Coraggiosi e significativi gli articoli di Stefano Iannaccone e Nello Trocchia per Domani (10 marzo 2025) che riportiamo qui sotto. Coraggiosi perché, data la congiuntura di sfacciata persecuzione di chiunque critichi i personaggi del potere e data la quasi unanime genuflessione della maggioranza dei giornalisti e media, è lodevole che si svelino fatti assai incresciosi sul conto del capo della polizia. Fra l’altro va ricordato che la sua stessa nomina è stata alquanto strana: perché la troppo breve durata dell’incarico di Lamberto Giannini a capo della polizia (solo dal 4 marzo 2021 all’11 maggio 2023) fu perché inviso ai capi del governo delle destre della sig.ra Meloni? Oppure perché sospetto del depistaggio e (di aver fatto perdere già oltre 3 milioni allo Stato? (indennizzo per ingiusta detenzione a Hassan l’arrestato innocente per l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin); oppure perché il nuovo capo, Vittorio Pisani è nelle grazie di questi capi del governo? Ma ecco che ora si svela l’increscioso conflitto d’interessi di questi.
In realtà questo conflitto d’interessi non stupisce se si ricorda la sequela di casi di corruzione oltre che altri reati commessi da diversi dirigenti delle polizie, sequela emersa in particolare negli ultimi vent’anni (fra i quali l’ex-vice capo della polizia Izzo costretto alle dimissioni, nonché l’ex questore di Genova Fiorolli nonché capo della scuola di formazione per l’ordine pubblico, noto anche per il suo passato di torturatore -vedi il libro di Marco Preve, Il partito della polizia e Polizie sicurezza e insicurezze).
Allora c’è da chiedersi se il prefetto Vittorio Pisani corrisponda appunto al profilo appropriato per una polizia in cui tanti dirigenti condividono comportamenti “nobili” e, va da sé, conflitti d’interesse.
Ecco i due articoli di Iannaccone e Trocchi
(il primo pubblicato anche qui https://infosannio.com/2025/03/10/il-vitalizio-del-capo-della-polizia-per-un-infortunio-di-30-anni-fa/):
Un percorso costellato di successi, quello di Vittorio Pisani, capo della polizia. La nomina alla guida del corpo, nel 2023, è arrivata al culmine di una carriera ricca di arresti eccellenti. Ma oggi su Pisani si addensano dei dubbi su possibili conflitti di interessi rispetto alla sua posizione.
Secondo quanto può raccontare Domani, infatti, Pisani ha chiesto (e ottenuto) per sé il riconoscimento dello speciale status di «vittima del dovere». Lo ha fatto a distanza di oltre 25 anni dall’incidente avvenuto e appena pochi giorni prima della promozione alla guida del corpo.
La storia inizia nel 1996, quando Pisani dava la caccia a padrini e boss, e arriva ai giorni nostri con un beneficio che potrà garantire a Pisani un assegno vitalizio e un altro assegno una tantum. Tutto ruota attorno a una caduta che gli ha provocato la rottura del polso destro.
Da qui la richiesta di una «speciale elargizione», più precisamente il riconoscimento di vittima del dovere, pratica che ha investito il ministero dell’Interno e coinvolto il personale della polizia di Stato mentre proprio il soggetto richiedente, proprio Pisani, è alla guida del corpo. Un caso che genera imbarazzo nell’amministrazione. E rischia di incidere su un passato caratterizzato da operazioni brillanti e cattura di latitanti.
Il dolore e l’istanza
Ma facciamo un passo indietro. Pisani diventa capo della pubblica sicurezza l’11 maggio 2023. Solo pochi giorni prima, quando era ancora vicedirettore dell’Aisi, presenta un’istanza sull’infortunio alla mano e al braccio, per via del «vivo dolore che si risveglia», come si legge nelle carte che Domani ha consultato. Documenti con cui chiede il riconoscimento dei benefici di vittima del dovere. Un particolare status, riconosciuto a persone uccise o ferite durante le operazioni di polizia, che permette di avere una serie di esenzioni e alcuni tipi di risarcimento.
La pratica è stata avviata da Pisani il 20 aprile 2023 ed è terminata con il via libera della commissione nel giugno 2024, con il poliziotto da ormai un anno al vertice del Corpo. La richiesta risale a fatti del 1996. Proprio quell’anno, precisamente il 16 maggio, il poliziotto era capo della sezione omicidi della squadra mobile di Napoli: nel corso di un’operazione scivola e si fa male.
