L’occhio dei servizi di sicurezza sull’Italia e i movimenti sociali. E’ stata presentata, come ogni anno, la Relazione al Parlamento dei servizi di sicurezza.
di Federico Rucco
La relazione annuale viene elaborata sia dai servizi segreti interni (Aisi) che da quelli esteri (Aise). Nel primo caso le elaborazioni dei servizi di sicurezza si fondano sui rapporti di polizia e carabinieri.
Ogni anno a febbraio viene resa pubblica la versione consegnata al Parlamento e in essa c’è il come i servizi guardano al paese, alle minacce che incombono sulla sua sicurezza, ma anche ai soggetti politici e sociali che si muovono mettendo in discussione il sistema dominante.
Inevitabilmente un ampio spazio viene dedicato al conflitto russo-ucraino, analizzato sotto molti aspetti, e in un capitolo apposito si individuano le cosiddette “minacce ibride” da parte di Russia e Cina, soprattutto sul piano dell’informazione e dell’informatica.
C’è una intera parte dedicata alla situazione della sicurezza su vari teatri internazionali, con particolare attenzione al Medio Oriente, nel Maghreb e in Africa, ossia le aree di diretto interesse strategico dell’Italia.
Ma i capitoli che meritano un maggiore interesse sono quelli contro le cosiddette “minacce interne”.
Agli anarchici ovviamente, e come ormai ogni anno, vengono dedicate diverse pagine. “Sul fronte eversivo interno, le evidenze acquisite nel 2022, puntualmente condivise con le Forze di polizia, hanno nuovamente qualificato la minaccia anarcoinsurrezionalista come la più concreta e vitale, caratterizzata da componenti militanti determinate a promuovere, attraverso una propaganda di taglio fortemente istigatorio, progettualità di lotta incentrate sulla tipica “azione diretta distruttiva”.
Vale la pena ricordare che, da questo “mondo” considerato pericolosissimo, secondo la stessa relazione, è arrivata come massima espressione terroristica… un pacco inesploso inviato a Leonardo.
Relativamente a quelli che i servizi di sicurezza definiscono i “circuiti marxisti leninisti” vengono segnalate la partecipazione “alla mobilitazione anarchica a sostegno di Alfredo Cospito, con iniziative dirette a richiamare l’attenzione pure sui “prigionieri politici” delle BR-PCC, anch’essi sottoposti al c.d. “carcere duro”.
Altro tema evidenziato nelle relazione dei servizi è quello della mobilitazione contro la guerra. “Il conflitto russo-ucraino ha ravvivato pulsioni antimilitariste, caratterizzate, per tali settori, da marcate posizioni “internazionaliste” e anti-atlantiste e da una visione che denuncia la “tendenza alla guerra” come prosecuzione del “dominio capitalista”.
Nel medesimo ambito tematico, il tradizionale attivismo in solidarietà ai popoli “vittime dell’imperialismo” ha seguitato a evidenziare un significativo impegno nel sostegno alla “resistenza” palestinese e curda, anche in collaborazione con omologhe reti internazionali.
Una sottolineatura viene fatta anche alle iniziative congiunte tra operai e studenti sul versante del mondo del lavoro dove, secondo gli apparati statali “le tipiche interpretazioni in chiave di “contrapposizione di classe” delle dinamiche socio-economiche si sono nuovamente tradotte in tentativi d’inserimento, ricercando peraltro il supporto di altre compagini dell’antagonismo di sinistra e di collettivi studenteschi, in delicate vertenze occupazionali, al fine di favorire, sebbene con aspettative di lungo periodo, la trasposizione su un piano di militanza politico-ideologica delle specifiche rivendicazioni dei lavoratori”.
L’analisi dei servizi di sicurezza si allarga poi a quella che definisce l’area antagonista dove, secondo la relazione, “Le molteplici ed eterogenee realtà del movimento antagonista hanno concentrato la propria attenzione sulla sensibile congiuntura socio-economica scaturente dagli effetti della guerra in Ucraina, tratteggiata, dalla propaganda d’area, innanzitutto come uno scontro tra due “blocchi imperialisti”.
