Menu

Le critiche dell’Asgi al decreto sulle espulsioni

L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione [Asgi] critica duramente il decreto legge sulle espulsioni e i disegni di legge del pacchetto sicurezza del ministro dell’interno Giuliano Amato. Il consiglio dei ministri dovrebbe esaminare, e approvare, domani i nuovi provvedimenti che dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani, hanno assunto–per il governo–il carattere di «necessità e urgenza» che giustifica il decreto al posto del disegno di legge. I provvedimenti del governo italiano, e i toni usati contro i cittadini rumeni, però, hanno provocato le critiche del governo di Bucarest che lunedì ha parlato di «misure improvvisate e capaci di generare odio». Nei prossimi giorni sarà in Italia il premier rumeno Tariceanu, mentre in parlamento il Partito democratico cerca l’appoggio dell’opposizione per far passare il pacchetto sicurezza, che invece Rifondazione e il resto della sinistra potrebbero non votare.
Ecco il testo del comunicato dell’Asgi:
«I disegni di legge elaborati su questo tema, nel prevedere nuove ipotesi di reato, aggravamenti di pena per reati già esistenti, limitazioni della sospensione condizionale della pena, limitazioni nella fruizione di misure alternative alla detenzione, forniscono già un quadro sconcertante in cui viene data una risposta carceraria e repressiva a problemi sociali, i quali, stante la loro complessità, avrebbero bisogno di un approccio ben diverso da quello che si sta attuando e che, contrariamente agli scopi dichiarati, rischia di colpire i soggetti più deboli. Il gravissimo delitto avvenuto a Roma va, in quanto tale va punito e perseguito con gli strumenti del diritto penale vigente. Tuttavia è insostenibile che ne debba derivare un’ennesima normativa emergenziale, ove si prevede un ulteriore allargamento di provvedimenti espulsivi, anche nei confronti di cittadini comunitari (leggasi rumeni e in particolare “rom”), con una incredibile dilatazione del concetto di sicurezza, dalla sicurezza nazionale alla sicurezza pubblica e ai “motivi imperativi” di pubblica sicurezza, con allontanamenti forzati ad esecuzione immediata e divieti di reingresso la cui violazione è sanzionata con un reato punito gravemente. A questo si aggiungono forme di allontanamento nei confronti di cittadini comunitari, semplicemente privi di mezzi di sostentamento, con previsione di ipotesi di reato in mancanza di attestazione dell’ obbligo di adempimento dell’allontanamento, da presentare presso il consolato italiano nel paese di provenienza. Al di là di gravissimi dubbi di costituzionalità e di evidenti violazioni della normativa comunitaria in tema di libera circolazione, è intollerabile che in una società democratica si continui a trattare il tema migratorio sull’asse portante del binomio: più carcere / più espulsioni. L’iniquità, l’illegittimità, ma anche l’inefficacia di tale approccio è stata ampiamente dimostrata dalla storia stessa dei fenomeni migratori. Il fulcro della nuova politica migratoria doveva essere il superamento dei Cpt e dell’ottica straniero/ordine pubblico/criminalità : assistiamo invece al consolidamento dell’impianto della legge Bossi–Fini, tuttora pienamente in vigore ed anzi in tal modo rafforzata. Ne discende che il dissenso non può che essere totale nei confronti di queste misure, che si pongono in contrasto insanabile con il percorso che è stato fatto nella tutela dei diritti dei migranti».