Mattanza di regime. L’aggressione poliziesca agli ultras dell’Atalanta
Cosa è successo a Firenze? Era ormai l’una della notte tra mercoledì e giovedì quando la colonna di autobus dei tifosi atalantini andati in trasferta a Firenze per la semifinale di Coppa Italia stava per lasciare la tangenziale di Firenze ed entrare in autostrada. Prima, durante e dopo la partita, non era successo niente, sul fronte dell’ordine pubblico. E invece a quel punto succede di tutto. La versione della Questura, ripresa con il consueto zelo, un po’ bovino, da parte dei principali giornali, è che alcuni tifosi dell’Atalanta sono scesi da un pullman per aggredire i poliziotti. La versione dei tifosi, supportata dai video che sono stati girati, e dei testimoni che erano sui pullman che seguivano, racconta invece di un assalto del tutto immotivato da parte delle forze dell’ordine, che hanno circondato il primo pullman, hanno spaccato i vetri, sono saliti picchiando un po’ tutti, autista compreso, e hanno minacciato e identificano anche tutti quelli che cercavano di capire che cosa stesse succedendo, e soprattutto perché. Se, come temiamo, risultasse vera questa seconda versione, non sarebbe purtroppo una novità assoluta. È già capitato. Ma c’è di nuovo che nell’epoca della connessione perenne e globale, è sempre più difficile tenere la polvere sotto i tappeti. A Bergamo si sono mobilitati in tanti, a partire dal sindaco Gori, che ha chiesto pubblicamente a Salvini “di appurare e di chiarire con tempestività cos’è effettivamente accaduto. Se davvero gli agenti di polizia sono saliti su quel pullman e deliberatamente, senza una motivazione, hanno picchiato con i manganelli tutti coloro che si trovavano all’interno Se davvero i tifosi sono stati presi a calci e pugni mentre scendevano dal pullman, insultati e pesantemente minacciati.”
«Nel 2019 è inconcepibile che ci siano soggetti che dovrebbero spostarsi da una città all’altra solo per supportare la propria squadra, ma che poi si comportino in questo modo…». Queste sono le parole di Riccardo Ficozzi, segretario generale del sindacato italiano unitario lavoratori polizia (Siulp). Ancora una volta viene messa in dubbio, da parte di chi dovrebbe garantire la “sicurezza” una libertà fondamentale e costituzionalmente garantita: la libertà di movimento.
È stata violata la libertà ad un gruppo numeroso di tifosi di rientrare a casa dopo una semplice partita di calcio. Mercoledì sera il viadotto del Varlungo, nella zona di Firenze sud, è stato teatro di un assalto in piena regola. Il sindacato degli agenti Fsp e i giornali parlano di un attacco premeditato da parte dei tifosi dell’Atalanta nei confronti delle forze dell’ordine. I racconti di chi era sui pullman dei tifosi della squadra bergamasca sono diametralmente opposti.
Ma cosa è successo?
Dopo la partita di Coppa Italia, i tifosi nerazzurri stavano rientrando verso Bergamo. Il pre e il post partita è filato liscio, non ci sono stati contatti o scontri tra i sostenitori delle due squadre. I tifosi dell’Atalanta erano già sui pullman, sulla via del ritorno, quando la polizia li ha fermati. All’inizio la polizia ha parlato di un “contatto” con la tifoseria fiorentina, dopo di un attacco dei tifosi dell’Atalanta alle forze dell’ordine. Dichiarazioni confusionarie: secondo il sindacato di polizia un pullman si sarebbe arbitrariamente bloccato e alcuni poliziotti sarebbero saliti a bordo per capire i motivi della fermata. A quel punto un poliziotto sarebbe stato chiuso all’interno del mezzo e malmenato dai tifosi riportando lesioni non gravi. Poche ore dopo, la ricostruzione delle forze dell’ordine viene smentita dagli stessi ultras dell’Atalanta e da un video che sta facendo il giro della rete.
Come sono andate invece realmente le cose?
Appena usciti da Firenze la carovana di venti autobus viene fatta rallentare dalle forze dell’ordine. La polizia sostiene che un pullman si sia staccato, ma in verità a 500 metri dall’uscita di Firenze Sud, i blindati delle forze dell’ordine continuano a distanziare un pullman dall’altro fino a quando, a poche centinaia di metri dal casello autostradale, bloccano il primo pullman e lo circondano. Il poliziotti fanno aprire le porte e salgono a bordo, manganelli in mano. Gli agenti hanno iniziato distruggere i finestrini e, dopo aver divelto la porta, sono saliti sul pullman e hanno iniziato a colpire chiunque chiedesse informazioni su cosa stesse accadendo. «Hanno iniziato a colpirci e ferirci. Hanno rotto i finestrini dopo aver divelto la porta anteriore» ha raccontato un tifoso. Alcuni ragazzi del secondo pullman sono scesi per cercare di capire cosa stesse accadendo, ma la risposta è stata immediata: anche loro manganellati.
