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L’Aquila, dalla capitale della cultura alla capitale della tortura‏

Da ottobre 2014 chi è sottoposto al regime 41bis dell’ordinamento penitenziario non può più ricevere libri né qualsiasi altra forma di stampa. Tutta la lettura è sottoposta a censura. E’ vietato leggere, studiare, tenere più di due libri in cella, comunque decisi dal carcere

La casa circondariale dell’Aquila è oggi l’unico carcere, sul territorio nazionale, unicamente dedicato al 41 bis. Su 131 detenuti sottoposti a regime di carcere duro nella nostra città, 7 sono donne e “sono trattate peggio dei boss mafiosi”. Tra queste Nadia Lioce è l’unica prigioniera politica. Per quanto il 41-bis sia già un regime di detenzione speciale, al suo interno sono previste delle ulteriori aree riservate, nelle quali sono detenuti i prigionieri politici, allo scopo di aggravarne la condizione di isolamento.

Il 29 novembre 2014, il personale di Polizia penitenziaria della casa circondariale dell’Aquila, sottrasse alla disponibilità di Nadia Lioce materiale di cancelleria, libri e quaderni, condannandola al silenzio, a una condizione d’isolamento totale e perenne, all’inaccettabile limitazione della naturale estrinsecazione della personalità umana, con conseguente cancellazione dei più basilari e inviolabili diritti umani. Giulio Petrilli fornì una fotografia terrificante della condizione detentiva delle donne recluse alle Costarelle e in particolare della Lioce. Come altro può definirsi questo trattamento se non tortura? Questa tortura “bianca”, che punta ad annientare lentamente il corpo e la mente, ha già ucciso. “È accaduto a Diana Blefari, prigioniera nello stesso carcere dell’Aquila. “Era caduta in uno stato di profonda prostrazione e inerzia psicologica. Se ne stava rannicchiata tutto il giorno nel letto, con la coperta fino agli occhi e senza nessun cenno di interesse per il mondo”, racconta Elettra Deiana. “Piegata dal carcere duro, Blefari si suicidò il 31 ottobre del 2009″.

“La lettura è ossigeno per le coscienze” ha detto il presidente Mattarella, “Leggere ha a che fare con la libertà e con la speranza”. Ma L’aquila, dove si seppellisce chi è libero di leggere sotto le macerie e la speranza di chi non lo è sotto i muri e il filo spinato, è il simbolo del moderno medioevo in cui questa Repubblica è caduta, sotto il peso dell’ignoranza di molti e il profitto di pochi, coltivato da questo sistema capitalistico di barbarie.

Colgo l’occasione per comunicare che da quasi un anno è stata avviata la campagna nazionale “Pagine contro la tortura”, contro il divieto ai detenuti in 41bis di ricevere libri e che il 12 giugno all’Aquila ci sarà un’assemblea di aggiornamento e informazione su tale campagna, alla quale si può aderire scrivendo a paginecontrolatortura@inventati.org  /  paginecontrolatortura.noblogs.org/

Luigia De Biasi