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#MaiConSalvini: cariche a Genova contro il corteo antirazzista

Martedì 26 giugno, Salvini è stato in Liguria: prima a Savona, dove è stato contestato a metà pomeriggio, e in seguito anche a Genova dove la città meticcia, antirazzista e solidale si era data appuntamento alle 18 in piazza Campetto, per provare a impedire l’annunciato comizio di Salvini in piazza De Ferrari.

I manifestanti si sono avvicinati dai vicoli alla spicciolata e sono riusciti ad arrivare fino al retro del palco leghista, prudenzialmente spostato nel vicino largo Pertini, dove però, dopo qualche momento di tensione, si sono registrate tre cariche della polizia.

I manifestanti si sono poi presi piazza de Ferrari, organizzando un controcomizio antirazzista rispetto a quello del leghista Salvini.

La corrispondenza in diretta su Radio Onda d’Urto durante le cariche, attorno alle 19.15, con Chiara del collettivo Autaut357

Sempre a Genova un primo corteo aveva percorso nel primo pomeriggio la zona di via Turati, dove Confesercenti e (sedicenti) associazioni di quartiere avevano annunciato una manifestazione contro il mercato informale che si svolge nella zona, poi non tenutasi. Il corteo antifascista e antirazzista ha invece sfilato, sanzionando Confesercenti e toccando la caserma dei carabinieri di via Ponte Reale – dove sul portone è stato scritto “Assassini” – e il comando dell’esercito alla Zecca dove è stato invece scritto “Basta Guerra”.

il comunicato sulla giornata:

Per i razzisti non c’è posto

Oggi a Genova c’è stata la volontà forte e chiara di reagire al razzismo diffuso dalle istituzioni e dai partiti, tra cui la Lega.
Durante la mattinata il primo corteo della giornata è partito dal mercatino abusivo di via Turati. Da qualche mese, il mercatino è infatti diventato l’obiettivo della propaganda elettorale di quasi tutti i partiti, dal PD alla lega. Promettere parcheggi al posto di immigrati è infatti un ottimo modo per tentare di racimolare i voti dei commercianti. Commercianti che, oltre ad essere uno dei vettori principali del processo di gentrificazione del centro storico, con le loro associazioni di settore e per la riqualificazione dei quartieri, forniscono il volto pulito utile per diffondere discorsi e contenuti celatamente razzisti e discriminatori verso i poveri e i più deboli.
Durante il corteo è stato scritto, dopo spiegazione in italiano e arabo, “assassini” sulla porta della caserma dei carabinieri di Fossatello, dove nel dicembre del 2008 un ragazzo, di nome Farid, è “caduto” dal 4 piano dell’edificio mentre era ammanettato. Dopo pochi minuti è stato scritto, sul portone del comando centrale dell’esercito della regione Liguria, “basta guerra”, ricordando, sempre in duplice traduzione, come i responsabili delle ondate migratorie siano anche le guerre, sia economiche che miliari, portate avanti dall’occidente. Il corteo si è concluso, dopo aver gettato un fumogeno nella sede della Confesercenti e di un comitato di quartiere, in una partecipata assemblea durante la quale si è deciso di rioccupare insieme lo spazio del mercato per il giovedì successivo, alle 10. La consapevolezza di non essere soli a confrontarsi con la polizia, sapere di avere dei solidali al fianco, ha spinto infatti queste persone, in una complessa discussione in tre lingue, a decidere loro di riprendersi il proprio spazio, toltogli dallo Stato.
Dopo esserci dati appuntamento per le 6, un secondo corteo ha attraversato la città oggi. Nel pomeriggio, antirazzisti multietnici si sono raccolti nelle vicinanze di de Ferrari, dove leghisti e fascisti di Casapound avevano organizzato la solita passerella elettorale con Salvini. Dopo pochi minuti di cammino, di cori e di slogan, il corteo ha raggiunto la polizia schierata in assetto antisommossa, in una via XXV Aprile simbolicamente chiusa agli antifascisti. Dopo alcuni minuti di fronteggiamento, una manovra diversiva ha svelato un punto debole dell’imponente dispositivo di sicurezza ordito dalla questura, e sono cominciati i lanci di oggetti e petardi, nel tentativo di arrivare al palco di Salvini. Diversi assalti si sono succeduti alle spalle del teatro Carlo Felice, ed infine il corteo è riuscito a riconquistare la storica piazza, inizialmente transennata e vietata. Già una volta, molti anni fa, anche se in maniera più grandiosa, quello stesso spazio era stato riconquistato con la violenza in quanto vi era previsto un congresso nazionale del MSI fascista. Nonostante un patetico tentativo della Digos di tenere l’impianto audio spento, gli interventi di coloro che cercavano di riepilogare una giornata di vita si sono sovrapposti a coloro che parlavano solo di morte e paura. I leghisti e Casapound si sono tenuti distanti, sempre protetti da plotoni di sbirri, in una piazza vuota di contenuti e di persone, e che riuscivano a parlare soltanto grazie alla protezione degli scudi della polizia.
Uniche note negative della giornata sono state il pestaggio, con conseguente trasporto in ospedale, di un signore che aveva deciso di contestare in maniera individuale il capopolo leghista da sotto il palco, ed un compagno portato via dai carabinieri dopo un diverbio con alcuni militanti leghisti. Fortunatamente è stato rilasciato in serata.
La giornata di oggi, nonostante la conflittualità espressa, non comune per la nostra città, non potrà diventare una giornata campale isolata, ma già ci ha aperto le prospettive di altri appuntamenti e strade da percorrere, come quella di giovedì mattina con la rioccupazione del mercatino di via Turati. Relazioni e conflittualità non stanno viaggiando su due binari divergenti, tra i vicoli in via di gentrificazione, anzi.