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Le barbarie del nostro sistema carcerario

E’ una strage di Stato. Decesso numero 186 nelle celle italiane.

Mentre il governo interviene solo per devolvere l’otto per mille all’edilizia carceraria (come se il problema della detenzione illegale, di un sistema carcerario che è incostituzionale e fuorilegge si risolvesse costruendo più carceri, con una logica sicuritaria degna di un governo reazionario).
La ministro della Giustizia, dieci giorni fa, era intervenuta con provvedimenti modesti e contraddittori, che rimettevano, comunque, agli arresti domiciliari 3500 detenuti; aveva riesumato le celle carcerarie delle questure, pessimi luoghi incontrollati in cui spesso si sono esercitate torture e uccisioni da parte di strutture militari a cui è stata consegnata l’arroganza dell’impunità. Ma aveva anche timidamente sostenuto che non si sarebbe opposta ad una proposta di amnistia di fonte parlamentare. Fino ad ora nulla, se non il continuismo securitario del governo Berlusconi.Speriamo che per lo meno si addivenga alla chiusura degli Opg, una vera e propria vergogna, grazie alla costante opera di inchiesta e di denunzia di Ignazio Marino e della Commissione da lui presieduta. Non a caso l’ultimo morto detenuto dell’anno vi è stato nel tremendo Opg di Barcellona Pozzo di Gotto; negli Opg, come abbiamo più volte verificato e denunziato(chiedendone da anni invano la chiusura)sono rinchiuse persone malate che arrivano in carcere per reati modesti, ma che finiscono negli Opg per l’insufficienza e il rifiuto di ricovero e di cura nelle strutture sociosanitarie. I detenuti vengono imbottiti di sedativi,vengono legati a letti di contenzione,tenuti in isolamento. Si tratta di 1400 persone che costituiscono la vendetta di Stato contro la legge Basaglia, maturata in un lungo percorso contro riformatore che ha accomunato governi di centrodestra e di centrosinistra. D’altro canto anche questo governo, magnificato da tanta parte del centrosinistra, non riesce nemmeno e non vuole cancellare la vergognosa tassa ai migranti per chiedere o rinnovare il permesso di soggiorno, posta da Maroni, che servirà a pagare i rimpatri forzati e le spese per l’ordine pubblico. Carceri e migranti sono diventati la misura per valutare la grammatica governativa dell’abbattimento dello stato di diritto. Il dramma delle carceri si supera solo “decarcerizzando”, attuando il garantismo sociale del “diritto penale minimo”, considerando, con un rigoroso ritorno alla Costituzione, il carcere come pena di “ultima istanza” (bisogna intensificare la previsione di sanzioni non carcerarie o anche pene non detentive). E la vergogna dei suicidi, dei gesti di autolesionismo, della disperazione della condizione carceraria, pretendono una politica di “depenalizzazione”, anche normativa; abolendo, innanzitutto, la Bossi/Fini, i “pacchetti sicurezza”di Maroni, il reato di “clandestinità” (con annesse vergognose galere etniche), la Fini/Giovanardi contro i tossicodipendenti, la ex Cirielli: leggi squisitamente classiste tese a creare paura ed allarme sociale. E’ però necessario che anche noi, che vogliamo dirci comunisti, ci incamminiamo sul percorso di Antigone, cioè sull’utopia del superamento della “necessità del carcere”.

Giovanni Russo Spena