Aperta la porta del secondo pullman, salgono due poliziotti – il copione è lo stesso – e iniziano a manganellare chiunque. Dopo questa mattanza, perché di questo si è trattato, la polizia ha fatto scendere tutti gli occupanti dei due autobus. Digos e poliziotti iniziano a identificare tutti i tifosi presenti. Sono circa 130 le persone a cui verranno sequestrati i documenti per poi essere schedati e fotografati. Una modalità che ormai è diventata prassi. Non c’è manifestazione in cui i pullman non vengano fermati e le persone schedate e perquisite.
E così anche nella capitale toscana il copione è stato lo stesso. “Gran bottino di guerra” con ben due aste e delle bandiere sequestrate. Questo è avvenuto dopo un attacco indiscriminato e immotivato alle persone che erano sedute tranquillamente sul bus.
Il clima in cui sono avvenute le operazioni di schedatura è stato pesante. Continue minacce e insulti in attesa di una reazione dei tifosi che non è mai arrivata. Dopo più di un’ora e mezza il secondo pullman fermato è ripartito alla volta di Bergamo.
Ai ragazzi presenti nel primo pullman bloccato è andata molto peggio. Sono stati fatti scendere a pugni e manganellate dal loro pullman, per poi essere messi faccia a faccia col muro della superstrada. Identificati, sono tornati sul pullman mentre i poliziotti si erano schierati su due file in modo da poterli picchiare al loro passaggio. Il bollettino è stato molto pesante con diversi ragazzi feriti, alcuni con tagli sulla testa, altri con escoriazioni sul volto e zigomi.
Oggi non sono solo i tifosi dell’Atalanta a chiedere verità. Anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha scritto al ministro dell’Interno Matteo Salvini invitandolo a “leggere il documento diffuso dai tifosi dell’Atalanta”. La stessa società nerazzura ha diramato un comunicato in cui chiede sia fatta chiarezza sugli scontri avvenuti nella notte dopo la partita con la Fiorentina: «Di fronte a certe immagini non possiamo rimanere in silenzio».
Quello che è successo mercoledì è stato gravissimo. Non c’era nessun problema di ordine pubblico, nessuno dal pullman è sceso, se non quando ordinato in maniera violenta dalla polizia. È stata un’azione incomprensibile, una violenza gratuita e ingiustificata.
Proprio domenica scorsa, gli ultras del Lecce e del Brescia hanno ricordato con striscioni e cori tutti gli abusi della polizia perpetrati in questi anni: dall’uccisione di Cucchi, Aldrovandi, Guerra alle violenze inaudite delle forze dell’ordine nei confronti del mondo ultras. Il copione è sempre uguale, come nel caso di Luca Fanesi. Il 5 novembre del 2017, Luca fu manganellato senza motivo dalla polizia, successivamente ad un fronteggiamento tra la tifoseria della Sambenedettese e quella vicentina dopo la partita. La Digos di Vicenza disse che l’uomo avrebbe sbattuto la testa su un cancello ma testimoni e video hanno dimostrato come Luca sarebbe stato colpito dalle manganellate della polizia intervenuta contro i tifosi. Oltre al danno la beffa, infatti dopo essere stato per mesi in coma, nel maggio del 2018 Luca Fanesi ha ricevuto un Daspo di sei anni.
Il dubbio legittimo è quello che questo attacco sia stato premeditato proprio per colpire politicamente la curva bergamasca. Gli atalantini – come bresciani, leccesi e altri gruppi organizzati – hanno da sempre denunciato i soprusi e le leggi liberticide applicate negli stadi.
Ancora una volta denunciamo la necessità che i poliziotti siano dotati di numeri identificavi, soltanto in questo modo, forse, potranno iniziare a non essere così certi di non pagare nulla per gli abusi da loro commessi. Quale sarà la risposta del Ministro, che gioca fare l’ultras con indosso il cappellino dei carabinieri durante le partite della sua squadra del cuore, a questa ennesima storia di abusi? Quale sarà la “maschera” che deciderà di difendere? Abbiamo pochi dubbi sulla sua scelta!
