Le cariche alla stazione di Torino… un film già visto. Regia di Spartaco Mortola
Prima Caselli, poi Manganelli, poi Spartaco Mortola. Cariche a freddo e versioni di comodo. Una trappola a fine giornata per poter di nuovo associare la lotta dei No Tav alla violenza e al pericolo. Un film già visto…
Come abbiamo già scritto ieri quella alla stazione di Torino Porta Nuova contro i No Tav che tornavano verso Milano, Roma e Genova dopo la grande manifestazione in Valsusa è stata una provocazione bella e buona. Una provocazione studiata, concertata, preparata a dovere. Non si tratta di complottiamo. Basta leggere i ‘segnali’ lanciati a reti e quotidiani unificati nei giorni scorsi. Prima il procuratore di Torini Caselli – mandante della retata contro i No Tav in tutta Italia del 26 gennaio – che afferma di sentirsi minacciato, dà degli antidemocratici e addirittura dei camorristi a chi lo contesta. Poi la sfilza di dichiarazioni e prese di posizione a difesa del Procuratore, che ne adottano la stessa chiave di lettura: essendo un magistrato Caselli non può essere contestato, chi lo fa è un intollerante, un fascista, un antidemocratico. Anzi è un violento, un criminale. Brillano nella solerzia di tali dichiarazioni i dirigenti locali e nazionali del PD e le organizzazioni collaterali a questo partito: Legambiente, Anpi ecc.
Ma ancora non basta. Occorre mandare un segnale ancora più forte, più esplicito a quel popolo No Tav e a tutti quei movimenti sociali e popolari che in Italia resistono e si oppongono al regime bancariol-bocconiano di Monti e agli interessi trasversali dei poteri forti. E così il capo della Polizia Manganelli rispolvera il sempre utile spauracchio degli ‘anarchici’. Afferma, senza che giornalisti e politici gli chiedano di mostrare pezze d’appoggio di nessun tipo al suo allarme – che “gli anarchici hanno fatto il salto e sono pronti ad uccidere”. Dove? Ma naturalmente in Valsusa!
Ma non basta ancora. Perché ieri da Bussoleno a Susa hanno sfilato decine e decine di migliaia di persone provenienti da tutta Italia, e non solo dall’odiata e appetitosa valle piemontese. Uno dei cortei più affollati che in Italia si ricordi contro l’alta velocità e l’alta voracità delle coop bianche e ‘rosse’. L’intelligenza degli organizzatori e dei partecipanti smonta i progetti di chi voleva trasformare la giornata in una battaglia campale. Il corteo sfila determinato ma tranquillo, e tutto fila liscio. I telegiornali e i lettissimi siti web dei grandi quotidiani nazionali e locali non possono far altro che titolare sul carattere pacifico della manifestazione in Valsusa, e di raccontarne i contenuti in mancanza di botte, cariche, petardi. E quindi qualcuno, dentro gli apparati di sicurezza di questo paese, pensa di far scattarte un ‘piano B’ che evidentemente era stato già pensato e approntato.
Stanchi ma entusiasti per la riuscita della manifestazione, centinaia di manifestanti prendono i treni della Valsusa per raggiungere Torino, e da lì ripartire verso Milano, Roma, Genova, Firenze. Ma quando arrivano a Porta Nuova trovano la stazione letteralmente occupata da uno schieramento incredibile di poliziotti e carabinieri in versione ‘robocop’. Qualcuno comincia a chiedersi il perché di tanta militarizzazione a giornata di fatto conclusa. Tra i manifestanti ci sono sì gli ‘antagonisti’, gli ‘anarchici’, ‘gli squatter’ (ma i giornalisti che usano queste etichette ne conosceranno almeno il significato?). Ma ci sono anche famiglie, manifestanti non più giovincelli e non necessariamente vicini – politicamente e anagraficamente – ai centri sociali o ai collettivi universitari. E’ una delle caratteristiche fondamentali del popolo No Tav, che dopo 20 anni di lotta non ha gettato la spugna e anzi cresce e si rafforza.
