In queste settimane abbiamo assistito ad un’infame caccia all’untore nero. “I migranti stanno trasmettendo il Covid-19 agli italiani” il leit motiv estivo.
La vergognosa vicenda dei 6 minori stranieri non accompagnati detenuti dal 29 luglio nel lager-hotspot di Messina consente invece di ribaltare la strumentale narrazione.
Riteniamo infatti che oltre ad aver violato le norme del diritto internazionale e le leggi italiane in materia, le autorità governative e i loro rappresentanti locali, le forze armate e di polizia debbano rispondere anche in sede giudiziaria per non aver assolutamente predisposto idonee misure di prevenzione dai possibili contagi a favore dei migranti e degli stessi operatori dei centri-ghetto.
Le autorità italiane hanno deliberatemene consentito che venissero ammassati centinaia di migranti (adulti e minori insieme) in strutture fatiscenti come gli hotspot di Lampedusa, Pozzallo e Bisconte-Messina (- dopo averli deportati per mezza Sicilia- ) e dopo che gli stessi erano stati a stretto contatto con persone di cui erano state accertate le gravi condizioni di contagio da coronavirus.
Abbiamo la certezza infine che in talune occasioni i test sierologici e i tamponi sono stati effettuati irresponsabilmente solo molto dopo i comprovati contatti e senza alcun doveroso distanziamento tra le persone. Andrebbe infine accertato se i test stessi siano stati fatti nel rispetto dei protocolli sanitari vigenti (uso di dispositivi d’i protezione e mascherine del personale sanitario, ecc.).
Si fomenta la xenofobia e il razzismo mentre si condanna al contagio centinaia di persone. molti dei quali, minorenni. Davvero un’ottima estate, quella di Conte, Lamorgese, Salvini & C….
Antonio Mazzeo
da facebook
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Un gruppo di minori stranieri non accompagnati detenuti illegalmente nell’hotspot di Messina
Due ragazzi di 17 anni, uno di 16 e uno ancora di 15 anni compiuti solo il 10 luglio scorso. Dal 29 luglio 2020, in violazione delle leggi italiane e del diritto internazionale, quattro adolescenti di nazionalità tunisina sono trattenuti in stato di detenzione nell’hotspot per migranti di Messina-Bisconte, un vero e proprio lager realizzato tre anni fa perfino in spregio alle normative urbanistiche.
L’ennesimo scandalo della malaccoglienza in Sicilia è stato rilevato dall’avvocato Carmelo Picciotto dell’Associazione per gli Studi sull’Immigrazione (ASGI) in una nota inviata il 12 agosto al Prefetto, al Questore, al Garante regionale delle persone detenute e al Garante dell’infanzia del Comune di Messina. “Sono stato contattato giorno 8 da un cittadino tunisino che risiede e lavora in Italia che mi ha segnalato che nell’hotspot dell’ex Caserma Gasparro sono presenti due suoi cugini minorenni provenienti dalla provincia di Monastir”, spiega il legale. “Ho formalmente fatto richiesta alle autorità competenti di verificare la correttezza delle informazioni e a provvedere per disporre la collocazione dei minori predetti in altre strutture. Mi ha risposto ieri solo il garante dell’infanzia assicurandomi il suo interessamento, ma i minori sono sempre lì a Bisconte, in una struttura di detenzione assieme ad adulti”.
Dalle informazioni in nostro possesso, nel lager di Bisconte i cittadini tunisini di minore età provenienti da Monastir sono quattro, a cui si aggiungerebbe un altro ragazzo originario della città di Zarzis. I minori erano giunti a Lampedusa la notte del 25 luglio, dove sono stati trattenuti per tre giorni all’interno dell’altro hotpost-inferno, quello di contrada Imbriacola. Poi la deportazione manu militari in nave sino a Messina. Dal 29 luglio i cinque adolescenti tunisini sono costretti a vivere in promiscuità insieme a una moltitudine di migranti adulti, alcuni dei quali, nei giorni scorsi, sarebbero stati allontanati e messi in isolamento perché risultati positivi ai tamponi anti-Covid 19. Perplessità sugli accorgimenti precauzionali adottati per impedire i contagi all’interno del centro detentivo di Messina-Bisconte e sulle stesse modalità di esecuzione dei test sono state espresse dai congiunti dei minori illegalmente detenuti. “I nostri ragazzi ci hanno detto che con loro c‘è pure un ragazzo minore proveniente dalla Somalia, anch’egli costretto da più di 20 giorni a convivere con centinaia di persone senza il rispetto di alcun distanziamento”.
“Aldilà della gravità dell’intera vicenda, quello che preoccupa maggiormente ragazzi minorenni vengano messi in una struttura detentiva con adulti”, aggiunge l’avvocato Carmelo Picciotto. Gravissimo il silenzio e l’immobilismo delle autorità della città di Messina: ancora una volta regna sovrana l’insensibilità e incapacità di garantire tutela e diritti alle categorie protette, prime fra tutte quella dei minori stranieri non accompagnati.
Antonio Mazzeo
da pressenza