Davide Drago, Anna Irma Battino
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Un mercoledì di agguati di polizia contro gli Ultras dell’Atalanta e del Livono.
Due storie diverse. Ma non poi così tanto.
A poche centinaia di metri dal casello di Firenze Sud, direzione Bergamo, forze di polizia rallentano prima, e poi bloccano il primo pullman. Uno dei 23 bus con cui i tifosi dell’Atalanta hanno affrontato la trasferta per la semifinale di coppa Italia, mercoledì 27 febbraio.
Il racconto dell’avvocato e ultras atalantino Federico Riva Ascolta o scarica
Una volta fermato il veicolo pieno di tifosi atalantini, in specifico il bus era quello del “direttivo” della Curva Nord Bergamo, la polizia in assetto antisommossa lo circonda. Poi minacce, insulti, botte alle persone e finestrini rotti. Stessa scena vista e raccontata anche da chi era sul secondo pullman. Il tutto filmato a distanza, da uno dei bus di tifosi che stando dietro ha potuto assistere all’agguato.
I racconti degli ultras atalantini dipingono come il clima sia cambiato tra arrivo e partenza dei bus, con la scorta poliziesca che si è presentata in numero abnorme alla ripartenza dallo stadio Franchi.
Bg Report scrive “i bergamaschi se ne stavano andando tutti insieme dopo una splendida serata, ma per la Questura la partita sembra iniziare proprio adesso. Dal bus accerchiato le telefonate di aiuto agli altri si susseguono. “Stanno sfasciando tutto”, “Ci vogliono massacrare”. La scena si svolge sulla circonvallazione che porta al casello, senza alcun testimone, nella carreggiata isolata dalle forze dell’ordine. E allora i reparti mobili di Bologna e Firenze rimangono soli con l’autobus, caricano ripetutamente pestando i primi che incontrano. Nemmeno l’autista ha scampo, viene picchiato anche lui. Poi obbligano uno a uno a scendere dal mezzo aggredendoli, li identificano e li fanno risalire in mezzo a due colonne di agenti che sfogano le proprie frustrazioni sui corpi dei ragazzi. Calci, pugni, manganellate e insulti.”
La polizia ha cambiato più volte versione, parlando prima di scontri tra ultras atalantini e della Fiorentina come giustificazione, poi di scontri tra ultras e polizia dopo aver dovuto ammettere che tra opposte tifoserie non fosse accaduto nulla. Le immagini e i racconti dei testimoni lasciano poco spazio alle interpretazioni.
Ai nostri microfoni il racconto di un ultras della Curva Nord Bergamo. Ascolta o scarica
Nonostante tutto la polizia dichiara di aver identificato 130 tifosi atalantini che, secondo la stravagante ricostruzione degli agenti in divisa, avrebbero aggredito (loro…) le forze di polizia.
Con un tifoso della Curva Fiesole della Fiorentina ragioniamo invece sulla storia repressiva della questura del capoluogo toscano Ascolta o scarica
Sempre mercoledì sera, a diversi chilometri da Firenze, gli ultras del Livorno hanno denunciato un’altra aggressione poliziesca, questa volta dentro lo stadio di La Speziacon cariche a freddo, oltre a lunghe provocazioni subite dagli ultras nel tentativo di arrivare allo stadio.
Di seguito, il comunicato della Curva Nord Livorno:
Ciò che abbiamo visto e a cosa abbiamo dovuto assistere nella trasferta di Spezia ha del paradossale per non dire premeditato. Iniziamo la trasferta con 1 pullman, svariate macchine e pulmini, arrivando al casello di Spezia con largo anticipo alle ore 20. Dopo 15 minuti di sosta, nella quale i ragazzi delle macchine e dei furgoni sono stati fatti salire negli autobus di linea, ripartiamo alla volta dello stadio con uno stato di polizia degno di manifestazioni politiche anni 70.
Dopo aver girato a vuoto per 1 ora è aver percorso 10km, confermato dal nostro navigatore,(al ritorno abbiamo impiegato solo 8 min per tornare allo scambio pullman–autobus di servizio), arriviamo al settore, a differenza dei Pulman dei club che sono stati portati subito allo stadio facendo un’altro tragitto. Nessuno al prefiltraggio entriamo senza che ci venga controllato il biglietto,al 25′ del primo tempo. Fuori tutto liscio sotto il profilo Dell’ordine pubblico. Entriamo e parte qualche provocazione da parte di qualche steward, gli animi sono accesi, ma tutto si risolve in qualche spinta, discussioni verbali e niente più.
