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Lo sporco baratto italo-libico e il neo-genocidio liberista dell’UE

Dopo la scelta europea del 2015, la tragedia dei migranti in Grecia, poi i 6 miliardi offerti al neo-sultano fascista e affarista Erdogan per trattenerli a prescindere dalla schiavizzazione assicurata anche dei bambini tramite i circa 100 mila neo-padroni siriano-turchi, era apparso chiaro che si andava verso il massacro. Come si evince ora dalla “brillante” operazione realizzata dal fulgido ministro Minniti “tutto si tiene”: il demagogico stop degli arrivi in Italia passa per il “reclutamento” di una nota banda criminale che così diventa forza legittima dello stato libico e che –soprattutto- promette di garantire gli interessi e attività dell’ENI-Agip in Libia –fra cui lo stop dei furti e del contrabbando del petrolio e le minacce di sequestro di tecnici italiani- e anche di Finmeccanica e il mercato degli armamenti italiani. In altri termini siamo davanti alla stessa logica che governa la riproduzione delle guerre permanenti, dei disastri sanitari, ambientali ed economici, delle neo-schiavitù e lo sprezzo totale dei migranti disperati, siano essi scampati alle guerre, alla fame, alle epidemie, al disastro economico e a ogni sorta di violenza e dominio (tranne una piccola parte affidata al business di ONG embedded cioè dell’umanitario neoliberista[1]).

La documentazione che illustra i diversi aspetti e anche i dettagli dell’escalation è ampia e articolata. La sequenza comincia nel 1990 cioè dopo il crollo del socialimperialismo sovietico che evidentemente non regge la competizione neo-liberista giostrata dai think tanks statunitensi; ma va ricordato che la premessa è nel Fiscal Year di Weimberger nel 1979[2] quando afferma che gli USA non possono più tollerare la crisi della loro egemonia mondiale non tanto per opera del mondo “comunista”, ma soprattutto a causa dell’autonomizzazione di diverse aree nei Sud del mondo. E per giustificare il lancio delle guerre contro questi Sud i think tanks usa incitano alla guerra ai narcotrafficanti e a tutte le mafie, e agli “stati canaglia”. La pseudo bonifica delle terre dei narcos scalfisce poco questi mentre devasta la Colombia e fa sprofondare il centro America e parte dell’America latina nel disastro grazie alla guerra finanziaria e l’imposizione di misure che aumentano l’impoverimento[3]

Il 1990 è anche l’anno della prima guerra del Golfo e l’anno dell’istituzione di Frontex. La costruzione dell’Unione europea si configura definitivamente come quella di un’entità finanziaria dominata dai grandi gruppi di interessi che sono prima di tutto tedeschi, inglesi e francesi. Le lobby (tutte transnazionali) oggi dominano l’UE. E la difesa della cittadinanza europea si configura in antitesi all’immigrazione: il proibizionismo delle migrazioni serve quindi a produrre precarizzazione, inferiorizzazione e neo-schiavitù giustificandosi anche con la criminalizzazione razzista. In realtà, tale trattamento sperimentato sugli immigrati si estende a parte degli stessi cittadini europei. Si innesca allora un continuum fra riproduzione delle guerre permanenti nelle diverse aree del mondo e in particolare in Iraq, Afghanistan sino alla Siria, oltre che in Africa, guerra alle migrazioni e guerra per la sicurezza nei paesi ricchi (contro le inciviltà urbane, per il “decoro, la morale e l’igiene”, contri gli immigrati “criminali” e contro il terrorismo). Il terrorismo diventa essenziale per legittimare la riproduzione delle guerre permanenti e le lobby finanziario-militari-poliziesche, sempre più intrecciate con quelle del petrolio e della produzione di energia, con quelle delle nuove tecnologie, lo alimentano promuovendo Al Qaeda e poi l’ISIS, a cui sono forniti armamenti, mezzi di ogni tipo e anche connessioni satellitari tramite gli emirati o tramite gli intermediari mercanti di armamenti e trafficanti di rifiuti tossici nonché di organi di umani[4]. La guerra di Israele contro i palestinesi dal dopo 1945 costituisce il paradigma della riproduzione delle guerre permanenti, la guerra al terrorismo soprattutto dopo l’11/09/2001 è la prima giustificazione di questa riproduzione e la guerra alle migrazioni ne fa parte alimentando l’antitesi fra cittadinanza dei paesi ricchi e gli altri, sino a far prevalere il razzismo violento in particolare nell’Unione europea. Ma, attenzione: queste due guerre (quella al terrorismo e quella alle migrazioni) sono essenziali per la distrazione di massa, cioè per occultare sia le vere ragioni della riproduzione delle guerre permanenti, sia le attività distruttive/devastanti che le imprese dei paesi dominanti svolgono nel resto del mondo e in parte anche in questi ultimi. Sono appunto queste attività che producono la diffusione del cancro con circa 13 milioni di morti l’anno a livello mondiale a cui si aggiungono le morti per altre malattie provocate da condizioni di lavoro e di vita malsane, da malasanità o assenza di cure, da alimentazione nociva o insufficiente oltre ai morti dovuti a disastri ambientali evidenti in casi di inondazioni, terremoti, uragani[5]. A questo si aggiungono la diffusione delle neo-schiavitù, che si può stimare colpisca probabilmente 10 volte di più dei 46 milioni di persone stimate alquanto discutibilmente da una fondazione di un miliardario mecenate umanitario australiano[6], e le migrazioni “disperate” per scappare dalle guerre, dalla fame e da angherie di ogni sorta. E come si constata sia negli Stati Uniti che in Europa e anche negli Emirati, dal 1990 il proibizionismo delle migrazioni, i dispositivi anche normativi per l’inferiorizzazione e il rigetto degli immigrati nell’irregolarità e quindi le pratiche correnti sia dei padroncini, caporali e delle polizie sono assai efficaci per assicurare la riproduzione di “clandestini”, cioè manodopera schiavizzabile.

