Alla Camera dei deputati, in commissione Giustizia e Affari Costituzionali, va avanti la discussione sul decreto sicurezza (Ddl 1660) che colpirà l’agibilità delle figure sociali conflittuali. e le aree economicamente deboli.
di Federico Giusti
Siamo davanti a una prova di forza repressiva E’ significativo l’aggravamento delle pene per il reato di rivolta in carcere, la rivolta poi viene considerata tale, e punita con pene assai severe, anche quando è simbolica e non violenta.
Siamo davanti a un bivio e perfino la istigazione alla disobbedienza civile diventa un grave reato da punire con anni di carcere. Le norme del Governo Meloni rispondono alla ideologia securitaria ma anche ad un disegno strategico delle destre che vogliono reprimere sul nascere ogni forma di opposizione sociale alla insegna della conflittualità.
E’ in corso una campagna politica con il classico armamentario ideologico delle destre che si trincerano dietro a concetti abusati come sicurezza, certezza della pena, repressione preventiva e ovviamente affermare l’ordine alla mercè dei dominanti. Ha ragione Frank Cimini a scrivere che oggi un Gandhi o un Pannella finirebbero in carcere per le loro proteste civili di disobbedienza.
Da parte sua il Csm precisa che“la designazione di ulteriori giudici per sopperire agli eventuali flussi di entrata legati al protocollo Albania risulta attuata in modo non conforme”.
Il provvedimento, a quanto sembra, conterrà anche la stretta sulla cannabis light proposta dal governo con un emendamento. Ma in discussione c’è anche la proposta della Lega sulla castrazione chimica per gli stupratori e quella che prevede l’introduzione del reato di «integralismo islamico» con il carcere fino a 6 anni.
Nella commissione alla Camera intanto vanno avanti i lavori sul decreto sicurezza. In esame le proposte di modifica del funzionamento delle carceri. La norma prevede l’aggravamento del reato di istigazione a disobbedire alle leggi se commesso in prigione. Nel caldo tropicale di questi giorni i Parlamentari hanno fretta di approvare le nuove norme repressive
Terrorismo della parola: attacco allo stato di diritto?
Terrorismo della parola è il reato ideato della Lega, per impedire cortei e manifestazioni contro le grandi opere, con pene fino a 27 anni di carcere.
La trovata, inserita in un emendamento al disegno di legge 1660 (noto come nuovo dl Sicurezza), sta sollevando non poche polemiche per la sua portata repressiva del dissenso.
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