Specifichiamo:momenti di tensione e non di danneggiamenti come qualche pennivendolo si è affrettato a scrivere nelle loro fantasiose ricostruzioni. Passato qualche minuto di calma, solo apparente, ecco il reparto celere, almeno una 40ina che con veemenza e fare minaccioso dapprima staccano e si portano via una nostra pezza (come si può vedere nei video che purtroppo girano in rete), poi recuperata: senza preavviso cominciano ad avvicinarsi. I ragazzi del gruppo con intelligenza si mettono nel mezzo, il settore è pieno di famiglie, anziani e tifosi dei club. Alla polizia poco importa, nonostante tutti siano disarmati, a volto scoperto e chiedendo più volte un dialogo, ecco le cariche almeno 4/5 che si protraggono per almeno 10 minuti.
Nel mentre i nostri dirimpettai spezzini che si professano ultras, pur vedendo la polizia nel settore intona cori ” fate ridere” a noi tifosi. Questa è la loro mentalità ultras, COMPLIMENTI. Alla fine di queste cariche di “alleggerimento”, come piace vantarsi alla polizia molti di noi hanno le teste aperte e parti del corpo tumefatte da una violenza che avevamo fortunatamente dimenticato nel corso del tempo. Nonostante gli appelli nostri e della gente normale che con rabbia invitava la polizia ad andarsene, fino a compimento del loro lavoro, il reparto celere non è uscito dal settore. Numerosi video fortunatamente avvallano la nostra tesi.
Concludiamo ribadendo l’importanza dei numeri su i caschi della polizia, un riconoscimento per far sì che queste ingiustizie abbiano un nome e cognome. Ci chiediamo inoltre cosa sia successo di talmente grave da meritarsi un comportamento così aggressivo, senza nessun tentativo di mediazione o di farci capire cosa nel caso avessimo sbagliato, nonostante avessimo un regolare biglietto perdendo pure 1/3 di partita. Anche qui come a Firenze proprio nella stessa serata, qualcosa a livello di ordine pubblico non ha funzionato nonostante la volontà nostra di assistere semplicemente alla partita. Cosa spinge questi signori ad una violenza spropositata, e cosa spinge i soliti giornalai da quattro soldi a inventarsi cazzate su danneggiamenti o scontri fisici da noi provocati. La verità nonostante il volere di insabbiarla verrà fuori, ma ci chiediamo se oltre a noi, qualcuno pagherà dei suoi errori.
Francesco Piobbichi, tifoso del Perugia e attento osservatore de mondo ultras, sul suo Facebook ha riportato il suo pensiero sui fatti di Firenze e come si collocano nel piano politico italiano Ascolta o scarica
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Aggressione polizia Fiorentina-Atalanta: l’Avvocato Riva e altre testimonianze
A due giorni dall’andata di semifinale di Coppa Italia tra Fiorentina e Atalanta appaiono ancora poco chiare le dinamiche di quanto successo all’altezza del casello di Firenze Sud, dove si sono registrate tensioni tra tifosi orobici e polizia, con la seguente identificazione di 130 supporter della Dea.
È evidente che qualcosa non abbia funzionato. Molti tifosi lombardi denunciano violenze gratuite da parte degli agenti. Su uno dei pullman fermati viaggiava anche Federico Riva, avvocato della Nord bergamasca.
“Mi trovavo sul terzo pullman – dice – quando i ragazzi presenti sul primo mi hanno chiamato chiedendomi di intervenire nell’immediatezza. Mi hanno detto che li stavano massacrando. Così nel giro di due/tre minuti il nostro pullman è arrivato all’altezza del primo. Ho visto che gli stavano inserendo dei blocchi nelle ruote posteriori, dopodiché si vedevano due gruppi ben distinti di agenti del reparto mobile posti esattamente contro le due entrate del pullman, quindi non c’erano tifosi all’esterno. Una volta che abbiamo superato le due auto di pattuglia e il cellulare il pullman ha accostato e appena fermi è arrivato il reparto mobile, capeggiati da un funzionario in borghese. Dal momento in cui abbiamo aperto la porta – sottolinea – il funzionario è entrato puntando il manganello in faccia al ragazzo seduto sul primo sedile dicendogli: “Se metti un piede a terra ti ammazziamo di botte”.
