L’Antimafia spiegata ai piccoli studenti di Messina. Lo fa la Polizia di Stato con le Arti Marziali
- marzo 30, 2023
- in misure repressive
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Dopo le forze armate nelle scuole per “insegnare” Costituzione, Storia, Diritto e Scienze motorie arriva la Polizia di Stato a parlare di Lotta alla Mafia proponendo lezioni di “autodifesa” con le “arti marziali” cioè con l’insieme delle pratiche fisiche, mentali e psicologiche legate al combattimento.
di Antonio Mazzeo
Accadrà a Messina nell’Istituto Comprensivo n. 12 “Cesare Battisti – Ugo Foscolo” in occasione del Memorial Day del prossimo 28 aprile.
“Nel XXXI anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, la Polizia di Stato ha scelto il nostro Istituto come unica scuola partner della manifestazione, che si terrà dalle ore 15.30 presso i campetti
di Cristo Re”, si legge nella circolare emessa giorno 29 marzo dalla dirigente scolastica prof.ssa Alessandra Minniti. “Durante la manifestazione gli alunni delle classi quarte e quinte della Primaria, e di tutte le classi della Secondaria, saranno invitati a leggere le composizioni cui avranno lavorato con i propri insegnanti aventi
per oggetto la legalità, la lotta contro la mafia, il ricordo delle vittime di mafia”.
Fin qui poco male anche se sarebbe stato meglio ricordare la sanguinosa stagione delle Stragi di Stato-Mafia privilegiando le letture e le pratiche di antimafia sociale con quei testimoni privilegiati (giornalisti, operatori, educatori) e con quelle associazioni che quotidianmente si oppongono all’infiltrazione della borghesia mafiosa nel tessuto economico e nei territori.
Ma è quanto si riporta dopo nella circolare d’istituto a suscitare più di una legittima perplessità sulla valenza “educativa” dell’iniziativa: “Ad ogni alunno presente saranno dati un cappellino, una maglietta e la merenda; inoltre alcuni addestratori esperti in arti marziali faranno, insieme gli alunni interessati, un’esercitazione di autodifesa”.
Autodifesa dalla mafia con le “arti” da combattimento?
Ancora una volta, purtroppo, prevale la concezione della “cultura della difesa e della sicurezza” su quella dell’educazione alla pace, alla convivenza, alla solidarietà e al rifiuto di ogni forma di violenza, il miglior terreno su ci costruire politiche di opposizione ad ogni forma di criminalità organizzata.
Purtroppo sempre più spesso nelle scuole italiane l’anaisi su fenomeni sociali come bullismo e cyberbullismo e violenza di genere viene affidata in regime di monopolio a Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, dove la narrazione si arresta alla mera repressione e punizione degli attori “responsabili”, esempificandone pericolosamente la complessità psico-pedagogica, socio-economica, ecc.
Lo stesso è accaduto con l’educazione antimafia ormai sostituita dall'”educazione alla legalità” affidata sempre e solo alle forze di polizia e armate e – adesso come nel caso dell’Istituto Comprensivo pelortitano – interpretata con le pratiche marziali e combattimento.
Urge una riflessione seria su tutto questo. E un’assunzione di responsabilità da parte di dirigenti scolastici, insegnanti, educatori e genitori.
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