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Le ronde “nere” dell’ex maresciallo

Così, nell’epoca della sicurezza “fai da te”, l’ex investigatore diventa comandante generale di un gruppo la cui missione è la “promozione e divulgazione della storia, delle lingue e delle tradizioni Italiane con particolare riferimento all’Impero Romano”.Se si scorrono storia e curriculum di Augusto Calzetta, maresciallo e poi capitano, maggiore, tenente colonnello dell’Arma dei Carabinieri, si va dalle indagini sul Mostro di Bargagli alla soluzione dell’omicidio di Roberto Trebino (Uscio, 1985), a quelle sugli attentati ai tralicci compiuti dagli anarchici negli anni Novanta, allo strano arresto di Ovidio Bompressi nel 2002, mentre l’ex terrorista del caso Calabresi stava già andando a costituirsi. Ora, arrivata l’età della pensione (anzi, della “riserva”), Calzetta ha un nuovo incarico. Nell’era delle ronde, dei cittadini organizzati che vogliono vigilare sulla sicurezza, è diventato generale. Anzi, “comandante generale della Guardia Nazionale Italiana”. Della quale, assicura un comunicato, ha assunto “il Comando operativo su tutto il territorio nazionale”La divisa della G.N.I.? “Camicia color kaki con effigie dell’aquila imperiale romana, giubbotto tre quarti in pelle nera, cinturone, cravatta e stivali neri”. E già che la Guardia Nazionale Italiana non vuol proprio farsi mancare nulla, il portavoce Maurizio Monti assicura che «abbiamo già anche un piccolo aereo, a Novara». E persino l’immancabile presenza su Facebook, con già 225 simpatizzanti tra cui spiccano sezioni di Forza Nuova, de La Destra, de La Gioventù Italiana, di Italia Nera, contornati da qualche busto mussoliniano e un numero cospicuo di fanciulle di gradevolissimo aspetto. Calzetta abita da tempo a Massa, dove prima ha aperto un’agenzia di investigazioni, poi è stato coinvolto (ed è finito anche in galera) per una brutta vicenda di vestiti e gioielli sottratti alle salme da cremare. Lui si difende: «Io non c’entravo nulla, spero che questa storia sia ormai finita, io ho solo fatto un piacere innocente a degli amici che evidentemente tanto amici non erano». A Massa il Secolo XIX l’ha raggiunto. Sul suo nuovo “incarico” non la vuole buttare in politica: «In realtà è l’idea di un gruppo di amici,sono venuti a trovarmi, mi hanno fatto questa proposta, io ho accettato». Il peso di un’organizzazione che annuncia di essere presente “su tutto il territorio nazionale”? «In realtà stiamo muovendo i primi passi, nei prossimi giorni partiremo con una conferenza stampa». Dove sarà anche presentata la divisa indossata dai volontari, che è già annunciata su Facebook. E che tra Aquile Imperiali, “ruota solare incandescente” e motto “Domine dirige nos” non sembra nemmeno voler mascherare l’ispirazione ideologica. Se in più ci si aggiunge che una delle ”missioni” è la “promozione e divulgazione della storia, delle lingue e delle tradizioni Italiane con particolare riferimento all’Impero Romano”, il quadro è completo.Di certo, l’armamentario dei “volontari” non sembra rispondere a quella iconografia tranquillizzante che ci si aspetterebbe da un pacioso gruppo di sorveglianti. Una formazione paramilitare? Macché, sostengono gli ideatori: solo una onlus. In piena adesione allo spirito della legge sulle ronde, che viene peraltro richiamata in testa allo statuto, “Concorso delle associazioni volontarie al presidio del territorio”. Disegno di legge, già approvato da un ramo del Parlamento, che sembra già dare la stura alle inquietudini: il metter cappello da parte di gruppi connotati politicamente e ideologicamente sulle ronde.«Vogliamo fare – insiste Maurizio Monti – tutto per bene, contattare gli enti locali, stringere accordi, comportarci secondo tutti i crismi». E “i mezzi stradali, navali e aerei, dotati dei sistemi di emergenza visivi e sonori” di cui si parla su internet? «In realtà serve tutto a garantire la sicurezza dei cittadini. L’aereo, ad esempio, potrà essere utile per l’avvistamento di incendi boschivi in zone difficili da raggiungere a piedi o in macchina». E Calzetta? Insiste: «Ho solo accettato la proposta di amici». Nel 2005 il suo nome finì anche nell’indagine sulla “polizia parallela” di Gaetano Saya, organizzazione neofascista dalle velleità paramilitari poi smantellata dalla procura di Genova. Ma Calzetta ne uscì pulito: «Volevano cooptarmi, darmi il comando di una delle divisioni del loro Dipartimento studi strategici antiterrorismo. Ma io quella volta rifiutai».
Fonte: SecoloXIX