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Maxi inchiesta contro i No Tap: 46 indagati

Il procuratore aggiunto della Dda Guglielmo Cataldi e il sostituto procuratore della Procura ordinaria Maria Consolata Moschettini hanno incartato ben 78 capi d’imputazione sulla scorta delle indagini condotte dagli agenti della Digos di Lecce per il periodo che va dal novembre 2017 al giugno 2018.

Offensiva della Procura contro i No Tap. Due anni di indagini sfociano in un avviso di conclusione fatto notificare nelle scorse ore a 47 indagati. Una maxi inchiesta in cui vengono ripercorsi manifestazioni non autorizzate, scritte contro il gasdotto sui muri di Lecce, insulti e lanci di oggetti contro gli agenti di polizia, minacce e intimidazioni contro un metronotte e un ingegnere. C’è tutto questo e molto altro nell’avviso di conclusione con cui il procuratore aggiunto della Dda Guglielmo Cataldi e il sostituto procuratore della Procura ordinaria Maria Consolata Moschettini hanno incartato ben 78 capi d’imputazione sulla scorta delle indagini condotte dagli agenti della Digos di Lecce

Una maxi indagine, dunque. Che va da novembre del 2017 fino al 19 giugno del 2018. Un lavoro frutto della raccolta delle centinaia e centinaia di filmati che hanno ripreso cortei, manifestazioni, raduni che hanno scandito la protesta dei No Tap contro la realizzazione del gasdotto a Melendugno. E non solo. Nello specifico gli episodi più salienti.

MANIFESTAZIONI 2017

Come accaduto il 24 novembre del 2017 quando una quarantina di manifestanti radunatasi nelle vicinanze dell’Hotel President raggiunse via Templari dove hanno sede gli uffici della multinazionale. Corto scandito dal lancio di uova piene di vernice rossa contro lo stabile in cui si trovano gli uffici. Stesso spartito caratterizzò la manifestazione di protesta dell’8 dicembre sempre di due anni fa a cui parteciparono un centinaio di persone: lancio di uova e di oggetti contro la sede stradale, i poliziotti e i muri. Sempre quella sera, con un elicottero a volteggiare in cielo, uno degli odierni indagati avrebbe tentato di impedire ad un fotografo freelance di riprendere la manifestazione tentando di sottrargli la macchina fotografica.

EPISODI 2018

Gli agenti della Digos hanno ricostruito quanto accaduto il 18 gennaio nel corso di una manifestazione a San Basilio nei pressi del perimetro del cantiere Tap. In quattro avrebbero impedito ai veicoli delle maestranze impegnate nella costruzione del gasdotto ed agli operai di poter entrare e uscire dal cantiere posizionando delle pietre al centro della strada e sferrando calci e pugni contro alcuni furgoni delle ditte impegnate nella realizzazione dell’opera. E poi una fitta sassaiola contro i mezzi parcheggiati nel cantiere.

Il 9 febbraio lo stesso canovaccio sarebbe stato riproposto. Sassi, detriti e cancelli sarebbero stati posizionati in corrispondenza dei varchi di accesso e altri massi sarebbero stati lanciati all’indirizzo delle forze dell’ordine intervenute per garantire l’esecuzione dei lavori già programmati ed arginare forme di protesta violente. E poi insulti e offese all’indirizzo di alcuni rappresentanti della polizia.

VISITA MINISTRO SALVINI

Risale al 15 febbraio del 2018. Secondo quanto contestato dagli inquirenti, sarebbe stata organizzata una manifestazione di dissenso in occasione della visita del segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini a Martano. Manifestazione caratterizzata da alcuni momenti di tensione con le forze dell’ordine con un fitto lancio di sassi, fumogeni e uova. In più ad alcuni partecipanti sarebbe stato impedito di raggiungere liberamente il luogo dell’incontro politico preelettorale. In più insulti e offese all’indirizzo degli agenti della Digos con espressioni del tipo: “Fascisti del cazzo, vergognatevi…ma chi state difendendo”.

