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Leggi su carcere e sicurezza: minacce e repressione, il Cile di Pinochet è vicino

La dittatura della maggioranza. Minoranze silenziate, forzature, intimidazioni: l’opposizione attacca la destra sull’esame del ddl sicurezza (che punisce la resistenza nonviolenta e mette fuori legge la cannabis light) e del decreto carceri (quello che ignora il sovraffollamento) 

di Angela Stella da l’Unità

Forzature, intimidazioni, repressione, minacce: queste le parole usate dalle opposizioni per descrivere l’atteggiamento della maggioranza ieri al Senato e alla Camera rispettivamente sul dl carceri e sul ddl sicurezza. Sul primo provvedimento non solo è stata posta la fiducia a Palazzo Madama ma in Commissione giustizia sono stati bocciati tutti i 250 emendamenti di Pd, Movimento Cinque Stelle, Iv, Avs. Mentre, in merito al secondo, ci sono state 12 ore consecutive di seduta nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia, con i presidenti che hanno deciso di consentire meno di un minuto di intervento a gruppo.

Dopo la seduta notturna, i Gruppi hanno trovato comunque un’intesa nella capigruppo della Camera dalla quale è emersa l’indicazione di far slittare dal 5 agosto a dopo la pausa estiva l’approdo in aula del Ddl sicurezza. Il provvedimento sarà chiuso in commissione tra questa e la prossima settimana. “Il rinvio dell’approdo in aula del ddl Sicurezza a dopo la pausa estiva è merito dell’unità delle opposizioni, che con fermezza hanno lavorato in commissione alla Camera per sottolineare, nel merito, le storture di un provvedimento liberticida e incostituzionale” ha detto la responsabile giustizia dem Debora Serracchiani. Anche nel merito rimangono aspre le polemiche. Nella seduta fiume infatti è stato approvato l’emendamento che equipara la cannabis light a quella con Thc.Il governo Meloni – ha detto il segretario e deputato di +Europa Riccardo Magi in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga”.

Forzature, intimidazioni, repressione, minacce: queste le parole usate dalle opposizioni per descrivere l’atteggiamento della maggioranza ieri al Senato e alla Camera rispettivamente sul dl carceri e sul ddl sicurezza. Sul primo provvedimento non solo è stata posta la fiducia a Palazzo Madama ma in Commissione giustizia sono stati bocciati tutti i 250 emendamenti di Pd, Movimento Cinque Stelle, Iv, Avs. Mentre, in merito al secondo, ci sono state 12 ore consecutive di seduta nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia, con i presidenti che hanno deciso di consentire meno di un minuto di intervento a gruppo.

Dopo la seduta notturna, i Gruppi hanno trovato comunque un’intesa nella capigruppo della Camera dalla quale è emersa l’indicazione di far slittare dal 5 agosto a dopo la pausa estiva l’approdo in aula del Ddl sicurezza. Il provvedimento sarà chiuso in commissione tra questa e la prossima settimana. “Il rinvio dell’approdo in aula del ddl Sicurezza a dopo la pausa estiva è merito dell’unità delle opposizioni, che con fermezza hanno lavorato in commissione alla Camera per sottolineare, nel merito, le storture di un provvedimento liberticida e incostituzionale” ha detto la responsabile giustizia dem Debora Serracchiani. Anche nel merito rimangono aspre le polemiche. Nella seduta fiume infatti è stato approvato l’emendamento che equipara la cannabis light a quella con Thc.Il governo Meloni – ha detto il segretario e deputato di +Europa Riccardo Magi in preda alla furia ideologica, cancella una filiera tutta italiana, 11mila posti di lavoro. E pensano anche di aver fatto la lotta alla droga”.

Il provvedimento non risponde in nessun modo all’emergenza del sovraffollamento e dei suicidi. Anzi, introduce, con evidenti problemi di compatibilità di materia e di urgenza, il nuovo reato di peculato per distrazione, introdotto con un emendamento governativo per sopperire all’abolizione dell’abuso di ufficio nel ddl Nordio. Per la senatrice Ilaria Cucchi (Avs) “Il provvedimento del ministro Nordio, che doveva servire a svuotare carceri vista la grave situazione che vivono detenuti e agenti, non serve a nulla. Non contesto quello che contiene questo provvedimento, contesto quello che non c’è. Sui temi che riguardano i diritti umani e la dignità delle persone non dovrebbero esistere colori politici, ma solo unità di intenti e risoluzione dei problemi. Invece non è così, la maggioranza e il governo sono stati sordi a qualsiasi modifica proposta”. La vice presidente dem del Senato Anna Rossomando ha invece letto in aula un estratto della lettera che i detenuti di Brescia hanno inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha definito la missiva “straziante” e “indecorosa” la situazione nelle carceri.

“A queste persone – ha detto la senatrice – voi state proponendo carceri nuove, che forse si faranno tra tre anni; una procedura sulla liberazione anticipata che sarà più farraginosa (ovviamente non accettate nessuna diminuzione dei giorni) e che un detenuto impiegherà almeno due o tre anni, mentre sconta la pena, per conoscerla, perché verrà applicata a valle della pena che sta scontando”. Inoltre, ha criticato l’esponente del Pd, “vi è un’idea assolutamente astratta di una casa in comunità, che non si sa come sarà finanziata e di cui non si conoscono gli elenchi, ma, se per caso il detenuto oserà esprimere una protesta e si rifiuterà di entrare in cella, rischia la pena da un minimo di tre a otto anni, perché è questo che si sta discutendo fino alle 4 del mattino, con un’urgenza incredibile, alla Camera, mentre noi stiamo discutendo questo”. Il riferimento è appunto alla punizione della resistenza passiva prevista nel ddl sicurezza. Dopo giorni di silenzio è intervenuto anche Roberto Giachetti (Iv) contestando gli azzurri: “Forza Italia è venuta meno rispetto alla mia proposta, su cui si era detta originariamente d’accordo, che punta a diminuire il sovraffollamento nelle Carceri perché esso non produce solo suicidi, ma paralizza il mandato della Costituzione di riconsegnare i detenuti alla società”.

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