Curioso poi che i servizi di sicurezza ritengano che il tema della guerra sia “strumentalizzato”. Curioso perché la guerra è contraddizione prioritaria da cui ne derivano, a cascata, molte altre. Nella relazione si ritiene che “Nella lettura antisistema, il tema della guerra è stato strumentalmente intrecciato ad altre, tradizionali campagne antagoniste, in una prospettiva strategica d’“intersezionalità delle lotte”.
I servizi di sicurezza acquisiscono dunque dal linguaggio dei movimenti il concetto di intersezionalità, ma lo declinano soprattutto come preoccupazione su una possibile ricomposizione dei vari fronti e dei settori del conflitto politico e sociale.
“Le acquisizioni informative hanno rilevato la diffusione di narrativa tesa a coniugare antimilitarismo, problematiche lavorative, carovita, sostegno ai migranti, questione ambientale e dossier energetico, con l’intento – apparso nei fatti, tuttavia, velleitario – di creare cartelli mobilitativi il più possibile unitari e coesi in grado di attribuire maggior peso e visibilità alle proteste”.
Si sono evidenziati tentativi di avviare processi di convergenza anche tra diverse lotte territoriali, come, ad esempio, le mobilitazioni locali che si oppongono, in varie aree del Paese, alle linee ferroviarie ad alta velocità, rivisitate in chiave antimilitarista in relazione al presunto uso di tali infrastrutture per finalità di logistica militare”.
Interessante quest’ultimo dossier nell’attenzione dei servizi di sicurezza contro i movimenti. Solo recentemente si è infatti aperta una analisi nel movimento No Tav sul nesso tra questa grande opera e le esigenze della mobilità militare in Europa da parte della Nato.
Altrettanto emblematica è l’attenzione verso – e contro – i movimenti degli studenti che, come visto prima, risultano “attenzionati” anche per i percorsi di convergenza con gli operai e le mobilitazioni sui temi ecologici.
Nella relazione viene infatti rilevato che: “Segnali di un significativo attivismo antagonista sono, poi, emersi tra le file dei collettivi studenteschi, mobilitatisi in opposizione al paradigma formativo di “alternanza scuola-lavoro”, e sul fronte dell’ecologismo militante, che, anche nel 2022, ha dimostrato una discreta capacità mobilitativa, sostenuta da appelli ad attivarsi contro i presunti legami tra “crisi ecologica, emergenza migratoria e guerra”, considerate tutte dirette conseguenze del “sistema capitalista globale”.
Infine, ma non certo per importanza, i servizi di sicurezza anche nella relazione di quest’anno appaiono preoccupati delle lotte ambientaliste.
Preoccupazioni per i giovani ecologisti di “Ultima generazione” ma anche per le mobilitazioni territoriali come quella contro il rigassificatore a Piombino.
Nella relazione dei servizi viene infatti segnalato che: “In linea con tali richiami, si è assistito a un incremento delle contestazioni ambientaliste, che, oltre a cortei e presidi, hanno fatto registrare, sulla falsariga di quanto già visto all’estero a opera di agguerriti circuiti ecologisti internazionali, iniziative ad alto impatto mediatico, tra cui azioni d’imbrattamento di opere d’arte, di sedi istituzionali e di aziende del comparto energetico, nonché, in alcuni casi, foriere di turbative all’ordine pubblico, come blocchi alla viabilità extraurbana.
Si è, infine, rilanciato il dibattito sulle scelte governative di allocazione dei fondi del PNRR e sulle politiche di transizione ecologica, nel cui ambito sono emerse evidenze circa l’intenzione d’intensificare l’impegno antagonista nelle campagne di protesta contro la realizzazione, in alcune zone del territorio nazionale, di sistemi di stoccaggio di gas naturale e di rigassificatori”.
In conclusione, non avendo davanti “grandi minacce” da affrontare, i servizi “promuovono” a nemici terribili i normali movimenti di protesta che ogni politica neoliberista produce come conseguenza di scelte politiche ed economiche esplicitamente antipopolari.
da contropiano
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