“Mi sono presentato – continua – e gli ho fatto presente chi ero e che mi avevano chiamato, riferendomi che c’era una situazione abbastanza strana e volevo parlare con il funzionario della Questura a capo dell’ordine pubblico. L’atteggiamento è subito cambiato. L’agente in borghese mi ha fatto scendere e voleva far ripartire il pullman, ma io mi sono opposto avendo ancora tutti i miei effetti personali sullo stesso e non volendo lasciare da soli i ragazzi. Allora ha dato ordine agli agenti che erano là di piantonare il mezzo e non far scendere nessuno.
Mi hanno portato al pullman fermato- racconta – e c’era tutto il reparto mobile schierato in modo da non far uscire i tifosi fermi a bordo. Io mi sono avvicinato a questo capannello di persone, ascoltando il dialogo tra il responsabile della Questura e quello del Reparto Mobile, con quest’ultimo che alla richiesta di spiegazione da parte del primo ha risposto: “Dentro quel pullman erano tutti travisati, il mezzo ha accelerato per dileguarsi e se questi ci fossero scappati chissà cosa avrebbero combinato. Quindi li abbiamo fermati”. Quando il funzionario della Questura ha notato la mia presenza mi ha chiesto chi fossi. Mi sono presentando e lui mi voleva subito mandare via. Quindi io ho sottolineato che mia presenza era necessaria e prevista dal Codice di Procedura. È facoltativa ma se chiamato da persone interessate è possibile.
Alla fine -spiega – mi hanno però allontanato, portandomi a 70/100 metri di distanza. Avevo tutto lo schieramento del Reparto Mobile davanti e questo non mi permetteva di vedere bene quanto stesse accadendo. Mi hanno piazzato sei carabinieri attorno per impedire che mi avvicinassi. Un carabinieri anti sommossa mi ha provocato, dicendomi che non capivo l’italiano e che non ero un avvocato ma solo un ultras per lui. Fin quando gli ho mostrato tesserino e chiesto le sue generalità Allora lui si è distanziato chiamando il suo maresciallo, che infatti mi ha lasciato là senza problemi”.
Qualcuno pensa alla premeditazione. “La Questura di Firenze ha girato quattro versioni. Io posso dire che non c’è stato un funzionario della che si presentasse. Mi hanno isolato per un’ora e mezza senza permettermi di avvicinarmi durante l’identificazione, come previsto dal Codice. Quello che ho subito io lo posso accertare. In più abbiamo i filmati fatti dai ragazzi dal pullman dietro il primo in cui si vede che non c’è nessun tifoso che scende ma ci sono gli agenti del Reparto Mobile che si avventano sulle uscite “sbarrandole”. I fatti non sono andati come sostiene la Questura toscana. Io sto raccogliendo tutto il materiale video e fotografico, oltre a tutti i referti medici degli oltre trenta ragazzi che hanno subito lesioni dalla polizia. Poi preparerò esposto che andrà alla magistratura, al Ministero dell’Interno e all’Osservatorio”.
Una serata che si era svolta nella massima tranquillità. “Non c’era stata alcuna tensione – precisa -, su quei pullman viaggiavano tutti. Ragazzi, donne, bambini, operai, avvocati. L’organizzazione della Nord è appetibile a tutti, grazie ai suoi prezzi accessibili, quindi in molti decidono di andare in trasferta con i ragazzi della curva”.
Oltre a quella dell’avvocato dell’avvocato Riva, in queste ore su Sostieni la Curva – la pagina Facebook della Nord – sono state pubblicate diverse testimonianze che riportiamo in calce. Intanto oggi è arrivato anche il comunicato ufficiale dell’Atalanta, che unendo ai propri tifosi chiede verità su quanto accaduto.
ANONIMO
“E’ l’una di notte circa. Son sul pullman che ci sta riportando a casa da Firenze, il secondo dei pullman della Curva. Da qualche kilometro stiamo percorrendo una superstrada a tre corsie e tra meno di un kilometro imboccheremo l’autostrada. Siamo ormai ad una decina di kilometri dallo stadio. L’aria è tranquilla, non si è visto nessun fiorentino e con la Polizia tutto è filato liscio: non c’è stata alcuna tensione, nemmeno durante quel prefiltraggio assurdo. Seduto sul sedile, di spalle all’autista, socchiudo un attimo gli occhi, inizio a pensare al domani: “che bale, domà go de andà a Milà a laurà, mèi dörmì ‘n po”. Nemmeno il tempo di pensarlo e i ragazzi di fianco iniziano ad urlare: “cosa cazzo sta succedendo lì davanti?”.
