Il gesto irresponsabile di un calciatore turco riporta alla ribalta l’inquietante presenza in Europa dell’organizzazione razzista e fascista responsabile di crimini contro dissidenti e minoranze etnico-religiose
di Gianni Sartori
Nonostante la loro presenza non risulti gradita in Europa (la Francia li ha messi fuorilegge, in Austria il gesto del lupo può costare un’ammenda di 4mila euri) la presenza ingombrante dei “Lupi Grigi” si è ulteriormente manifestata ai primi di luglio in quel di Leipzig durante il Campionato Europeo. Quando il calciatore Merih Demiral ha creduto di poter festeggiare il gol appena segnato contro l’Austria ostentando il simbolo dell’estrema destra turca.
Al momento secondo molti osservatori la formazione ultranazionalista e razzista costituirebbe il “maggior movimento di estrema destra presente nel territorio della Germania”. Infatti si calcola che sul territorio tedesco siano oltre 12mila.
Il sociologo di origine curda Kemal Bozay, ricordando che “il movimento ultranazionalista e violento dei Lupi Grigi esiste in Turchia ormai da più di 50 anni”, ha precisato che anche in Germania “opera per esasperare le tensioni tra persone di origine turca e curda in contrasto con i principi della dignità umana formulati dalla legislazione tedesca”. Confermando quanto si sospettava da tempo, ossia che “negli ultimi anni le loro attività in Germania sono andate intensificandosi”.
Anche grazie a numerose organizzazioni collegate, per così dire “di copertura sociale e umanitaria”.
Tra coloro che ne richiedono l’immediata illegalizzazione, la Confederazione delle Comunità Curde in Germania (KON-MED) e la Società per i Popoli Minacciati.
Alla loro petizione si è associato il partito della sinistra tedesca Die Linke sostengo che “se in Germania un calciatore può impunemente salutare da estremista di destra, questo dovrebbe rappresentare un segnale pericoloso per il governo”.
Per Cansu Özdemir, deputato curdo di Die Linke “ il razzismo è una componente organica e centrale dell’ideologia dei Lupi Grigi”. Inoltre molti dei suoi esponenti si sono resi “responsabili di uccisioni e tentativi di assassinio anche in Germania sia contro militanti curdi che della sinistra turca”.
Per non parlare dei numerosi attacchi contro varie associazioni e delle intimidazioni nei confronti di dissidenti della politica di Erdogan.
Volendo risalire all’origine della presenza dei Lupi Grigi in Germania (e delle complicità istituzionali), va ricordato quanto recentemente denunciava (nel corso di un’intervista a ZDF) Nikolaus Brauns. Per lo storico e giornalista tedesco “l’organizzazione “Ülkücüler”, più conosciuta come “Bozkurtlar” (Lupi Grigi), aveva potuto insediarsi in Germania grazie ai servizi segreti tedeschi per contrastare il ruolo di avanguardia ricoperto dai lavoratori migranti turchi e curdi nel corso degli scioperi degli anni settanta”.
Rievocando in particolare gli incontri tra Franz Josef Strauß (1915-1988) e l’ex vice-Primo ministro turco Alparslan Türkeş. In una riunione del 1978 tra i rappresentati tedeschi e quelli turchi veniva programmata una collaborazione “contro il comunismo in Turchia e in Germania”.
In tali occasioni – stando alle dichiarazioni di Nikolaus Brauns – Franz Josef Strauß avrebbe fatto precise promesse a Alparslan Türkeş. Poi mantenute. Per esempio mettendo a disposizione, grazie alla disponibilità di consiglieri comunali della CDU (Christlich demokratische Union, partito democristiano gemello della CSU – Christlich-soziale Union – di Strauß) la sede per la fondazione della Federazione turca (una delle prime “vetrine politiche” legali dei Lupi Grigi) in Germania.
Tra gli episodi più recenti che avrebbe dovuto perlomeno inquietare l’opinione pubblica e le istituzioni tedesche, la vera propria “caccia all’uomo” (anzi, al bambino) lanciata dai Lupi Grigi su Telegram. Dopo che un ragazzino aveva osato strappare dalle loro mani una bandiera turca (esposta da una delle auto di un corteo a Sarrebruck) per protestare contro la reiterata ostentazione del simbolo dei Lupi Grigi da parte dei tifosi turchi. Con la pubblicazione di foto, indirizzo, numero di telefono, luoghi frequentati dal ragazzo…) e con l’esplicito invito a “punirlo”.
