Patrizia Moretti non diffamò uno dei quattro poliziotti condannati in secondo grado per l’omicidio colposo di suo figlio. “Una decisione scontata e doverosa” commenta a caldo l’avvocato difensore Fabio Anselmo. La decisione è quella del gup Piera Tassoni, che ieri ha sciolto la riserva in merito all’opposizione alla richiesta di archiviazione della querela intentata dall’agente Paolo Forlani nei confronti della madre di Federico Aldrovandi.
La Moretti era chiamata in causa per le ipotesi di diffamazione e istigazione a delinquere per un post scritto dalla donna sul suo blog il 27 aprile 2011, dal titolo “Al bar”, nel quale raccontava di aver incontrato “uno di quelli che hanno tolto la vita a Federico (la frase originaria, poi sostituita nel giro di qualche ora, era “uno degli assassini di mio figlio”, ndr), tranquillo e allegro con una ragazza” dentro un locale. La madre del 18enne descriveva quindi il suo stato d’animo dicendo che “quando vedo uno di loro mi manca il fiato, come a mio figlio. mi si ferma il cuore, come a lui. Non riesco più a respirare, non so reagire. Vorrei urlare, picchiare, uccidere, ma non ne sono capace”.
Per quella querela la pm Ombretta Volta chiese l’archiviazione, motivandola – per quanto riguarda il capo relativo alla diffamazione – con il fatto che il termine “assassino” è sì “una espressione forte”, ma “è il nostro stesso codice che definisce la condotta con il termine di ‘omicidio’”, che rappresenta “un sinonimo di assassino”. Per quanto riguarda l’istigazione, invece, secondo la Volta l’accusa è infondata, perché mancherebbe la volontà cosciente di commettere il fatto”, interpretando la frase sotto accusa come “lo sfogo di una madre che vive il dramma di chi non riesce a colmare il vuoto di un figlio”.
A queste motivazioni si erano opposti gli avvocati di Forlani Gabriele Bordoni e Giovanni Trombini, ma il giudice ha deciso comunque per il non luogo a procedere e ha prosciolto la Moretti. “Non mi sembrava vero – afferma la madre di Federico – che potessi essere chiamata a rispondere dei sentimenti che ho provato nel vedere una delle persone condannate per la morte di mio figlio. Credo che il giudice abbia deciso semplicemente secondo giustizia”.
fonte: estense.com
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