Mi alzo e mi giro verso la direzione di marcia. Il primo pullman, quello davanti a noi (precedentemente scortato con una camionetta davanti ed una dietro), viene affiancato nella corsia di sinistra da un’altra camionetta, con sportellone aperto e con all’interno agenti armati di scudo, manganello e casco in testa, pronti a scendere. La camionetta davanti decide allora di fermarsi e di bloccare il pullman. Scendono immediatamente tutti i poliziotti dalle tre camionette. Di fretta e furia cercano di salire sul primo pullman, ovviamente armati e con poca intenzione di scambiare due chiacchiere. Siamo in un punto della strada completamente isolato, nel bel mezzo del nulla, senza telecamere che possano documentare il fatto. Tutto chiaramente premeditato.
Vediamo la polizia caricare il pullman, i manganelli volano. Alcuni ragazzi del secondo pullman scendono per cercare di capire cosa sta succedendo. Ma niente da fare, anche loro vengono presi a manganellate e decidono allora di tornare sul nostro pullman. Un poliziotto ordina caldamente al nostro autista di aprire le porte del pullman. Aperta la porta, salgono due poliziotti che iniziano a manganellare chiunque cerchi di ottenere spiegazioni. Dopo qualche minuto abbandonano il nostro pullman. L’autista decide allora di ripartire ma veniamo fermati 500 metri più avanti, poco prima del casello autostradale.
Veniamo fatti scendere uno ad uno (“o scendete o vi prendiamo a schiaffi!”, queste son le opzioni). Ci viene richiesto un documento e veniamo fotografati. I poliziotti nel frattempo non fanno altro che minacciarci ed insultarci, chiaramente in attesa di una nostra reazione, che però non arriva. Siamo una settantina sul pullman doppio e la polizia ci mette più di un’ora ad identificarci tutti. Decidono poi di perquisire il pullman. Sequestrano tutte le bandierine ed i due aste (tra cui il due aste del mio vicino di posto, regalatogli dalla sua nipotina di 10 anni, chissà che pericolo).
Riprendiamo il tragitto, decisamente provati. Chiamiamo i ragazzi dell’altro pullman. A loro è andata decisamente peggio: sono stati fatti scendere a pugni e manganellate dal loro pullman, per poi essere messi faccia a faccia col muro della superstrada. Identificati, sono tornati sul pullman mentre i poliziotti si erano schierati su due file in modo da suonargliele sia da destra che da sinistra. Il risultato è di diversi ragazzi feriti, alcuni con tagli sulla testa, altri con escoriazioni sul volto e zigomi gonfi.
Arriviamo a Bergamo verso le 8 di mattina.
Ho capito stanotte chi rappresenta il primo pericolo quando si va allo stadio, proprio chi dovrebbe garantire la tua sicurezza. La frustrazione è che nessuno potrà mai difenderti quando la Polizia abuserà dei suoi poteri, nessuno arriverà in tuo soccorso.
Ma rimango con il pensiero che nella vita tutto torna, e con la coscienza pulita ripenso ai bei momenti di ieri.
Alla fine non sono riusciti a scalfirli.
PAOLO RIVA
Ciao,
Sono un ragazzo presente nella trasferta di ieri, ero sul pullman con a bordo l’avvocato credo fosse il terzo pullman. Posso dire che sul nostro pullman non è successo assolutamente nulla che giustificasse un intervento delle fdo, tuttavia alla richiesta di alcuni ragazzi di sapere cosa stesse succedendo o di poter scendere dal pullman la risposta delle fdo è stata: “Non sta succedendo nulla non potete scendere dal pullman restate dove siete”. Siamo stati fino alle due fermi senza possibilità di scendere dal pullman a bordo strada.
Posso confermare l’atteggiamento intimidatorio tenuto dalle fdo senza alcun motivo. Tutti i pullman erano circondati da decine se non centinaia di agenti tutti in tenuta antisommossa. Ho visto celerini con bandierine innocue sequestrate a altri pullman e ho visto all’autogrill molti ragazzi che portavano i segni della manganellate gratuite. Faccio notare che la versione ufficiale, cioè che un pullman si sia staccato dal cordone non sia veritiera, invece ho notato che durante il viaggio molte camionette dal fondo del cordone si sono spostate in testa in vista di quello che poi sarebbe effettivamente successo, sarà un caso?
Non mollate ragazzi perché ieri sera è successa una cosa gravissima, sappiamo tutti che è andata ancora bene ma poteva andare peggio e saremmo stati senza testimoni né telecamere. Questa volta la verità salterà fuori a differenza di molte altre volte, avanti cosi!
