La sentenza emessa dal Tribunale di Genova di assoluzione per i vertici della polizia responsabili del massacro nella “macelleria messicana” alla scuola Diaz è una delle pagine più cupe e vergognose della storia repubblicana – afferma Italo Di Sabato rep. naz.le dell’Osservatorio sulla repressione del Prc -. Una pietra tombale alla verità e alla giustizia che chiediamo da 7 anni e mezzo. Questa sentenza vuol dire che nel nostro paese la polizia non può essere processata neppure quando sono responsabili di provocazioni e depistagi conclamati. Ancora una volta ci troviamo difronte ad una giustizia forte con i deboli e debole con i forti. La storia, per fortuna, – conclude Di Sabato – non la scrivono i tribunali è quello che è accaduto a Genova nelle tragiche giornate del luglio 2001 è la storia di migliaia di manifestanti picchiati, umiliati e violentati dalla feroce repressione. E’ la storia di Carlo Giuliani. E’ la storia di tutti noi che a Genova c’eravamo e la storia di tutti quelli che dopo questa sentenza gridano Vergogna.
«È triste constatare che si è verificato tutto quello che era previsto: in questo paese, si è fatta un’amnistia a senso unico su Genova, nei confronti di dirigenti della polizia e del potere politico. E invece ci si è accaniti sui capri espiatori che sono i manifestanti, condannati pesantemente dallo stesso tribunale». È il commento di Luca Casarini, uno dei leader del movimento che sfilò nelle strade di Genova al G8 del 2001, alla sentenza per le violenze alla scuola Diaz. «Mi sembra evidente che non è nei tribunali di questo paese che si può trovare giustizia – aggiunge Casarini -. Forse l’unica speranza è nei nuovi movimenti, che nonostante quella tremenda repressione di otto anni fa continuano a riempire le strade e le piazze di questo paese senza bandiere e con tante speranze e tanti sogni»
«È triste constatare che si è verificato tutto quello che era previsto: in questo paese, si è fatta un’amnistia a senso unico su Genova, nei confronti di dirigenti della polizia e del potere politico. E invece ci si è accaniti sui capri espiatori che sono i manifestanti, condannati pesantemente dallo stesso tribunale». È il commento di Luca Casarini, uno dei leader del movimento che sfilò nelle strade di Genova al G8 del 2001, alla sentenza per le violenze alla scuola Diaz. «Mi sembra evidente che non è nei tribunali di questo paese che si può trovare giustizia – aggiunge Casarini -. Forse l’unica speranza è nei nuovi movimenti, che nonostante quella tremenda repressione di otto anni fa continuano a riempire le strade e le piazze di questo paese senza bandiere e con tante speranze e tanti sogni»
«Oggi è una delle giornate più tristi nella storia della Repubblica dal dopoguerra». Questo il commento dell’eurodeputato di Rifondazione Comunista Vittorio Agnoletto, dopo la lettura della sentenza sui fatti della Diaz. «Tutti coloro che vestono una divisa – ha detto Agnoletto – non sono più tenuti a rispettare le leggi e la Costituzione. Coloro che erano ai vertici dell’ordine pubblico, coloro che hanno firmato dichiarazioni non corrispondenti al vero, coloro che hanno simulato reati, coloro che hanno cercato in ogni modo che la giustizia facesse il suo corso hanno vinto». «Purtroppo – ha aggiunto – questa è la verità. E lo scandalo è che lo Stato è stato dall’altra parte. Non dimentichiamo che la prima a chiedere l’assoluzione è stata l’Avvocatura dello Stato. La magistratura non ha avuto il coraggio di essere autonoma dal governo».
L’ex senatrice di Rifondazione Comunista Haidi Giuliani e madre di Carlo, il giovane ucciso durante gli scontri del G8, parla, in relazione alla sentenza, di «mancanza di dignità e di coraggio». «In quest’aula – prosegue – ho visto persone coraggiose che hanno testimoniato e pm coraggiosi, ma non ho visto altri atti di coraggio e neppure rispetto per la nostra Costituzione».
Una «sentenza squallida», perchè «come sempre si colpiscono le pedine più insignificanti mentre si insabbiano le responsabilità politiche dei vertici della polizia, che hanno pianificato la mattanza». Così Francesco Caruso, ex parlamentare di Rifondazione Comunista e all’epoca del G8 uno dei leader dei no global, commenta la sentenza del tribunale di Genova sulle violenze alla scuola Diaz. «È la solita storia all’italiana – prosegue Caruso – si condannano il braccio ma si ignora la mente. È impensabile e pura follia che la mattanza della Diaz sia un’operazione estemporanea di un gruppo di celerini invasati e impazziti». Con questa sentenza, conclude, «si vuole negare la regia che c’è dietro questa operazione».
Alfio Nicotra, uno dei portavoci del Genoa Social Forum durante i giorni del G8 del Luglio 2001 e responsabile nazionale Movimenti del Prc esprime in una nota “vergogna per una sentenza non degna di uno Stato democratico.””Che questi teppisti in divisa che tutto il mondo ha visto entrare in forze alla scuola Diaz , pestare a sangue persone inermi, fabbricare prove e raccontare palesi menzogne sbugiardate ampiamente nel corso del dibattimento, agissero di propria testa non sta nè in cielo nè in terra”. Per Nicotra “questa sentenza è un colpo mortale, una ferita profonda alla credibilità della Repubblica italiana. I giudici hanno legittimato uno scempio che ora potrà ripetersi di nuovo, garantendo ai responsabili impunità per nuove macellerie messicane contro i movimenti.””E’ una sentenza politica – conclude Nicotra – una sentenza di regime che ci farà vergognare nel mondo.”
