Libertà pubbliche e come la Ue si prepara a spiare i suoi cittadini con la scusa del terrorismo
Biometria, videosorveglianza, droni, controllo di comportamenti anomali, modelli matematici per identificare i sospetti. La Ue finanzia più di 190 programmi di ricerca su sicurezza e sorveglianza. A beneficio delle industrie, che riciclano tecnologie militari per tenere d’occhio la popolazione. Mentre è in discussione a Bruxelles un nuovo programma di ricerca, l’Europa continuerà a cedere alle lobby industriali miliardi da investire sul mercato della sicurezza?
Nomi curiosi come Tiramisu, Pandora, Lotus, Emphasis, Fidelity, Virtuoso, in apparenza acronimi inoffensivi, nascondono in realtà 195 progetti europei di ricerca sulla sicurezza e la sorveglianza, progetti inquietanti per la nostra libertà, finanziati da patnership pubblico-privato.
Ad esempio il progetto Indect che sta per Sistema d’informazione intelligente per l’osservazione, la ricerca e l’ispezione della sicurezza dei cittadini in ambiti urbani, lanciato quattro anni fa, permette una rivelazione automatica delle minacce e delle situazioni pericolose e capta l’utilizzo di coltelli o pistole. Naturalmente, tutto questo servirrebbe per combattere ”il terrorismo o altre attività criminali come il traffico di esseri umani o la pornografia pedofila”. Idect ispeziona ”automaticamente” i comportamenti sospetti utillizzando la videosorveglianza, gli audio e il traffico internet. Benvenuto su ”Minority Report’.
Quindi Indect è un sistema di sorveglianza che a partire da immagini e suoni presi in spazi pubblici e in rete, allerta i servizi di polizia in caso di situazioni giudicate pericolose: persone ferme in una strada trafficata, un movimento di folla, veicoli che passano troppo lentamente o un messaggio particolare sui social network. Questi criteri di ”anomalia” saranno definiti dalle forze di polizia. Il tutto alimenterà il motore di ricerca. Oltre a spiare gli spazi pubblici, Indect assicurerà la ”sorveglianza automatica e continua delle risorse pubbliche come siti web, forum di discussione, reti di scambi di materiale (peer to peer ndr.) e sistemi informatici individuali”. Ma tranquilli: sono previsti dei dispositivi per mascherare certi particolari privati, come i visi o le targhe delle auto! Le informazioni saranno criptate prima di attivare alle autorità.
Tra gli istituti di ricerca che parteciparanno al progetto, oltre a polizie e imprese, c’è l’università di Wuppertal in Germania specializzata in sicurezza dei trasporti e protezione civile in caso di catastrofi. L’università ritiene che queste tecnologie potrebbero prevenire situazioni come quella della Love Parade di Duisbourg, nel 2010, dove morirono 21 persone a causa della folla. Il portaparola dell’Università, Johannes Bunsch spiega che monitorare la velocità dei corpi è molto utile ad esempio in una stazione. Tuttavvia, chi corre per prendere un treno o reagià in maniera brusca per qualsiasi motivo finirà sul motore di ricerca connesso alla polizia. ”Il sistema può captare chi si allaccia le stringhe in un supermercato o prende delle foto nella hall di un areoporto e considerare anormale il suo comportamento, in realtà il sistema non sa se si tratta di un comportante sospetto. Solo registra le anomalie rispetto a comportamenti normali che noi gli avremo insegnato”, spiega il professor Dariu Gavrila dell’università di Amsterdam, che lavora sugli algoritmi dei comportamenti aggressivi. L’Unione europea finanzia il 75 per cento del progetto, con 15 milioni di euro. Il portaparola Bunsch dice che ”la decisione di come utilizzare la tecnologia tocca ai politici”. E’ proprio qui il problema: chi controlla questi programmi di ricerca e a beneficio di chi?
Per rispondere alle critiche, Indect si è dotato di un comitato etico. La composizione suscita parecchi pensieri: tra i nove membri ci sono due capi di polizia e un industriale delle aziende che partecipano al progetto…. E Indect non è il solo progetto di spionaggio generosamente finanziato dalla ue. Arena punta a creare un sistema mobile di sorveglianza ed è finanziato con 3 milioni di euro. Subito recupera i proprietari di bagagli non identificati. Samurai ”sorveglia comportamenti sospetti e anomali grazie a telecamere per una migliore conoscenza delle situazioni” negli areoporto e negli spazi pubblici… Lo hanno provato nel 2009 nell’areoporto di Heatrow a Londra e la Ue lo ha finanziato con 2,5 milioni di euro.
Morale: per questi dispositivi la Ue ha speso 1,4 miliardi di euro in cinque anni. Questa futura sorveglianza generalizzata si applicherà sui trasporti ferroviari, gli aeroporti e sui mari per allontanare i migranti. Questo programma solleva molti interrogativi, visto che sfugge a tutti i controlli democratici e le critiche della società civile. Un rapporto del Parlamento europeo del 2010 scrive che ”i rappresentanti della società civile, i parlamentari e tte le organizzazoini che si occupano di libertà civili e fondamentali sono stati messi da parte”.
Infatti non ci sono ong nel desk, ma solo imprese che si occupano sicurezza e difesa, come il gruppo franco-tedesco Eads, Thales France e Sagem e Morpho… ”Le imprese del settore non sono interessate tanto a sorvegliare la gente, quando a fare dei soldi”, commenta Jean-Claude Vitran, della Lega dei diritti dell’uomo.
D’altra parte il mercato europeo della sicurezza vale tra i 26 e i 36 miliardi di euro e ha 180 mila dipendenti, stime della Commissione europea. A livello mondiale il business sarebbe passato da 10 miliardi di euro a 100 miliardi in dieci anni….e alla fine hanno trovato il modo di rivendere al civile le tecnologie sviluppate a fini militari.
Ma non è ancora tutto: un settimo programma quadro europeo partirà alla fine del 2013 e si prevede che il budget del programma Horizon 2020 per il 2014-2020, aumenterà. E sembra che i programmi sulla sicurezza prendano il 2,1% del totale del programma quadro, quindi 1,6 miliardi di euro. L’industria della sicurezza dispone di un alleato dentro il processo legislativo europeo. Uno dei relatori del progetto Horizon 2010 è infatti il deputato conservatore tedesco Christian Ehler, presidente di un consiglio di amministrazione di un’organizzazione lobbista che raccoglie le aziende tedesche per la sicurezza, German european security Association (GESA). ”Se ci avessero dato retta non ci sarebbe stato nessun capitolo sicurezza nel programma, altro che 2 per cento per la ricerca”, dice Philippe Lamberts, eurodeputato belga dei Verdi.
tradotto da manifestiamo.eu
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