schengen, imponendo, a chi voleva entrare in Italia dalla Tunisia, un visto rilasciato dall’Italia stessa. Fino a quel momento voi potevate arrivare con un passaporto, magari lavorare per mesi in Italia e poi tornare in Tunisia, pagandovi un normale biglietto di viaggio e appoggiandovi alla rete di conoscenze e di familiari che avete in Europa.

Dal 1990 questo non è stato più possibile, tutto si è complicato con le leggi imposte dall’UE che hanno creato clandestinità, sfruttamento e la vostra criminalizzazione per il solo fatto di essere tunisini in cerca di lavoro. Il primo arrivo di ragazzi tunisini in maniera “clandestina” a Lampedusa fu nel 1992, i primi di voi arrivavano sull’isola e cercavano la stazione dei treni perché pensavano che fossero arrivati in Sicilia. All’epoca dopo una notte passata a dormire davanti la caserma della Guardia di Finanza prendevate la nave e in Sicilia provavate a trovare un lavoro e ad ottenere un visto.

Nel 1998 con la legge Turco-Napolitano si costruiranno dei luoghi di detenzione per migranti che saranno privati della libertà senza aver commesso nessun tipo di reato. Uno dei primi fu costruito proprio a Lampedusa e dopo poco tempo un gruppo di persone provenienti dalla Tunisia diede fuoco a quel centro perché trattenuti per un lungo periodo in condizioni disumane . Di questi episodi ne verranno altri nel tempo e le leggi seguiranno ad evolversi seguendo questa logica di sfruttamento e criminalizzazione.

Lampedusani e Tunisini da sempre si sono incontrati in mare ed alcuni di noi sono nati in Tunisia, molti di noi la frequentano come turisti e amanti del vostro bellissimo paese ma il colonialismo prima e l’imperialismo dopo, hanno cercato in tutti i modi di creare tensioni e incomprensione tra i nostri popoli. Avevamo guardato con interesse ai moti rivoluzionari del 2008 nelle regioni minerarie, a quel movimento popolare pieno di coscienza storica e politica che fu represso nel sangue, nelle prigioni e nelle torture, quel movimento non appassionò la stampa e la politica europea, perché non era funzionale a nessuna destabilizzazione dell’area mediterranea, era un movimento che aveva in se una coscienza di classe e faceva paura ai governanti anche da questa parte del Mediterraneo. Nel 2011 avevamo capito che quello che stava accadendo, anche se spinto da motivazioni reali e giuste, sarebbe diventato un’arma di destabilizzazione in mano alla NATO e agli USA e purtroppo crediamo che sia accaduto questo. Il 2011 fu un anno difficilissimo per noi e per molti di voi, sull’isola infatti vennero trattenuti per mesi circa otto mila tunisini, a fronte dei sei mila lampedusani, creando una grande emergenza e un enorme girò di soldi gestito dall’allora governo Berlusconi. A settembre di quell’anno, un gruppo di lampedusani si scagliò contro un gruppo di tunisini che avevano bruciato nuovamente il centro, molti non riuscirono a capire le motivazioni di quel gesto, noi capiamo e non condanniamo chi si ribella a questo stato di cose e non accetta di essere prvato della propria libertà.

Oggi il vostro governo vi usa come carne da macello per chiedere all’UE soldi e armi e una volta che arrivate qui venite segregati per mesi e poi riportati in Tunisia, il tempo di far fare soldi a chi gestisce l’hotspot (la vostra prigione) e creare tensioni sull’isola e nell’opinione pubblica italiana.

Purtroppo non tutti i tunisini sull’isola riescono a tenere un comportamento corretto (cosi come molti italiani quando vanno in altri paesi) e questo alimenta la paura e quello che i governi vogliono far montare: cioè l’odio tra le classi più povere, “la guerra tra i poveri” mentre loro continuano ad accumulare capitale e distruggere i lavoratori, i precari e i disoccupati. Purtroppo non tutti i lampedusani riescono a capire le condizioni e la frustrazione di chi si vede costretto in un limbo, la rabbia di chi è cresciuto in contesti durissimi e non vede soluzioni davanti a sé, in alcuni momenti diventa difficile capirsi e spiegarsi. La situazione economica nel sud Europa è pessima e dall’Italia ogni anno vanno via centinaia di migliaia di giovani che di diverso da voi hanno la possibilità di andare via senza rischiare la vita in treno o in aereo ma vivono la stessa vostra incertezza nel futuro, la stessa rabbia di fronte ad una classe politica serva di banche e multinazionali, la vostra stessa voglia di vivere e per quanto ci riguarda di continuare a lottare.

Con questa lettera vi chiediamo di provare ad agire insieme affinché si aprano canali regolari di viaggio e si possano modificare tutte le leggi sul lavoro per dare dignità e diritti ai lavoratori di qualsiasi nazionalità essi siano. Sappiamo anche che quanto detto non possiamo ottenerlo da questa classe politica ne dalle attuali istituzioni e che dobbiamo organizzarci per prenderci il potere e fare un grande lavoro di ricostruzione politica ed economica del Mediterraneo una ricostruzione anche identitaria che possa nelle differenze trovare i bisogni comuni che come sappiamo sono tantissimi. Il 27 dicembre abbiamo chiamato un’assemblea pubblica a Lampedusa per chiedere: la chiusura dell’hotspot, la smilitarizzazione dell’isola e la possibilità di ingressi regolari per tutte e tutti. Sarebbe bello se anche voi quel giorno davanti all’ambasciata italiana chiedeste la possibilità di ingressi regolari, questo eviterebbe il vostro calvario e la fine di una pressione sulla nostra piccola isola.

Sappiamo anche che molti di voi proveranno a ripartire non appena il tempo si calmerà, non possiamo dirvi di non farlo, ognuno è libero o quantomeno dovrebbe esserlo, quello che vi diciamo è di valutare bene a cosa andate incontro e la possibilità di restare nel vostro paese per aprire una nuova fase politica in Tunisia, che possa avere una dimensione mediterranea a partire dal dialogo con la nostra piccola isola e tra pescatori lampedusani e tunisini che spesso si trovano in mare ma che spesso non riescono a trovare accordi per un rispetto reciproco e per una razionalizzazione della pesca che possa rispettare prima di tutto il mare e i suoi ritmi. Vogliamo dirvi chiaramente che la situazione che vi aspetta è tragica.

Chiediamo a voi quel rispetto che i nostri governanti non hanno mai avuto e non hanno nei nostri confronti, mettendoci spesso in condizioni di crisi psicologica ed economica, vi chiediamo di provare a fare qualcosa insieme per la Tunisia, per il mediterraneo e per questa piccola isola e di continuare a lottare per la libertà di movimento e per i diritti dei lavoratori. In questi mesi stiamo partecipando alla costruzione di un movimento politico in Italia che si chiama “Potere al Popolo” che ha come suo primo obbiettivo quello di unificare le lotte nei territori, sarebbe bello avere un contatto con tutti coloro che in Tunisia stanno facendo concretamente qualcosa ed aprire un dialogo per la costruzione di un percorso comune!”

Collettivo Askavusa

Senza Paura!