La notizia è arrivata intorno alle 16 di oggi: il Gip, dopo ore di interrogatori e di camera di consiglio, ha deciso la scarcerazione immediata di tutti e sei i manifestanti arrestati sabato pomeriggio a Roma nel corso della manifestazione nazionale.
La decisione è stata adottata dal Gip Riccardo Amoroso sulla base del fatto che nei confronti dei quattro dimostranti e delle due studentesse non esisteva alcuna prova della loro partecipazione agli scontri davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze, nonostante che nei loro confronti il Pm Luca Palamara avesse ipotizzato l’accusa di resistenza aggravata.
Era evidente fin da subito l’estraneità dei fermati rispetto agli scontri, tra l’altro di lievissima entità, che avevano caratterizzato soltanto un episodio all’interno della grande e determinata manifestazione che ha poi portato all’assedio del Ministero delle Infrastrutture a Porta Pia.
Eppure sei persone hanno dovuto trascorrere in carcere quasi quattro giorni, private della loro libertà personale e additate da tv e giornali come violenti. Che ora farebbero bene a chiedere scusa. Così come dovrebbero chiedere scusa coloro che decidendo il capo d’imputazione nei loro confronti avevano abusato in colpevole fantasia sostenendo che il fatto che i manifestanti in tasca o scritto a penna su un braccio avessero i numeri degli avvocati del Legal Team costituisse una ‘aggravante’ al reato già pesante di resistenza a pubblico ufficiale.
E’ bene che tutti, la prossima volta, portino con sé ai cortei il numero di un legale al quale affidarsi in caso di arresto perché come abbiamo visto sabato la repressione è cieca e colpisce nel mucchio.
Finché non è arrivata la notizia della liberazione, accolta da un’ovazione, da questa mattina alle 10 era in corso un presidio di massa davanti all’ingresso del carcere romano di Regina Coeli dove si stavano svolgendo gli interrogatori di garanzia dei sei compagni e compagne arrestati durante la manifestazione nazionale di sabato scorso dei movimenti sociali.
“Tutti liberi tutte libere” è stato lo slogan più volte scandito dai circa 200 manifestanti che hanno anche esposto uno striscione con la scritta: “Chi devasta e saccheggia le nostre vite è lo Stato, liberi tutti”. “Non accetteremo mai alcuna divisione tra buoni e cattivi, crediamo che l’intelligenza collettiva di una piazza sia responsabilità di tutti, sia quando va ‘bene’ che quando va ‘male’, e che nessuno debba mai sottrarsi a questo” affermano gli attivisti che stanno presidiando l’entrata del carcere sul Lungotevere.
Gli interrogatori, iniziati con forte ritardo, sono terminati poco dopo le 13 e poi i giudici si sono riuniti in camera di consiglio. Durante gli interrogatori gli avvocati della difesa hanno prodotto foto e filmati che attestano l’arbitrarietà degli arresti e della carcerazione per i loro assistiti e assistite, fermati dopo una carica in via XX Settembre davanti alla Sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze che ha travolto alcuni spezzoni del corteo che stavano semplicemente passando nel momento in cui alcuni gruppi di dimostranti incappucciati hanno bersagliato l’ingresso e i celerini di petardi. In attesa davanti all’ingresso del carcere romano stamattina anche i genitori di alcuni degli arrestati, in particolare quelli di Sara e Celeste, le due universitarie di Napoli rinchiuse a Rebibbia da sabato scorso e stamattina trasferite a Regina Coeli per gli interrogatori.
”Mia figlia – ha detto il padre di Celeste alle agenzie di stampa – si è fermata per aiutare una sua amica ad alzarsi da terra e poi è stata travolta dalla calca e gli agenti l’hanno fermata. Dalle immagini dei video si vede chiaramente che lei stava solo aiutando la sua amica ad alzarsi e io sono orgoglioso di questo gesto di solidarietà che ha avuto. Era a Roma solo per dimostrare democraticamente. L’avvocato mi ha detto che è serena in carcere. Abbiamo fiducia nella giustizia. Ieri sono andato al carcere a portarle un cambio, avrei voluto darle un libro di Sciascia ma non mi è stato permesso”.
Stanotte anche Napoli si è riempita di cartelli e striscioni che chiedono la liberazione degli arrestati alla manifestazione di sabato. Numerose statue e monumenti “hanno preso la parola” per amplificare questa rivendicazione.
Proprio a Napoli i movimenti e i collettivi studenteschi danno appuntamento per venerdì 25 ottobre per una nuova mobilitazione a sostegno delle parole d’ordine delle due giornate di lotta del 18 e 19 ottobre e per chiedere la liberazione immediata di tutti gli attivisti e i dimostranti arrestati. Scrivono i promotori nell’appello di convocazione del corteo che partirà alle 9,30 da Piazza del Gesù: “Per chiedere la libertà per tutti i manifestanti arrestati il 19 ottobre, e per tutti i ragazzi che sono in carcere solo per essersi ribellati a questo stato di cose, come già era successo il 14 dicembre del 2010 e il 15 ottobre del 2011. Per dimostrare a chi ci ha arrestato e criminalizzato che non ci hanno per nulla intimorito, anzi: che la nostra lotta continua e si allarga. Perché tutte quelle idee, quella rabbia, quei contenuti che erano in piazza a Roma trovino espressione anche nella nostra città, e magari cominci finalmente quella sollevazione di cui abbiamo tutti bisogno”.
A Napoli già per domani, giovedì 24 Ottobre, all’aula Matteo Ripa di Palazzo Giusso, è prevista una nuova assemblea pubblica a partire dalle 16.30 dopo quella già realizzata lunedì pomeriggio sfociata poi in un corteo improvvisato nelle vie del centro della città.
Luca Fiore da Contropiano
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