Il caso dello sporco baratto italo-libico è per certi versi emblematico anche per l’encomio che ha avuto da parte delle autorità europee sino a farne un “ottimo esempio da seguire” (secondo Macron, Juncker e altri). Come è stato svelato da diversi reportage[7], il governo italiano ha pagato una milizia di criminali libici. L’operazione non poteva che essere diretta dal ministro Minniti da lungo tempo diventato il principale referente politico di servizi segreti, militari e forze di polizia[8]. Si deve sicuramente a lui la trovata del baratto con il capo della banda di contrabbandieri-trafficanti criminali libici, Ahmed Dabbashi e il fratello : oltre 10 milioni di dollari in cambio della conversione di tale banda in brigata 48 integrata nei ranghi dello stato libico come forza armata addetta a controllare la costa per impedire partenze di migranti[9]. Ma quello che il ministro non dice e quasi tutti fanno finta di ignorare è che il vero scopo del baratto è di salvaguardare gli interessi e le attività dell’ENI-AGIP in Libia, interessi minacciati dai contrabbandieri e bande come quella degli Dabbashi che spesso sequestrano tecnici o minacciano di dare alle fiamme pozzi e raffinerie. Come dice il sindaco di Sabratha a Lorenzo Cremonesi, questa è la Libia: il solo modo di “governare” la situazione è di dare tanti soldi ai trafficanti per integrarli nei ranghi dello stato libico come forze legittime. Ricordiamo che tale prassi non è per nulla nuova: la prima Elisabetta d’Inghilterra integrò i pirati nella sua marina militare per conquistare il sea power, la supremazia su mare e il successo coloniale. E a questo si sovrappone la “necessità” italiana di mantenere ottimi rapporti con l’Egitto sia per gli stessi interessi ENI, sia perché è il paese più influente in Libia e in quell’area del Mediterraneo e quindi nel mercato informale di armamenti. Ovviamente, difronte a cotanta “ragion di stato” (cioè lo stato dell’ENI e Finmeccanica) la “verità per Regeni” non merita alcuna attenzione. Come dice in proposito Mattia Toaldo (European Council on Foreign Relations -Ecfr di Londra), è “singolare” la visita di Minniti in Libia per incontrarsi col generale Khalifa Haftar, un’autorità non riconosciuta da tutti, e una visita che comunque spetta al ministro degli esteri e non a quello degli interni.

Così la brigata 48 garantisce il blocco delle partenze, rastrella i migranti e li rinchiude in centri di detenzione che come si vede in alcuni video e come raccontano la presidente di Medici senza Frontiere, la commissaria Malmström e altri, sono lager. «Migranti e rifugiati sono ammassati in saloni bui e sporchi, senza ventilazione. Vivono gli uni sugli altri e sono costretti a fare i loro bisogni fisiologici per terra. A piccoli gruppi, sono costretti  a correre nudi nel cortile sino a cadere per terra sfiniti o svenuti. Gli aguzzini violentano le donne prima di costringerle a contattare le loro famiglie, implorando invii di soldi per poter sottarsi a tale schiavitù e a tale inferno” (Joanne Liu).

