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Lettera dal carcere di Macomer (NU)

Carissimi compagni, tanti saluti,
sono Chabchoub Mohamed, tunisino, dal 1989 in Italia. Adesso mi trovo nel carcere di Macomer. Sono stato arrestato il 9 agosto 2008 assieme ad altri tre tunisini e un marocchino, tutti accusati di “terrorismo internazionale” (cellula di Imola, Faenza, Bologna). Noi quattro tunisini siamo tutti a Macomer, il nostro fratello del Marocco invece è a Parma al centro clinico – problemi ai reni.
Vi scrivo la mia prima lettera per raccontare la nostra situazione.
Dal carcere di Bologna siamo stati trasferiti circa 1 anno fa qui a Macomer, dove siamo sottoposti alla tortura psicologica.
Vi racconto soltanto l’ultimo viaggio per andare all’udienza al tribunale di Bologna.
Partenza il giorno 3 aprile 2010 ore 2.30 del mattino: da Macomer a Cagliari, noi siamo quattro in furgone dentro le gabbie con le manette; scorta di 12 agenti penitenziari, armati. Imbarco sull’aereo fino a Milano, poi di nuovo in furgone con destinazione carcere di Vigevano. Qui ci mettono nella sezione di “osservazione”, praticamente isolamento.
Il giorno 7 aprile alle ore 6 del mattino partenza in furgone da Vigevano per Bologna, ci infilano manette speciali, 10 agenti più due volanti di scorta. 3 ore di viaggio in condizioni terribili. Uno di noi non ha mai smesso di vomitare. Anch’io non sto bene, il mio stato di salute non è dei migliori: ho un’ernia inguinale, soffro alla prostata e mi porto dietro la bronchite. Nonostante tutto questo ci fanno viaggiare in questi condizioni.
In aula il presidente della corte d’assise ascolta il perito (sulle trascrizioni delle conversazioni ambientali, telefoniche…), il quale ripete più volte di non essere riuscito a preparare le perizie, dice di aver chiamato in aiuto un altro interprete e che gli occorrono ancora, minimo, 40 giorni. Così le udienze fissate per il 7, 14, 21 aprile vengono spostate rispettivamente al 5, 12 e 21 maggio. E’ la seconda volta che il processo viene rinviato causa ritardi del perito. Stavolta il giudice ha detto di aver fretta, perché la sua vice (giudice a latere) sta per essere trasferita a Genova e questa faccenda deve concludersi entro maggio. Speriamo bene.
Nota: gli interpreti sono due marocchini e un giordano, mentre i discorsi da tradurre sono tutti in lingua tunisina. Uno degli interpreti mi ha detto che fatica a capire i discorsi in lingua araba tunisina. Secondo voi, questo è giusto? Penso di no. L’avvocato ha detto: faccio quello che posso. Pensate inoltre che il perito è un italiano, non so come faccia a capire.
Alla fine dell’udienza ci portano di nuovo a Vigevano – alle stesse condizioni dell’andata. Appena arrivati al carcere, già informato del rinvio, con il DAP hanno immediatamente deciso la trasferta per Macomer.
Dovevo fare un colloquio con la mia famiglia (moglie, tre bambini di 11, 6 e 4 anni, tutte femmine, sono tutte nate qui, dove stanno anche crescendo) il giorno 10 aprile, un sabato, invece il venerdì 9 il comandante del carcere mi comunica della trasferta a Macomer, decisa proprio per il giorno successivo, quello del colloquio. Mi hanno fatto telefonare a mia moglie per comunicarle di non venire. Pensate, in 5 mesi ho visto la mia famiglia una volta sola, e solo per 1 ora.
Vi invito a venire il giorno 5 maggio alla corte d’assise di Bologna per assistere all’udienza, così potete capire meglio quello che sta succedendo.
Un saluto caro da Chabchoub Mohamed

Macomer, 23 aprile 2010