I fatti. Nel corso della partita tra Turchia e Georgia (fine giugno) i sostenitori della squadra turca, riuniti in varie città tedesche davanti ai maxi schermi, festeggiavano le imprese dei loro calciatori innalzando canti guerreschi ottomani che rivendicano lo sterminio di Greci,Armeni e Curdi e con il gesto, ormai tristemente noto, del lupo.
Per protesta molti giovani curdi si riunivano a loro volta e in tale contesto avveniva l’episodio citato di Sarrebruck.
Dopo di che i fascisti turchi avevano potuto organizzare impunemente la loro caccia al giovane responsabile di averne offeso l’orgoglio nazionalista.
Per tornare al simbolo dell’estrema destra turca ostentato dal calciatore dell’Al-Ahli (in passato aveva indossato anche le maglie di Sassuolo, Juventus e Atalanta) va ribadito che i Bozkurtlar (ufficialmente conosciuti come Ülkü Ocakları, Lupi Grigi), costituiscono di fatto l’ala paramilitare (o forse parastatale?) dell’AKP (Adalet ve Kalkınma Partisi, Partito della giustizia e dello sviluppo) di Tayyip Erdoğan.
Nella loro ideologia, un micidiale concentrato di islamismo conservatore, antisemitismo, nazionalismo esasperato e turanismo panturco. Violenti, xenofobi e razzisti nei confronti delle altre componenti etniche (curdi, armeni, assiri, arabi, greci…) e religiose (ossia tutte quelle non sunnite). Oltre che – ca va sans dire – nei confronti dei militanti di sinistra, compresa quella turca.
Secondo alcuni studiosi si finanzierebbero con traffici illeciti (armi, droga, esseri umani…) ed estorsioni. Fornendo un sostegno sostanziale allo “Stato profondo” turco che ne utilizza i servigi per intimidire o eliminare fisicamente (operando come veri e propri squadroni della morte) dissidenti e oppositori non solamente in Turchia ma anche in Europa.
Tra i delitti di cui sono accusati, il massacro di PiazzaTaskim (dove nel 1977 vennero assassinati 34 militanti di sinistra) e quello di Maraş (l’uccisione nel 1978 di un centinaio di curdi aleviti).
Risalgono allo stesso anno l’assassinio a Beyazıt di sette studenti di sinistra e di altri sette militanti a Bahçelievler.
A Çorum nel 1980 i Lupi Grigi si resero responsabili della morte di 57 giovani aleviti mentre il 2 giugno 1993 a Silvas venivano bruciati vivi 35 intellettuali, ugualmente appartenenti all’alevismo (una corrente dell’islam di cui fa parte il 20% della popolazione turca) riuniti nell’hotel Madımak.
Il gesto di Demiral (corrisposto da molti tifosi turchi sugli spalti) cadeva proprio nel 31° anniversario di tale strage ed è stato inevitabile pensare a quando migliaia di persone lo avevano esibito davanti allo stabile in fiamme. Solo una coincidenza?
All’estero, oltre al tentativo di assassinare il papa nel 1981, si sono fatti riconoscere anche per aver distribuito copie del Mein Kampf in turco, per atti vandalici contro monumenti in memoria del genocidio armeno e soprattutto per aver attaccato i curdi anche recentemente (vedi nel marzo 2024 in Belgio, nei confronti di famiglie che rientravano dalle celebrazioni del Newroz). E non si esclude un loro ruolo nell’assassinio di tre femministe curde a Parigi nel gennaio 2013 o in quello di altri tre curdi (sempre a Parigi, nei pressi di un centro culturale curdo) nel dicembre 2022.
Probabilmente non avevano tutti i torti alcuni intellettuali curdi e armeni quando sostenevano che il gesto dei Lupi Grigi andrebbe equiparato al Sieg Heil!, recentemente riesumato anche dalla peggior gioventù nostrana (e su questo in Italia non possiamo dar lezioni a nessuno). Per cui si può affermare che i Lupi Grigi non sono altro che la versione turca dei neonazisti.
Del resto il loro fondatore Alparslan Türkes (1917-1997, un dichiarato ammiratore di Hitler) lo aveva così descritto: “ il dito mignolo rappresenta i Turchi, l’indice l’Islam, l’anulare il mondo. Il punto dove lealtre dita si riuniscono è un timbro (un marchio ? Nda). Questo vuol dire che noi metteremo un timbro turco-islamico sul mondo intero”.
Basta e avanza direi.
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