Ma il clima a Porta Nuova si fa subito pesante: quando stretti sulle banchine dei binari i manifestanti si incolonnano per salire sui treni per Milano o per Genova a sbarrargli la strada trovano i celerini in assetto antisommossa. Diretti, raccontano i testimoni, dai funzionari della Polizia Ferroviaria. E chi è a dirigerela PoliziaFerroviariadi Torino? Un certo Spartaco Mortola. Vi ricordate chi è Spartaco Mortola?
Lo stesso che capitanò le Forze dell’Ordine nel febbraio2010 inValsusa, con i manifestanti presi a bastonate e rincorsi fin nei boschi. Ma soprattutto Mortola è l’ex capo della Digos di Genova ai tempi della macelleria messicana contro i manifestanti inermi nel 2001. Assolto a novembre in Cassazione per i fatti di Genova «perché il fatto non sussiste» (le prove false, le molotov, erano nel frattempo sparite) e assolto anche dall’accusa di aver istigato alla falsa testimonianza l´ex questore di Genova Francesco Colucci durante il processo per l´irruzione della polizia nella scuola Diaz al G8 del luglio 2001.
Un regista niente male per un film già visto. I manifestanti si avviano a salire sul loro treno ma scoprono che il biglietto cumulativo che avevano concordato con le ferrovie valeva solo per l’andata, ma non per il ritorno. Raccontano i testimoni sul sito NoTav.info: “Mentre era appena iniziata la trattativa per stabilire il costo del biglietto collettivo,la Poliziaha caricato violentemente i No Tav fermi al binario20 inattesa del loro treno. Non contenti, a trattativa finita e a prezzo concordato, hanno effettuato un’altra carica a freddo, prendendo alle spalle i NoTav che erano stati appena fatti passare a seguito della trattativa. Sono stati lanciati lacrimogeni addirittura dentro i vagoni dei treni: una vera e propria azione punitiva!”
Ancora: “Hanno cercato lo scontro in ogni modo, ad esempio spostando il treno sul binario 20, che è l’ultimo e di fianco ha l’edificio della Stazione, in modo che nessuno potesse scappare lateralmente e poterci schiacciare anche verso il muro. Sappi che ad un agente è scoppiato un lacrimogeno in mano ed è stato portato via, sicuramente intossicato. Sappi inoltre che il CS intanto si infilava pericolosamente nelle carrozze e che i poliziotti sono entrati a manganellare anche dentro alcuni corridoi. Hanno anche pestato due ragazze (all’apparenza minorenni) sedute accanto a noi. Lungo il muro dell’edificio, dove si trovano gli uffici del personale Trenitalia si trovavano anche transenne ammucchiate che hanno reso pericolosissima la fuga dei manifestanti rincorsi dai poliziotti”.
Quando tutto finisce le forze dell’ordine si affrettano a pulire la stazione e a far sparire le bende e i fazzoletti intrisi del sangue dei manifestanti sparsi sul pavimento. Intanto le agenzie di stampa cominciano a battere la notizia, naturalmente ripresa dai quotidiani, che tutto è cominciato quando contro i poliziotti che ‘affiancavano’ il personale di stazione nel controllo dei biglietti degli ‘anarchici’ sono stati lanciati sassi e petardi. In effetti qualche sasso è stato lanciato contro i celerini bardati con caschi, scudi e tute spesse cinque centimetri… Il brecciolino raccolto sui binari della stazione da qualche manifestante pestato durante la prima carica. Nei lanci di agenzia i lacrimogeni non ci sono, anzi viene riportata la smentita della Questura: “mai usati lacrimogeni a Porta Nuova”.
E comunque il risultato scientificamente ricercato è stato raggiunto: i titoli parlano di scontri, di ‘anarcoinsurrezionalisti’ e ‘autonomi’. Come da copione il popolo No Tav è di nuovo associato alla violenza, al pericolo.
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