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Laurea in legge per Carmelo Musumeci, "l’uomo ombra"

A Perugia – Facoltà di Giurisprudenza si laurea Carmelo. Carmelo l’uomo ombra, sì proprio lui. L’occasione è di quelle storiche, può capitare infatti di leggere gli scritti e le denunce di un uomo ombra, di un dannato dei gironi penitenziari italiani, può accadere di intrattenere con lui rapporti epistolari, ma vederlo di persona e incontrarlo dal vivo è un’altra cosa. Quando si tratta di una persona sottoposta alla pena perpetua, ovvero a quella particolare, barbara e spietata forma di pena che è l’ergastolo ostativo, incontrarsi in un contesto libero da guardie e cancelli è qualcosa di miracoloso. Merita dunque rivedere e rimescolare gli impegni del giorno e mettersi in marcia di buon ora verso Perugia, per assistere all’evento.
Carmelo è radioso, pare che il bel sole di questo giorno di primavera sia tutto dentro di lui, dopo oltre 21 anni di galera, passando dall’inferno dell’Asinara e altri terribili penitenziari fino ad approdare in quel di Spoleto. Carmelo oggi, solo in questa giornata unica è per poche ore un uomo libero, ha ottenuto un “permesso di necessità”; con lui la famiglia al completo fino ai nipotini, i volontari del carcere di Spoleto, i blogger che curano il suo sito. Il clima è festoso e quasi sospeso in questa felice parentesi. Carmelo, come ben sanno le persone ed i detenuti che negli anni hanno avuto il piacere di conoscerlo è un uomo generoso e ricco di umanità, il carcere “l’assassino dei sogni” come lo chiama lui nel suo ultmimo libro (Gli uomini ombra, ed. Gabrielli), non è riuscito a piegare la sua identità, il suo essere nonostante tutto uomo libero, la sua lotta per la libertà e contro l’orrore medievale di una condanna ad una morte lenta.
Manco a dirlo, la discussione della tesi di specializzazione è su un argomento che Carmelo, come molti altri intellettuali della galera, conosce a menadito: l’Ergastolo ostativo. Questa pena senza fine e senza altro scopo che non sia portare ad una morte lenta il condannato, è in voga nel nostro Paese dall’inizio degli anni novanta. Carmelo sciorina la lista di norme, regolamenti e sentenze, il quadro è chiaro: a partire dal 1992 e a seguire, a partire da una semplice norma dell’ordinamento penitenziario applicata dalle autorità penitenziarie e magistrati di sorveglianza, si tratta del famigerato articolo 4 bis, si istituisce l’ostatività assoluta della pena. I condannati classificati in tale articolo per tipologia di reato, è il caso dei reati eversivi (cioè politici), associativi o considerati di stampo mafioso, vengono esclusi da qualunque misura alternativa di detenzione, dovranno scontare la intera pena in carcere, e se la condanna è l’ergastolo dovranno passare tutta la loro intera esistenza in carcere, dietro le sbarre fino alla morte. Lo Stato italiano, in questa involuzione autoritaria e securitaria che ormai pervade un po’ tutta la nostra vita, nonostante precedenti indirizzi giurisdizionali, e nonostante gli articoli 27 e 3 della Costituzione, in barba anche a diverse sentenze della Corte Europea, impone ai condannati inscritti nell’art. 4 bis un brutale ricatto ed una sola via d’uscita: la collaborazione con la cd giustizia, ovvero vendere la tua libertà, la tua vita, in cambio di quella di un altro. Le varie forme di pressione detentiva, con il culmine dei gironi infernali 41 bis dove si pratica una tortura sottile volta all’annientamento del detenuto, servono appunto ad ottenere il risultato ed indurre il reo a collaborare, vendendosi; si supera così ogni demagogia sulla presunta finalità rieducativa o socializzante della pena. Se il reo per paura, o perché innocente, o per comprensibili motivi di coscienza e di principio non intende scendere su questo terreno semplicemente resterà a marcire, a vivere e a morire in carcere. Così si compie un passo preciso che spiega come nei fatti non si rimanga in carcere per ciò che si è fatto o di cui si è stati accusati, ma semplicemente per ciò che si è o non si è diventati. La discussione della tesi vede concordi i relatori (il Prof. Fiorio, e Anastasia docente a Perugia e presidente di Antigone come controrelatore).
Carmelo Musumeci è ora dottore in Legge, conosce a menadito meglio di un avvocato quella legge che opprime la vita sua e di troppi altri; un giorno egli potrebbe forse insegnare educazione civica ai nostri figli, godersi la possibilità di tornare a vivere, vedere i colori della vita, quei colori che tanto emozionano chi viene dal mondo di là, dal grigiore di ferro e cemento della galera. A noi pochi presenti alla sua laurea il piacere di averlo visto per una volta libero e sorridente, non solo la sua ombra ma il suo volto a colori, e aver udito la sua voce, tale e quale a come si poteva immaginare leggendo i suoi libri, o le sue appassionate lettere. Non finisce qui la lotta di Carmelo e dei suoi compagni ergastolani, la sua lotta, verrebbe da dire, è pure la nostra. Ma la desolazione è tanta in questa terra di indifferenza, e poche le illusioni che a breve termine la nostra classe politica e giudiziaria vogliano restituire valore ai principii di Diritto di cui si dicono garanti. Del resto, i garanti del Potere non fanno così che coprire ben altre ingiustizie ed illegalità come quelle che si consumano quotidianamente dietro le sbarre di carceri, opg o centri di detenzione per cittadini stranieri irregolari. Come per la guerra, chissà se un giorno qualche Presidente vorrà considerare quale “naturale evoluzione” delle proprie prerogative, non la macelleria sociale e materiale in atto, ma la concessione della Grazia a Carmelo e a tutti gli ergastolani con oltre venti (e anche trenta) anni di galera sulle spalle, una vita, una vita che non deve terminare là dentro.
Adriano Ascoli
 
A Carmelo gli auguri fraterni di tutte/i le compagne/i dell’Osservatorio sulla Repressione

Comments ( 1 )

  • Anonymous

    questo individuo deve solo ringraziare di essere vivo , perche’ quelli loro altro che ergastolo !! ci vorrebbe la pena di morte !! i mafiosi non sono esseri umani devono essere eliminati !! dopo tutte le sofferenze che ha creato alle persone oneste , ora fa pure il filosofo ?? meglio che non parli , questo essere ripugnante come tutti gli altri suoi “colleghi” !!