Manerbio (Bs): Condannato attivista di “Diritti per tutti” per aver bloccato uno sfratto
- maggio 27, 2017
- in misure repressive
- Edit
Condannato a 7 mesi per aver impedito che una famiglia con 3 minori ed un invalido venisse sbattuta in strada nel comune di Manerbio, nella Bassa bresciana.
I fatti risalgono al 26 ottobre 2012, oggi la sentenza: altri due attivisti antisfratto e due solidali del paese, una compagna del Magazzino 47 e suo padre pensionato dello Spi Cgil, sono stati assolti. Le accuse erano di danneggiamento, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. L’attivista dell’Associazione Diritti per tutti condannato, di origine marocchina, è stato ritenuto colpevole degli ultimi due reati. Quella mattina carabinieri e polizia locale si erano presentati a casa della famiglia sotto sfratto prima dell’orario di accesso dell’ufficiale giudiziario ed avevano iniziato a sfondare la porta che era stata barricata dall’interno. Al loro arrivo, gli attivisti avevano sentito i pianti, le urla e le richieste di aiuto dei famigliari per questo si erano precipitati per le scale, occupate da agenti e militari dell’Arma, riuscendo ad arrivare fino alla porta dell’appartamento e sventare lo sfratto. Sulle scale c’erano stati alcuni tafferugli e alla fine due attivisti e tre membri delle forze dell’ordine erano ricorsi alle cure ospedaliere: l’attivista oggi condannato era stato ricoverato per una forte distorsione alla gamba.
Il commento alla condanna di Umberto Gobbi dell’Associazione Diritti per tutti ascolta
Nella foto che pubblichiamo si vede la famiglia davanti alla porta sfondata dell’appartamento di Manerbio sotto sfratto il 26-10-2012. Di seguito il comunicato diffuso il giorno dello sfratto dall’Associazione Diritti per tutti.
Stavamo annunciando da tempo che la tensione causata dall’emergenza sfratti sarebbe esplosa: oggi è accaduto a Manerbio dove ci sono stati scontri, con contusi (un attivista ha anche ricevuto una prognosi di 30 giorni per una grave distorsione al ginocchio), durante il tentativo di sbattere fuori di casa una famiglia vittima della morosità incolpevole. Brevemente la storia di queste persone: il padre è un ex operaio che ha perso il lavoro a causa della crisi; la moglie è casalinga; il figlio maggiore è un invalido di lavoro che ha subito una menomazione grave al braccio sinistro per un grave incidente nella fabbrica dove era impiegato; altri tre figli minorenni vanno a scuola, la più piccola in prima elementare.
Già nel corso del precedente tentativo di sfratto, lo scorso 21 settembre, c’erano stati momenti di forte tensione, causati soprattutto dal comandante della polizia locale, che avevano portato anche all’occupazione del municipio guidato da PDL-Lega, per costringere la giunta ad assumersi le proprie responsabilità di fronte ad una famiglia residente nella cittadina con 3 minori ed un invalido.
Questa mattina il nuovo proditorio assalto all’abitazione con una trentina di uomini tra carabinieri e agenti della polizia locale che giungevano sul posto ancora prima delle 7,30 per “occupare” militarmente gli ingressi al condominio, presidiando il cancellino del giardino comune della palazzina e l’ingresso delle scale, mentre altri esponenti delle forze dell’ordine ed un fabbro tentavano di forzare e sfondare la porta dell’appartamento che era stata barricata. All’arrivo degli attivisti dell’Associazione Diritti per tutti e del Comitato provinciale contro gli sfratti si verificavano scontri fisici dapprima al cancellino e poi, una volta sfondato il primo sbarramento di forze dell’ordine, all’ingresso delle scale dove soprattutto gli uomini della polizia locale cercavano di impedire l’ingresso degli attivisti. La colluttazione provocava la rottura di una lastra della porta a vetri e solo a questo punto gli agenti erano costretti a cedere il passo ai solidali che giungevano così sul pianerottolo bloccando lo sfratto incorso. A quel punto cominciava una trattativa: il proprietario, mostrandosi comprensivo, si dichiarava disponibile alla sospensione per alcuni mesi dell’esecuzione in cambio del pagamento dell’affitt; la famiglia -che al momento ha un reddito di circa 600 euro al mese derivante dalla pensione di invalidità del figlio maggiore – si dichiarava disponibile a pagare 200 euro ed a svolgere lavori di volontariato per il comune; mancava solo l’impegno dell’amministrazione a erogare circa 200 euro al mese per sostenere la famiglia che così avrebbe potuto corrispondere il canone. Il vicesindaco, presente in loco, dichiarava di non poter assumere alcuna decisione senza consultare il sindaco e se ne andava in municipio…senza più ritornare.
E’ bene ricordare che se lo sfratto fosse stato eseguito i tre minori ed il figlio invalido, con la madre, avrebbero dovuti essere collocati in una casa-famiglia o comunità e sarebbero costati alla casse comunali circa 800-1000 euro al mese. Così l’ufficiale giudiziario rinviava lo sfratto al prossimo 4 gennaio, sperando che nel frattempo si trovi una soluzione. Non possiamo che invitare l’amministrazione comunale di Manerbio a prendere una decisione saggia sia dal punto di vista economico che politico; questo al fine di evitare nuovi gravi momenti di tensione e per rispettare i diritti della famiglia, mantenendone l’unità, garantendo allo stesso tempo il canone al proprietario, in attesa del risarcimento che arriverà al figlio minore per il grave incidente sul lavoro.
Allo stesso tempo non possiamo che ribadire che la Prefettura deve mettere in campo provvedimenti urgenti e straordinari se non vuole che si ripetano scontri in una situazione sempre più esacerbata come dimostra l’escalation di questi ultimi giorni (vedi Trenzano e gli avvenimenti di oggi); per questo motivo chiediamo:
-una moratoria degli sfratti per morosità incolpevole, a livello nazionale o, in subordine, a livello locale come è avvenuto durante l’estate a Firenze.
-l’istituzione di una commissione a livello Prefettizio e provinciale per la graduazione degli sfratti al fine di assicurare il passaggio da casa a casa prima dell’esecuzione.
-la requisizione o l’acquisizione tramite convenzioni di edifici inutilizzati delle banche, delle società, delle immobiliari e dei grandi proprietari per metterli a disposizione delle famiglie sfrattate seguite dai servizi sociali.
-l’allestimento di un centro temporaneo di emergenza abitativa per le famiglie sfrattate nei prefabbricati dove alloggiavano gli operai della metropolitana in via Gatti tra S.Eufemia e Sanpolino
-l’assegnazione dei 195 appartamenti della Torre Tintoretto di S Polo ai bisognosi, anziché procedere alla loro demolizione.