L’Italia si colloca al sesto posto a livello mondiale per la vendita di armamenti pesanti e i venti di guerra ingrassano i conti di Leonardo.
Se qualcuno aveva dei dubbi sul fatto che l’Italia scommetta sempre di più sulla vendita delle armi il rapporto Sipri, l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma, glieli toglie definitivamente. Roma si piazza al sesto posto al mondo come esportatore di sistemi di armamento nel quinquennio 2019-2023 dopo Stati Uniti, Francia e Russia.
Ma il dato davvero sorprendente è la crescita esponenziale dell’export: +86%, passando dal 2,2% al 4,3% dei volumi complessivi internazionali esportati. Già nel report dell’anno scorso il Sipri certificava una nostra crescita del 45%.
Quest’anno ci indica come il paese con la crescita maggiore. Per dire, la Francia al secondo posto è cresciuta del 47%. Ma a preoccupare è conoscere dove vanno a finire le nostre armi: al primo posto troviamo il Qatar (27%), poi l’Egitto (21%) e al terzo il Kuwait (13%). Ma siamo anche il secondo esportatore in Turchia (rappresentiamo il 23% delle armi acquistate da Ankara) e il terzo in Israele (0,9%). Complessivamente il 71% delle esportazioni italiane è stato destinato al Medioriente. Al Qatar (terzo più grande importatore di armi al mondo) abbiamo venduto 4 fregate. Due all’Egitto.
Diciamo che con il governo Meloni e le guerre nel mondo hanno dato una spinta propulsiva nell’ultimo anno, per la gioia del ministro della difesa Crosetto.
Il volume globale dei trasferimenti internazionali è comunque leggermente diminuito (-3,3%).
I dati principali
Molte le riflessioni che ci offre l’ultimo report del Sipri. Le importazioni europee di armamenti sono quasi raddoppiate. Le esportazioni statunitensi, francesi e, appuntano, quelle italiane sono cresciute, mentre quelle russe sono diminuite drasticamente.
I volumi maggiori importati sono affluiti all’Asia, all’Oceania e al Medioriente, dove si trovano nove dei dieci maggiori importatori di armi. Calano quelle africane, a causa del crollo delle importazioni algerine e marocchine.
Queste in estrema sintesi le principali novità del nuovo rapporto Sipri.
La svolta è la guerra in Ucraìna
Come facilmente prevedibile, è stata la guerra in Ucraìna a dare un’impronta ai nuovi dati, soprattutto nell’ultimo anno. Gli stati europei hanno quasi raddoppiato le loro importazioni (+94%) tra il 2014-18 e il 2019-23. Gli Stati Uniti hanno aumentato le esportazioni del 17%, mentre le esportazioni russe si sono dimezzate. Mosca è scalata di un gradino nella classifica, piazzandosi per la prima volta al terzo posto dopo la Francia.
Gli Stati Uniti hanno rappresentano circa il 55% delle importazioni degli stati europei, rispetto al 35% degli anni dal 2014 al 2018. Significa che nell’ultimo quinquennio le importazioni sono state superiori del 94% rispetto ai 5 anni precedenti. La parte del leone, come era facilmente prevedibile l’ha fatta l’Ucraìna che si è rivelata il più rilevante importatore europeo e il quarto al mondo: almeno 30 stati hanno fornito armamenti pesanti a Kiev a partire dal febbraio 2022.
Dopo gli Usa, tra i principali esportatori ai paesi europei ci sono state Germania (6,4%) e la Francia (4,6%) delle importazioni
Export europeo
Allo stesso tempo, però, l’Europa è responsabile di circa un terzo delle esportazioni globali, compresi i grandi volumi diretti al di fuori della regione. Un dato che conferma la forte capacità militare-industriale dell’Europa.
Secondo il ricercatore senior del Sipri Pieter Wezeman, «le esportazioni di armi degli Stati Uniti sono cresciute del 17% e la loro quota sul totale delle esportazioni globali è aumentata dal 34 al 42%. Gli Usa hanno consegnati armamenti a 107 stati tra il 2019 e il 2023 più di quanto non sia avvenuto in qualsiasi precedente periodo e molto di più di qualsiasi altro paese esportatore. Washington e i paesi dell’Europa occidentale hanno rappresentato, insieme, il 72% di tutte le esportazioni di armi nel periodo considerato, rispetto al 62% nell’arco 2014-18.
