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Le condizioni disumane nelle carceri italiane

I detenuti in Italia non hanno diritto neanche al minimo spazio vitale, quasi fossero carne da macello. Ma a chi importa?

di Maurizio Gazzoni

Come qualsiasi altra industria, negli stabilimenti per la produzione di carne e derivati si cerca di massimizzare i profitti riducendo il più possibile i costi. Uno dei modi per farlo è quello di allevare il maggior numero di animali nel minor spazio possibile. Le superfici minime per suinetti e suini all’ingrasso allevati in gruppo prevedono fino a 10 kg di peso vivo (pv) 0,15 m2/capo, da 10 a 20 kg pv 0,2 m2/capo, da 20 a 30 kg pv 0,3 m2/capo, da 30 a 50 kg pv 0,4 m2/capo, da 50 a 85 kg pv 0,55 m2/capo, da 85 a 110 kg pv 0,65 m2/capo e oltre 110 kg pv 1 m2/capo.

Nel caso dei detenuti rinchiusi nelle nostre carceri, lo “spazio vitale” garantito, dovrebbe essere di 3mq cadauno, ma, considerato l’ingombro del “mobilio”, il cronico sovraffollamento dei nostri penitenziari, che in molti casi sono ospitati in strutture vetuste, lo spazio si riduce a quello che la legge stabilisce per l’allevamento dei maiali, equiparando i detenuti a “carne da macello”.

Un “cubicolo” misura 4 metri per 2. Spesso i cubicoli ospitano più delle due persone per i quali sono stati pensati (pensati certamente non come “alloggi premio”), oltre all’ingombro della branda e dei pensili. Ci sono anche ambienti più grandi dei cubicoli, in gergo si chiamano “celloni” e in uno spazio che dovrebbe ospitare 5, 6, 8 persone, finiscono per starcene 16 e più, naturalmente con una sola latrina alla turca. Se calcoliamo 5 minuti di tempo per ogni recluso che utilizza il bagno, gli ultimi arrivati non potranno scendere all’aria, perché non sono ancora potuti andare in bagno quando la aprono.

D’estate poi le temperature sempre più alte e l’acqua razionata completano il quadro. Quadro di cui non frega nulla a nessuno.

Non fosse prevista la scarcerazione, un sistema del genere potrebbe anche avere una sua logica, per quanto aberrante: la sepoltura da vivi per coloro che delinquono e per tutti i servi disobbedienti alle leggi del branco. Peccato che questo cozzi col principio di reinserimento sancito dalla nostra Costituzione. Tutto ciò non credo favorisca un re-innamoramento per la società civile nella quale, prima o dopo, quasi ogni detenuto verrà re-immesso.

Le carceri italiane sono nient’altro che un monumento all’inciviltà.

da DolceVita