Il Valo
Avremmo voluto ricordare questa serata per l’ennesimo esodo nero-blu… Per quella giocata di Ilicic con il difensore avversario che sta ancora cercando il pallone… Per il goal di Marten De Roon di una potenza e una precisione inarrivabili… Avremmo voluto imprecare durante i nostri ricordi per qualche amnesia difensiva o per quella traversa al 93° che ci ha strozzato l’ennesimo urlo in gola.
Invece purtroppo saranno altri gli amari ricordi che ci porteremo dietro… Pensieri che rievocheranno sempre la stessa rabbia e la stessa incredulità.
Perché le scene a cui abbiamo assistito e di cui siamo stati involontari protagonisti sono qualcosa di inaudito.
Eravamo in giro ormai da 12 ore, stanchi e con sensazioni contrastanti…la gioia per un buon risultato scalfita dall’andamento della partita che ci ha visti andare in vantaggio ed essere poi riagguantati.
Ma durante l’abbondante ora di attesa per uscire dal settore ospiti la situazione è tranquilla… qualche coro qua e là e la voglia di mettersi in viaggio e di condividere le ultime ore insieme in direzione Bergamo.
Ancora un po’ di attesa nell’antistadio e poi finalmente ci si muove quando pensi la partita è finita da oltre un’ora e mezza.
Tutto tranquillo fino al momento in cui si intravedono ormai le luci del casello…
Lì succede qualcosa di imprevedibile, assurdo ed ingiustificabile.
Una violenza gratuita ed inaudita nei confronti dei ragazzi che occupano il primo pullman della colonna “colpevole” di avere un’andatura troppo lenta…
Una carica furiosa ed infondata portata avanti con una rabbia ed un impeto fuori da ogni logica.
Assistendo a questa scena dal secondo pullman chiediamo al nostro autista di fermarsi e alcuni ragazzi provano a scendere per capire cosa sta succedendo…la risposta sono la stessa rabbia e la stessa violenza con cui i ragazzi vengono rispediti sul pullman e nemmeno l’autista viene risparmiato dalle randellate.
Impossibile provare a parlare quindi restiamo sul nostro pullman dichiarando che ci muoveremo solo quando anche al primo pullman verrà consentito di rimettersi in marcia perché ci hanno insegnato così e non possiamo abbandonare gli amici che sul pullman davanti a noi stanno subendo un massacro fisico e psicologico.
“Se non riprendete la marcia vi riserviamo lo stesso trattamento”
Ribadiamo la nostra volontà di restare fermi e tranquilli sul nostro pullman fino a che il primo pullman fermato non potrà riprendere il viaggio.
“Scendete documenti alla mano o volano schiaffi”
Scendiamo, uno ad uno, veniamo fotografati e vengono ritirati i nostri documenti… Alla domanda “perché state eseguendo queste operazioni?” La risposta sarcastica è: “dobbiamo verificare se siete tutti sani o se qualcuno si è fatto male, quando avremo finito e saremo certi che state tutti bene potrete ripartire”
“Chiamate pure gli avvocati che schediamo pure loro”
“Spostatevi oppure vi spostiamo noi”
Tutto questo mentre siamo circondati da poliziotti in assetto anti sommossa che ci racchiudono in uno spazio dove riusciamo a malapena a starci tutti…
Ovviamente evitiamo di fotografare o filmare la situazione perché sappiano che questo genererebbe una nuova incontrollabile reazione isterica.
Nel frattempo vediamo il primo pullman che riprende la marcia e ci tranquillizza pensare che il loro incubo è finito.
Dopo aver verificato tutti gli occupanti e controllato ogni vano del pullman ci vengono riconsegnati i documenti e possiamo ripartire anche noi.
Contattiamo subito gli altri ragazzi per accertarci sulle loro condizioni… Sono segnati ma la cosa più importante è che ci sono tutti e non è stato trattenuto nessuno…
Il viaggio di ritorno è riempito sempre e solo da una domanda: perché tutto questo?
Chi ha pensato, organizzato e operato questa situazione deve rispondere delle proprie azioni…non può cadere tutto nel silenzio come troppo spesso succede.
