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Martinique in agitazione contro il carovita

Ancora disordini in Martinica per protestare contro il costo della vita. Barricate e saccheggi nonostante il coprifuoco e l’invio di una compagnia di CRS. Ma allora “è soltanto un inizio”? Non si direbbe. Piuttosto una stanca replica già vista di cui si conosce già il finale.

di Gianni Sartori

Riepiloghiamo.

Ai primi di settembre, su iniziativa del Rassemblement pour la protection des peuples et des ressources afro-caribéens (RPPRAC), un collettivo che richiede l’allineamento su quelli dell’Hexagone – la Francia continentaledei prezzi dei generi alimentari (mediamente 40% in più), esplodeva in Martinica (Martinique, Matinik) il movimento “contre la vie chére”.

Forse esasperati dalla situazione poco sostenibile, i ribelli non paiono aver risentito più di tanto del copri-fuoco temporaneamente instaurato il 18 settembre.

E nemmeno del recente dispiegamento – per la prima volta da 65 anni a questa parte – di una compagnia di CRS (Compagnie Républicaine de Sécurité) specializzata nel ripristino e mantenimento dell’ordine.

Il 7 ottobre il tentativo di rimuovere un posto di blocco sulla principale via di comunicazione di Fort-de-France innescava nuovi scontri. Con un bilancio ufficiale di sette poliziotti rimasti feriti, cinque persone arrestate e un numero imprecisato di feriti tra i manifestanti. Tra cui uno dei principali esponenti del movimento, Rodrigue Petitot (non gravemente, a una mano e a una gamba).

Di seguito, nella notte diversi quartieri (Sainte-Thérèse, Dillon, Texaco, Canal Alaric…) della capitale venivano resi impraticabili per le forze di polizia con barricate date alle fiamme.

Altri episodi di violenza urbana nella notte tra il 9 e il 10 ottobre. Stavolta con un bilancio più tragico: una vittima, sei arresti, una dozzina di CRS e un’altra di poliziotti feriti. Ancora barricate e negozi dati alle fiamme sia sulla costa ovest (Case-Pilote) che in alcune cittadine limitrofe di Fort-de-France come Schoelcher. Oltre a una serie di negozi, venivano incendiate e distrutte circa 400 automobili appena importate nell’isola caraibica.

Così come è avvenuto per alcuni magazzini andati in fumo con tutto il loro contenuto.

Altre notizie per quanto frammentarie.

La polizia avrebbe trovato un uomo ferito da arma da fuoco nel corso delle operazioni contro il saccheggio di un centro commerciale. A Fort-de- France veniva incendiato anche un edificio comunale utilizzato dalla “brigata mobile”. Nel cuore della notte forti detonazioni si erano sentite in prossimità di Schoelcher.

Diversi crocevia sono ancora bloccati dai resti calcinati delle auto bruciate per cui la mobilità è alquanto difficoltosa.

Non solo per i resti ingombranti della sollevazione, ma anche perché alcuni gruppi di rivoltosi hanno lanciato pietre contro i veicoli in transito.

Altri quattro gendarmi risultavano feriti nel comune di Carbet, ugualmente mentre tentavano di rimuovere una barricata.

Stando a quanto riferito dai corrispondenti, probabilmente si assiste alla messa in pratica dell’operazione “île morte” (isola morta) promossa da vari sindacati e da altre organizzazioni in risposta a quelle che definiscono le “violences exercées par les policiers de la CRS 8″.

Nel contempo il prefetto decretava nuovamente un copri-fuoco dalle ore 21 alle ore 5 del mattino e proibiva fino a nuovo ordine qualsiasi genere di manifestazione o assembramento nell’intero dipartimento d’Oltre mare.

È forse una “rivoluzione”?  Non direi, forse una rivolta. O soltanto una fiammata, una stanca replica già vista. Tranquilli, presto verremo informati che “l’ordine regna a Varsavia”. Pardon “a Fort-de-France”.

 

 

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