Qui non è morale niente, non è morale bombardare civili, non è morale tenere in carcere Assange, non era morale ammazzare barbaramente Gheddafi ed esporne il corpo martoriato come trofeo.
di Mario Colella
Morale di guerra e inimicizia assoluta
Più passa il tempo, in mezzo alle guerre vere o virtuali che siano, ai bombardamenti e ai restringimenti, e più vedo tutto questo come interconnesso, parte di un’unica tragedia che ci riguarda tutti, effetti di una rottura di equilibri, conseguenze di una lacerazione spirituale, di una ferita dell’anima dell’osceno mondo che abitiamo.
E più credo che i nostri post, le nostre indignazioni, i nostri anatemi e forse pure le nostre riflessioni e i nostri ragionamenti servano a poco.
Serve invece ridurre l’inimicizia nei luoghi che viviamo, nel quotidiano. Essere dissidenti, e stare vicino a tutti i dissidenti del mondo, a tutti i calpestati, dagli ucraini innocenti sotto le bombe ai siriani innocenti, ad Assange come alla giornalista perseguitata per aver detto no alla guerra, richiede un cambiare strada.
Un rifiutarsi perfino di opporre minaccia a minaccia. Più si lotta e più si rafforza ciò contro cui si lotta. Più si previene la morte e più la morte è tra noi. Marx scrive: “Un medico perpetuo sarebbe una malattia per via della quale non si avrebbe neppure la prospettiva di morire bensì quella di vivere. Possa la vita morire: la morte non deve vivere”.
Lo stesso Putin pensa di combattere una minaccia, quella che i russi avvertono dalla fine dell’Unione Sovietica, ma forse l’inimicizia che percepiscono risale già alla rivoluzione di ottobre, vissuta anch’essa come minaccia, come promessa al proletariato e dunque minaccia ad un vecchio mondo.
Putin pensa di eliminare la minaccia con la guerra ma la dinamica della guerra produce morte e ancora minaccia. La morte come mezzo per sfuggire alla minaccia, come ricorda Camatte, è lo slogan franchista: “Viva la morte“.
Trovo spaventoso il moralizzare la guerra, trovo orrido lo stigma morale che recita “è immorale chiedere la resa per salvare vite” oppure “è immorale non dare armi“, fino a quello più schifoso, “è immorale non schierarsi“.
A parte che il nostro schierarci, di piccoli impotenti davanti a un pc, serve a zero, ma pensare “moralmente” senza calcolare effetti, chiedendo perfino di fatto un suicidio, quello si è davvero immorale.
Qui non è morale niente, non è morale bombardare civili, non è morale tenere in carcere Assange, non era morale ammazzare barbaramente Gheddafi ed esporne il corpo martoriato come trofeo, non era morale invadere la Libia destabilizzandola e gettandola nella guerra, non sono morali i barconi che affondano in mare con l’Europa che gli chiude le porte né aiuta i paesi da cui quella gente scappa, sono immorali i chiacchiericci dei talk show, è immorale chi pensa non ci siano margini per le trattative perché una parte è il male e col male non si tratta, sia esso mafia, terrorismo, dittatori.
È immorale intervenire in un paese dichiarando di portare la democrazia e poi andarsene lasciando in mano ai tagliagole chi ha creduto in te. Sono immorali perfino le botte agli studenti che manifestano contro una scuola ridotta ad ancella della tecnica. Poi potete, se volete, graduare le immoralità. Fatelo. Per me la causa è la medesima. E la causa lavora, lavora sempre, non si ferma mai. Ferma è invece la nostra incapacità di frenare l’inimicizia.
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