“vietato fare attività politica in carcere”, anche solo con delle foto
Ciao, ho ricevuto la vostra lettera ma dei sette fogli me ne hanno dato solo 1, il primo, il resto è al casellario. La motivazione è stata che “non si può fare attività politica in carcere” e dunque all’ufficio comando mi hanno solo fatto dare uno sguardo alle foto. Credo sia parte del “MONITORAGGIO DEL NUCLEO INVESTIGATIVO CENTRALE” a cui sono sottoposta, del resto la direttrice aveva anche chiesto la censura ma il magistrato di sorveglianza l’ha rigettata.
Il 7/3 abbiamo fatto, nella sez. III, un minuto di silenzio anticipato da questo testo: “l’anno scorso, con l’inizio del lockdown, le condizioni carcerarie peggiorarono ulteriormente. I colloqui furono interrotti, anche con l’avvocato e tutte le attività sospese. I detenuti di M. Opera, M. S. Vittore, Pavia, Modena, Bologna, R. Rebibbia e Foggia si rivoltarono e grazie a loro chi sta fuori si rese conto di quanto potesse essere difficile il quotidiano in carcere. Oggi facciamo un minuto di silenzio per ricordare 14 di loro che in quelle rivolte sono morti, dopo essere stati oltraggiati e picchiati. Ringraziamo anche chi ha avuto il coraggio di dar voce a chi purtroppo non ne ha più, facendo emergere cosa in quei giorni sia realmente accaduto e che le amministrazioni carcerarie e i media hanno cercato di occultare”.
All’incirca dieci giorni fa abbiamo scritto una lettera alla direttrice raccogliendo le firme anche della II sez chiedendo una chiamata in più alla settimana, visto che siamo nuovamente in lockdown e non facciamo colloqui, oggi ci ha risposto dandoci 2 chiamate in più al mese, anche videochiamate che durano un’ora.
Vi saluto esprimendo tutta la mia solidarietà per le donne e le/i compagne/i rinchiuse/i nelle galere di stato, per le compagne/i arrestate/i durante la manifestazione a Barcellona negli scontri contro la sbirraglia, per l’arresto del rapper Pablo Hazel.
La mia solidarietà va anche i ragazzi/e della periferia di Torino che sono stati/e arrestati/e per la manifestazione che si tenne per l’appunto a Torino contro la chiusura data dal lockdown, in cui furono rotte le vetrine e derubato il contenuto di alcuni negozi di lusso.
LIBERTÀ PER TUTTE E TUTTI
Fabiola