«Durante una perquisizione a Napoli, eseguita presso il domicilio di un capo clan della camorra, cadeva nell’introdursi da una finestra, riportando l’infermità di cui al giudizio diagnostico», si legge nella documentazione allegata all’istanza presentata. Un’ infermità, quella di Pisani, già riconosciuta dal Viminale come causa di servizio molti anni fa: il superpoliziotto ottenne una integrazione allo stipendio di qualche centinaia di euro.
La visita a domicilio
Quando Pisani sta per diventare capo della polizia, avanza la richiesta per ottenere un altro e più consistente beneficio: un vitalizio e un nuovo indennizzo una tantum. Per portare avanti la pratica è necessaria però una nuova visita, che generalmente viene fatta nelle sedi opportune con la commissione al completo, composta da vari medici di corpi. Nel caso di Pisani, però, la visita viene fatta a domicilio.
A spiegare l’eccezione, si legge negli atti letti da Domani, ci sono «gli irrevocabili e seriali impegni collegati con l’attuale funzione istituzionale ricoperta dal signor prefetto», perciò «la commissione scrivente (quella vittime del dovere della polizia di stato, del dipartimento militare di medicina legale) sottoponeva a visita domiciliare l’istante per mezzo di uno dei suoi componenti».
Da Pisani si è così presentato il medico capo della polizia di stato, Valerio Bruni. Il 4 ottobre 2023 Bruni ha prodotto la relazione sullo stato di salute del capo della polizia: «Alla palpazione del capitello radiale e della rima articolare radio-carpica si risveglia vivo dolore» prima di aggiungere «si riscontra plus perimetrico di 1 centimetro dell’articolazione del polso e minusperimetrico di 1 centimetro della circonferenza delle eminenze Tenar e Ipotenar».
Vengono allegati alla scheda i referti (per visite al polso e al gomito) del policlinico Gemelli e dell’Umberto I di Roma. La documentazione porta al giudizio diagnostico conclusivo dove si segnala la frattura «mal consolidata».
La commissione non si esprime all’unanimità, ma a maggioranza. E uno dei componenti si è opposto: a suo avviso l’invalidità non può superare il 20 per cento. Gli altri membri scelgono diversamente: il giudizio medico legale stabilisce un danno biologico, pari al 12 per cento, un danno morale dell’8 per cento e alla fine, considerando il tutto, si arriva al 25 per cento attraverso il riconoscimento di invalidità permanente. Un numero importante.
La soglia per l’assegno
Il 25 per cento finale è la soglia cruciale prevista dalla legge in materia. Alle vittime del dovere o soggetti equiparati, con un’invalidità non inferiore al 25 per cento, «oltre alla speciale elargizione, spetta uno speciale assegno vitalizio, non reversibile, di 1033 euro mensili e l’assegno vitalizio non reversibile, corrisposto a partire dal 26 agosto 2004, pari a 258,23 euro al mese». La cifra è stata successivamente sottoposta ad adeguamento come previsto dalla legge.
Tra il 20 e il 25 intercorre la differenza sostanziale per l’attribuzione dell’assegno mensile, che secondo i ricalcoli si aggira sui 2.200 euro, e dell’elargizione una tantum che inizialmente era di 2mila euro, anche questo aggiornata, per ogni punto percentuale di invalidità, da destinare al poliziotto interessato, insieme ad altre misure speciali, per esempio l’esenzione Irpef al momento della pensione.
Nel caso di Pisani dunque l’una tantum varierebbe in una forchetta di circa 50mila euro fino a potenziali 75mila, in caso fosse destinatario delle rivalutazioni. Soldi che, tuttavia, non si sa se sono stati già incassati. La pratica è conclusa ma, a quanto risulta, potrebbe non essere stata liquidata. Domani ha chiesto al capo della polizia lo stato dell’iter, insieme a una serie di chiarimenti sulla vicenda. Pisani ha preferito non rispondere. Resta agli atti del ministero dell’Interno che la domanda è stata presentata e validata con il giudizio della commissione.
La carriera di Pisani è quella di un super poliziotto che ha messo a segno arresti eccellenti, da capo della mobile, come quelli dei boss del clan dei Casalesi, Antonio Iovine, nel 2010, e Michele Zagaria, nel 2011. Sono anni di successi, ma anche di difficoltà.
La risalita
Tra il 2011 e il 2013 Pisani è stato infatti indagato per favoreggiamento nell’ambito di una inchiesta per riciclaggio a carico di alcuni imprenditori napoletani. Alla fine è uscito assolto da qualsiasi accusa. Ma in quella fase delicata Pisani ha avuto vicino magistrati, poliziotti e politici, tra questi un sostenitore di eccellenza: Alfredo Mantovano, all’epoca sottosegretario al ministero dell’Interno, nel quarto governo Berlusconi.
