Se si continua a sperare in un futuro migliore, avremo il futuro che altri ci consegneranno. Se lottiamo per un futuro migliore avremo il futuro che noi immaginiamo…….. Auguri per un 2020 di LiberAzione, lotta e resistenza per tutte/i…..
Nel 2020 l’Osservatorio Repressione compie tredici anni …… e tra mille difficoltà, siamo ancora qui, a disposizione delle compagne e compagni, come voce indipendente, come collegamento di complicità solidale con tutte le realtà in lotta. Siamo un collettivo che crede che oggi non ci potrà essere nessun cambiamento in positivo senza una radicale messa in discussione dell’apparato penale che sostiene l’attuale dominio neoliberista.
In questi dodici anni abbiamo promosso e partecipato a molte iniziative abbiamo detto tante verità scomode. Molti ci hanno conosciuto perché siamo fuori dal coro. Ma sono anche in tanti coloro che auspicano la chiusura di questa esperienza.
“ Dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare” (4 giugno 1928, arringa finale del Pubblico Ministero Michele Isgrò del Tribunale Speciale Fascista nel procedimento a carico di Antonio Gramsci per i reati di attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all’odio di classe).
Non abbiamo la presunzione di paragonarci a Gramsci, naturalmente, ma è un dato di fatto che oggi ci sono sempre più leggi, manganelli, tribunali e carceri speciali per impedire ai nostri cervelli di funzionare.
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Grazie a tutte/i e affettuosi auguri per un 2020 di lotte e conquiste sociali
Le Compagne e i Compagni dell’Osservatorio Repressione
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Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna.
E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore.
Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.
Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati.
Antonio Gramsci
1 gennaio 1916, Avanti!, edizione torinese, rubrica Sotto la Mole