Il ministro Minniti è stato molto prodigo di interventi pubblici per vantare il successo della sua opera giustificandola innanzitutto come un’azione di “sicurezza di sinistra” e per “salvare i rischi per la nostra democrazia” minacciata dall’ascesa della paura e del razzismo (la sua caricatura da parte di Crozza è assai efficace[10]). La storia dell’approdo dell’ex-sinistra[11] continua quindi a rinnovarsi in Italia come nel resto d’Europa.

Da notare che il cosiddetto arresto degli arrivi di migranti non può che essere temporaneo. Dappertutto si sa dell’inferno libico; i migranti non arrivano più in Libia e stanno già sperimentando altre strade. E non ci si dovrà stupire se qualche giovane che riesce a salvarsi dall’inferno libico comprendendone la responsabilità italiana ed europea possa avere la tentazione suicida di passare all’atto terrorista.

Salvatore Palidda

pubblicato amche su Effimera

Note

[1] F. Martini, 2017, “Il Mar Mediterraneo è militarizzato ma non c’è, ufficialmente, nessuna guerra”, in stampa su REMHU, Revista Interdisciplinar da Mobilidade Humana.

[2] Si tratta del rapporto annuale al Congresso dell’allora Segretario di Stato Weimberger. Sulla RMA e l’evoluzione delle guerre contemporanee dal 1990 a oggi cfr. http://www.oapen.org/search?identifier=391032.

[3] Cfr. A. Joxe, Les guerres de l’empire global. Spéculations financières, guerres robotiques, résistance démocratique, La Découverte, 2012.

[4] La più importante fiera degli armamenti strategici del mondo si chiama Idex e si tiene a Dubai. L’Italia vi è presente e attivissima (con la ministra Pinotti, De Gennaro, presidente di Finmeccanica, Minniti, sottsegr. ai servizi segreti, generali e capi delle 32 imprese. Lo stesso dicasi degli altri paesi NATO, della Russia e della Cina. Un appuntamento analogo si svolge ogni due anni in Giordania. Come scrive Enrico Piovesana: “Il rapporto Guerre di frontiera, promosso dalla ong olandese Stop Wapenhandel, spiega che le aziende che fanno profitti grazie alle politiche di “contrasto all’immigrazione clandestina” sono le stesse che forniscono armamenti in Medio Oriente e Africa”. Kuwait e Qatar sono fra i primi a far arrivare armi all’ISIS, armi vendute loro dall’Italia, Francia, altri paesi NATO.

[5] Su questi profili e quelli immediatamente successivi cfr. S. Palidda (a cura di), Governance of Security and Ignored Insecurities in Contemporary Europe, Abingdon: Routledge, 2016.

[6] Il “metodo” ridicolo di questa stima consiste nell’affidarla a un sondaggio Gallup: cfr. https://www.globalslaveryindex.org/findings/; la neo-schiavitù colpisce sia precari che lavoratori al nero, sia nazionali che immigrati regolari e “clandestini” ed anche bambini e per le donne https://www.mediapart.fr/journal/international/020917/migrants-en-libye-le-pacte-pourri-entre-rome-les-garde-cotes-et-les-trafiquants è spesso connessa alla violenza sessuale.

[7] si vedano in particolare gli articoli di Carine Fouteau e altri su Médiapart ([1]; [2]; [3]; [4]; [5]; la lettera della presidente di Medici senza Frontiere; la dichiarazione della commissaria europea Malmström; il documento del Consiglio di Sicurezza ONU;  il rapporto OIM; il reportage della Associated Press; e quello di Middle East Eye.

[8] La sua carriera per arrivare a tale obiettivo è cominciata con D’Alema capo del governo e con la creazione della sua Fondazione, l’ICSA, con presidente Cossiga che ne è stato il Virgilio in questo “mondo”. E va da sé che la carriera politica dell’on. Minniti va di pari passo con quella del prefetto De Gennaro che da capo della polizia passa a capo dei servizi segreti e vedi caso a capo di Finmeccanica a conferma che non si vendono armi senza l’opera preziosa degli agenti dei servizi.

[9] Oltre ai riferimenti alla nota 6 si veda anche il video-reportage di Lorenzo Cremonesi.

[10] Crozza fa dire a Minniti: «non possiamo lasciare il fascismo ai fascisti»; da parte sua Gino Strada ha bollato Minniti come sbirro.

[11] http://effimera.org/appunti-epistemologia-della-conversione-liberista-della-sinistra-salvatore-palidda/; si pensi a Valls che ha voluto superare Sarkozy e ora a Renzi che “scopre” lo slogan di Salvini e ancora altri fra i quali il sig. Bertinotti che va a farsi osannare al meeting annuale di Comunione e Liberazione.