E come se non bastasse :
I conflitti di interessi del capo della polizia: un vitalizio anche alla moglie
Nel 2010 Vittorio Pisani ha firmato una relazione di servizio sul suocero poliziotto, morto d’infarto quattro anni dopo il pensionamento. Un rapporto che certificava condizioni particolari di lavoro. Grazie alle quali gli eredi hanno avuto indennizzi. Come rivelato da Domani, il numero uno della polizia ha avviato una pratica simile per sé stesso
Silenzi imbarazzati su vitalizi e conflitti d’interessi del capo della polizia (di Stefano Iannaccone e Nello Trocchia per Domani, 11 marzo 2025)
Se il silenzio della maggioranza era prevedibile, sorprende l’immobilismo delle opposizioni. Ad annunciare la presentazione di un’interrogazione parlamentare sui vitalizi dati a Pisani e alla moglie è solo Alleanza verdi-sinistra. Nessun commento né dal governo né dal Pd
I palazzi della politica restano in silenzio di fronte al caso del capo della polizia, Vittorio Pisani, e ai vitalizi ottenuti in famiglia grazie al riconoscimento dello status di «vittima del dovere». Tutto legittimo, certo. Ma la questione è di opportunità e di possibili conflitti di interessi con l’incarico ricoperto. Nella maggioranza l’auspicio è che la cosa passi sotto silenzio.
La nomina del prefetto è stata fortemente voluta dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, da sempre estimatore di Pisani, e dal vicepremier leghista, Matteo Salvini, con l’assenso obbligato del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. La linea è quella di tenere “bassa” la vicenda.
Ma, se il silenzio della maggioranza era prevedibile, sorprende l’immobilismo delle opposizioni. Ad annunciare a Domani la presentazione di un’interrogazione è solo Angelo Bonelli di Alleanza verdi-sinistra. Nei prossimi giorni il deputato di Avs, Devis Dori, depositerà alla Camera l’atto per chiedere alla ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, e al titolare del Viminale Piantedosi «di fare chiarezza sulla vicenda».
Bocche cucite nel Pd: il partito non assumerà iniziative e, al momento, neanche i singoli parlamentari hanno annunciato atti ispettivi. E il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte? Frenati gli ardori degli esordi in parlamento, nessuno proferisce parola su una questione che riguarda i vitalizi (seppure non di politici).
Del resto nel 2019, quando la stella di Pisani è tornata a brillare con la nomina a vicedirettore dell’Aisi, a palazzo Chigi c’era Conte alla guida della coalizione Lega-M5s. La nomina arrivò grazie alla spinta di Salvini che lo aveva apprezzato da responsabile dell’immigrazione al ministero.
Tra i deputati del M5s c’è l’ex procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, che non ha voluto commentare l’inchiesta, ma conosce benissimo Pisani. Nel 2011 entrarono insieme nel covo di Michele Zagaria, il boss del clan dei Casalesi, per catturarlo. Tra i due, comunque, non c’è mai stato particolare feeling.
Il caso crea imbarazzi. Come raccontato da Domani, Pisani ha ottenuto per sé la possibilità di avere un assegno mensile, di almeno 2mila euro, più l’elargizione di un indennizzo una tantum a seguito di un’istanza presentata nell’aprile 2023 per diventare beneficiario delle misure destinate alle «vittime del dovere».
La domanda è stata depositata quando Pisani era vicedirettore dell’Aisi, i servizi segreti interni, e poche settimane prima di diventare capo della polizia. L’incidente che ha innescato la richiesta risaliva al 1996, quando il poliziotto riportò un infortunio al polso. Un acciacco fisico riconosciuto dipendente da causa di servizio con contestuale concessione di un precedente «equo indennizzo».
Già in precedenza, però, Pisani aveva maneggiato in famiglia una richiesta per ottenere lo status di «vittima del dovere». La battaglia era iniziata in favore del suocero, Vincenzo Pirone, ex ispettore della squadra mobile di Napoli.
Pisani, nonostante il legame di parentela, aveva firmato nel 2010 un rapporto sulla vicenda. In quel documento ricordava l’impegno di Pirone in «particolari condizioni ambientali», uno dei fattori dirimenti nella richiesta della famiglia.
Dopo una serie di bocciature delle istanze del Viminale, nel 2020 c’è stato il pronunciamento di un giudice del lavoro che ha accolto il ricorso. Il rapporto di Pisani è stato citato nelle motivazioni del verdetto, che ha aperto le porte al vitalizio agli eredi di Pirone, tra cui Giulia Pirone moglie dell’attuale capo della polizia. L’attesa è per la risposta del governo all’interrogazione.
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