«Gli Stati Uniti hanno rafforzato il loro ruolo globale come fornitori di armi, in un momento in cui il dominio economico e geopolitico degli Usa viene messo in discussione dalle potenze emergenti», il commento di Mathew George, direttore del programma di trasferimento di armi del Sipri.
Altro dato importante è il sorpasso della Francia su Mosca. Le esportazioni di Parigi sono cresciute del 47% e il 42% delle sue esportazioni è andato agli stati dell’Asia e dell’Oceania, mentre un altro 34% al Medioriente. Il principale destinatario è stata l’India (quasi il 30%). L’aumento globale delle esportazioni francesi è dovuto, in gran parte, alle consegne di aerei da combattimento all’India, al Qatar e all’Egitto.
La Russia merita un capitolo a sé stante. I suoi volumi di esportazione si sono più che dimezzati (-53%) in seguito alle sanzioni derivanti dal conflitto in Ucraìna. Il declino è stato rapido nel corso degli ultimi cinque anni. E mentre Mosca aveva esportato armamenti in 31 stati nel 2019, ne ha inviato solo in 12 paesi nel 2023. Le aree che hanno beneficiato dei suoi armamenti pesanti sono state Asia e Oceania (68%), con l’India che rappresenta il 34% e la Cina il 21.
Importatori
La quota maggiore dei trasferimenti di armi va all’Asia, con l’India al primo posto, seguita da Arabia Saudita, Qatar, Ucraina e Pakistan. Gli stati dell’Asia e dell’Oceania hanno rappresentato il 37% di tutte le importazioni, seguiti dai paesi del Medioriente (30%), dell’Europa (21%), delle Americhe (5,7%) e dell’Africa (4,3%).
La maggior parte delle importazioni di armi da parte dei paesi del Medioriente è stato fornito dagli Stati Uniti (52%), dalla Francia (12%), dall’Italia (10%) e dalla Germania (7,1%).
E l’Africa?
Le importazioni sono diminuite del 52% tra il 2014-2018 e il 2019-23. Ciò è dovuto principalmente al crollo dei dati dei due importatori nordafricani: Algeria (-77%) e Marocco (-46%).
Complessivamente, l’Africa ha rappresentato il 4,3% di tutte le importazioni. Nel quinquennio 2014-2018, il dato era l’8,8%
L’Egitto, che il Sipri colloca nel Medioriente, è stato il settimo importatore di armi al mondo. Ha acquistato più di 20 aerei da combattimento e un totale di 10 grandi navi da guerra volte ad aumentare il suo arsenale militare.
Complessivamente i principali fornitori nell’ultimo quinquennio sono stati la Russia (24%) gli Stati Uniti (16%), la Cina (13%) e la Francia (10%).
Cambia la classifica se teniamo conto dell’area subsahariana: la Cina, che rappresenta il 19% delle consegne, ha superato la Russia come principale fornitore di armi.
Tuttavia in valori assoluti si sono registrati notevoli cali nelle importazioni sia dalla Cina (-23%) che dalla Russia (-44%). La Francia è stata il terzo fornitore (11%) e la Turchia il quarto (6,3%), soprattutto grazie alla vendita di elicotteri da combattimento alla Nigeria e di aerei da addestramento/combattimento e di veicoli aerei senza equipaggio (droni) a diversi stati.
Gli Stati dell’Africa subsahariana hanno rappresentato il 2,2% di tutte le importazioni di armi che sono calate del 9% rispetto al quinquennio 2014-18.
I tre maggiori importatori di armi nella subregione sono stati la Nigeria (16%), Angola (9,2%) e Senegal (9,2%).
Ordini per 17,9 miliardi di euro (+3,8% sul 2022) e ricavi pari a 15,3 miliardi (+3,9%). Sono gli indicatori principali nei risultati preliminari del 2023 del gruppo Leonardo, approvati dal consiglio di amministrazione. L’ex Finmeccanica ha beneficiato della guerra tra Russia e Ucraina, che sta premiando per volume di ordini, ricavi ed esplosione delle quotazioni in Borsa le aziende che producono armi ed equipaggiamenti militari .Dall’inizio del 2022 ad oggi il prezzo delle azioni della società è più che triplicato (+217%).
Questi dati sono il frutto delle politiche di riarmo e della corsa alla guerra di cui i beneficiari sono l’apparato militare industriale e la finanza che sostiene l’industria bellica ,a scapito degli investimenti nel welfare e in altri settori come la sanità e l’istruzione.
(fonti Nigrizia e Radio Black Out)
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