A distanza di quasi una giornata sembra tutto ancora così assurdo ed irreale…
Ci ripenso e tornano le stesse sensazioni di rabbia ed incredulità…ma provo a metterle da parte e vedo i ragazzi del pullman che si confortano e si sostengono… I più fortunati che hanno scampato la mattanza danno una mano a quelli che portano addosso i segni di quella follia… la voglia di condividere una birra ed un panino non è cambiata… Non sappiamo come andrà, ci auguriamo che esca la verità…magari si inventeranno un infame pretesto e ci toglieranno l’Atalanta ma arriviamo a Bergamo 9 ore dopo la fine della partita con la consapevolezza che anche stavolta non sono riusciti a toglierci la voglia di stare insieme.
Luca B.
Ciao ragazzi, vi scrivo per raccontarvi quello a cui ho assistito ieri sera al ritorno dalla trasferta di Firenze.
Io e i miei amici ci trovavamo sul secondo pullman, ovvero alle spalle di quello che è stato protagonista dell’ episodio principale della serata. Essendo posizionati nella parte superiore (pullman doppio) abbiamo potuto assistere nitidamente alle azioni vigliacche subite dal primo automezzo e poi dal nostro.
Partiti dallo stadio abbiamo percorso diversi km scortati (grazie al navigatore abbiamo potuto controllare il giro assurdo e senza senso che ci hanno fatto fare) e tra la curiosità generale ci siamo chiesti come mai stessimo percorrendo tutta la strada ad una velocità ridicola (circa 50 km/h e anche meno) considerato il fatto che ci trovavamo su una super strada praticamente deserta.
Ad un certo punto oltre alla camionetta che ci scortava ne è sopraggiunta un altra, dalla quale sono scesi diversi agenti (tutti in tenuta antisommossa) i quali hanno subito sfondato la porta anteriore del pullman, rotto i finestrini e percosso come se non ci fosse un domani tutti e tutto quello che avevano di fronte.
Nella confusione generale i vari pullman venivano continuamente fatti avanzare e fermare per diverse volte, tra provocazioni di ogni genere da parte degli agenti (gesti, minacce..) fino a quando con la presenza di centinaia di forze dell’ordine il nostro pullman è stato fatto accostare per l’ ennesima volta e tutti i passeggeri costretti ad uscire uno per uno, con documento alla mano e soggetti a fotografie di 3 funzionari diversi con tanto di torce per illuminare il viso e appunto il documento.
E oggi sui giornali cosa si legge? che diversi tifosi Atalantini sono scesi nel bel mezzo della tangenziale ed hanno attaccato le forze dell’ordine con spranghe e bastoni??
L’unico attacco che c’è stato è stato quello INFAME delle forze dell’ordine (tutto documentato da diversi video) che stavano solo aspettando il momento giusto per sfogare la loro frustrazione.
Altro particolare importante è quello che si sentiva dalla ricetrasmittenti, dove colleghi di questi “responsabili dell’ordine pubblico” si congratulavano con loro per “L’IMBOSCATA” messa in atto nei confronti di quei “DELINQUENTI”. Il tutto ha costretto normali persone che il giorno dopo dovevano andare a lavorare, oltre che a subire un’ umiliazione che neanche i peggiori malviventi si sono mai sognati, anche ad arrivare in quel di Bergamo alle 8 inoltrate di mattina, ben 18 ore e mezza dopo essere partiti per andare a Firenze, il tutto per voler seguire la propria squadra del cuore in una delle partite più importanti della sua storia. E’ QUESTA LA NOSTRA COLPA?
Il mio augurio è che la verità venga fuori e che venga dimostrato una volta per tutte che questi individui che dovrebbero far rispettare l’ordine pubblico, sono i primi cercare il contrario.
Orgoglioso di far parte di questa tifoseria.
un tifoso che è andato a vedere la propria squadra del cuore.
A questi link le testimonianze video:
https://www.facebook.com/watch/?v=1200319973462890
Simone Meloni
da SportPeople
Io non sono mai stato nè mai sarò un tifoso.
Sono un 50enne che da tempo sta perdendo la fiducia proprio in coloro che dovrebbero vegliare sulla nostra sicurezza.
Che si parli di Forze dell’Ordine,di Medici ed Infermieri,di Inseganti ed Educatori:
lavorano CON le persone e dovrebbero lavorare PER le persone.
Ma NON è così,ed è un GRAVE DANNO : NOI PAGHIAMO.
In questo caso la testimonianza dell’autista ed imprenditore lascia pochi dubbi:
non aveva alcun interessa a coinvolgere i suoi mezzi in scontri,ed i danni li ha avuti proprio dalla polizia.
Il Ministro Salvini SBAGLIA a concedere sulla piazza “Massima fiducia”:
la fiducia si deve sempre guadagare.