A Genova la giustizia nel nostro paese aveva la possibilità di vincere, ma invece, con la lettura della sentenza del processo per i pestaggi nella scuola Diaz, ha perso per l’ennesima volta. Una sentenza pessima che non punisce i colpevoli nè li discredita, non rende giustizia alle vittime e tratta con superficiale indulgenza quella che Amnesty International aveva definito: ‘la più grave sospensione dei diritti umani verificatasi in Europa dopo la seconda guerra mondialè». Lo dichiara Andrea Alzetta di Action e consigliere al Comune di Roma. «Sono stati condannati solo gli esecutori materiali: i picchiatori e gli agenti che trasportarono le molotov, subalterni che non hanno certo agito di loro libera iniziativa; tutti assolti, viceversa, i vertici apicali della polizia – continua – Mentre per i due pubblici ministeri, l’irruzione nella Diaz era un progetto programmato per riscattare le forze di polizia dall’inefficienza dimostrata durante il G8, vedi ad esempio i famosi black bloc che agiscono indisturbati mentre la polizia carica manifestanti inermi, questa sentenza traduce le umiliazioni e le botte come conseguenze dell’impulso incontrollato di pochi singoli agenti». «Oggi come allora lo stesso governo al potere; oggi come allora migliaia di giovani in piazza; oggi più di allora chi dissente viene reso muto, come l’ex prefetto di Roma Carlo Mosca – conclude – Dalla nostra parte, a chiedere verità e giustizia per la ‘mattanza messicanà operata alla scuola Diaz, solo un giornalista inglese davvero amareggiato e preoccupato per l’Italia che vive, di fatto, una dittatura».
«L’assoluzione per il capo dell’Anticrimine Gratteri e del dirigente dell’Aisi Luperi e degli altri funzionari, ossia dei massimi dirigenti della Polizia di Stato che ha organizzato la mattanza alla scuola Diaz, è la rappresentazione plastica dell’impunità di cui godono gli scherani di Gianni De Gennaro e dell’ignavia di una magistratura che nega ancora una volta verità e giustizia per Genova».Lo afferma l’esponente di Sinistra Critica Gigi Malabarba. «E così succederà con il processo del 25 novembre al mandante e vero tessitore delle giornate di repressione, l’allora Capo della Polizia», dichiara Gigi Malabarba di Sinistra Critica, capogruppo del Prc al Senato all’epoca dei fatti e testimone al processo. «Non ci sono nemmeno capri espiatori, visto che le pene lievi per gli altri imputati non saranno scontate e nessuno sarà interdetto dai pubblici uffici. Sarà bene che qualcuno, anche a sinistra, cominci a riflettere sullo strapotere concesso a un personaggio passato da Capo degli operativi a Capo gabinetto del Viminale e oggi a Capo dei servizi segreti, in grado di ricattare chiunque in questo paese», continua Malabarba. «Senza giustizia per Genova ogni violenza sarà legittima da ogni parte. Qualcuno vuole un ritorno agli anni di piombo? Credo proprio di sì. Tutta la solidarietà di Sinistra Critica alle vittime di quella mattanza. Continueremo in sede europea una battaglia politica e giudiziaria che non può dirsi conclusa con le assoluzioni di oggi», conclude.
La sentenza sui fatti della scuola Diaz «ci lascia del tutto insoddisfatti perchè le responsabilità di vertice di quanto accaduto durante l’irruzione alla scuola rimangono al di fuori di qualsiasi valutazione sulle responsabilità», afferma il Verde Paolo Cento. «Ciò che è accaduto alla Scuola Diaz di Genova – aggiunge – rappresenta un pagina nera della democrazia e delle istituzioni repubblicane e la responsabilità non può essere addebitata solo agli esecutori di quell’operazione. È del tutto evidente – conclude – che ancora una volta risalta agli occhi dell’opinione pubblica il grave errore del Palamento nel non aver realizzato nelle legislature precedenti quella commissione parlamentare d’inchiesta, strumento indispensabile per accertare le responsabilità politiche».
«Come noto mi astengo sempre dal commentare le sentenze della magistratura. Ma ancora una volta l’Italia si conferma il Paese nel quale pagano solo i sottoposti e gli esecutori, mai i capi. Sui fatti di Genova eccezionalmente gravi, giustizia non è stata fatta». Lo afferma il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto.
Una «sentenza vergognosa». Così l’Arci commenta l’assoluzione dei vertici della polizia al processo per le violenze nella scuola Diaz durante il G8. «Ci sono vicende giudiziarie al termine delle quali non si può dire ‘giustizia è fattà e il processo ai responsabili del massacro alla Diaz, o meglio per quelli che è stato possibile identificare e processare, è sicuramente uno di questi – afferma il presidente Paolo Beni – Dalla sentenza odierna era però lecito attendersi un pò di giustizia, unitamente ad un gesto d’orgoglio da parte dei magistrati giudicanti in risposta all’arroganza dei legali del ministero e degli imputat». Secondo Beni, «una polizia che usa la forza non per impedire reati, ma per commetterne, non può essere considerata ‘forza dell’ordinè. I magistrati genovesi potevano concorrere a ricostruirla almeno in parte, ma una prima lettura della sentenza odierna induce a ritenere che non sia accaduto. E questo costituisce un elemento di grave preoccupazione per chi da sempre si batte per la difesa della legalità vera, e non di quella a senso unico».
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