2 MARZO 2018

In quattro sono accusati di aver costretto una dipendente dell’istituto di vigilanza dell’AlmaRoma (che gestisce il servizio di guardianìa del cantiere Tap) ad abbandonare il posto di lavoro. “Devi andare via, devi sparire” mentre la dipendente era intenta ad aprire l’ufficio. E poi nastro bianco e rosso per simulare un sequestro dell’area mentre altri soggetti lanciavano uova contro la vetrata dell’ufficio tanto che la dipendente fu costretta ad abbandonare l’ufficio e ad uscire da una porta secondaria per il timore di essere aggredita.

16 Marzo 2018

Altra manifestazione per le vie di Lecce. Una manifestazione macchiata dall’imbrattamento dei muri della città e del centro storico, in particolare. Scritte del tipo: “No Tap”; “No alla militarizzazione”; i muri dello storico palazzo delle Poste con la scritta: “Lo stupratore non è malato ma è il figlio sano del patriarcato”; “Fuoco alle galere”; “Dio è violento e mi molesta”.

4 APRILE 2018

Nelle 34 pagine dell’avviso viene ricostruita anche un’intimidazione ai danni di un ingegnere che si stava allontanando in auto dopo aver eseguito un sopralluogo nell’azienda agricola “Le Paesane” a Melendugno. La sua macchina sarebbe stata accerchiata, colpita con calci e pugni mentre l’ingegnere sarebbe stato insultato: “Ingegnerino, te ne devi andare non da qua ma dal Salento”.

11 APRILE 2018

In dieci sono accusati di interruzione di pubblico servizio. Si sarebbero posizionati al centro della carreggiata tra viale Otranto e viale Gallipoli impedendo ad un autobus di linea di partire intimando al conducente di spegnere il motore. Di fatto sarebbe stato ostacolato un servizio di trasporto pubblico ripristinato solo venti minuti dopo.

da Corriere Salentino

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ACCUSE DELLA PROCURA / LE ‘MAMME NO TAP’ COMMENTANO: “criminalizzazione, servilismo, discredito

“I giornalisti espongono alla gogna mediatica 47 cittadini, fra cui ancora nessun rinviato a giudizio e ai quali non è ancora stato notificato alcun avviso di conclusione delle indagini preliminari, pubblicandone nomi e cognomi, 47 persone fra cui anche una ragazza deceduta, 47 persone colpevoli solo di aver lottato contro chi specula su questo territorio”. 

Lo scrivono questa mattina le “Mamme No Tap”, denunciando il fatto che ieri sera alcuni mass media, non “tutti” per la verità, hanno scelto di dare la notizia dell’ ‘avviso conclusioni indagini’ a carico di attivisti No Tap riportando per esteso le generalità degli indagati.

Nel comunicato, diffuso un’ora fa,  così si commenta la circostanza particolare: “Agli attivisti armati solo di voglia di sopravvivere all’ennesimo scempio perpetrato ai danni della comunità locale sono riservati nomi, cognomi, età e comuni di nascita sulle prime pagine di tutti i giornali,  mentre ai criminali vengono “concesse” solo due anonime iniziali puntate. Questa non è informazione. Questa è solo criminalizzazione, servilismo e necessità di screditare chi attivamente prende parte alla vita attiva di questo Paese. Questa è corsa alla vendita di una copia in più del giornale fatta sulla pelle di comuni cittadini ingiustamente privati della loro dignità. Quale diritto di informazione si voleva tutelare pubblicando oggi quei nomi?”.

Quanto alla sostanza del provvedimento, così questa reazione ufficiale dei No Tap si esprime nel merito: “Questo rumore di voci giornalistiche dettate dall’alto e atte solo a confondere, decine di inchieste per inquinamento di falda, disastro ambientale, normative eluse, prescrizioni non ottemperate, devastazione del patrimonio naturale, storico, culturale ed economico, abusi, teste e nasi rotti, vengono lasciate nel dimenticatoio.

Come mai ancora non si procede dando seguito agli innumerevoli esposti e denunce depositate dagli attivisti no Tap?
Fa audience metter alla gogna chi lotta, senza mai schierarsi contro il potere costituito“.

E ancora: “Il sistema vacilla e questi articoli dimostrano solo che si vuole deviare l’attenzione che sta andandosi a focalizzare sui seri problemi che inficiano il progetto per la costruzione del mafiodotto, spostando l’attenzione sul dissenso del tutto legittimo e costituzionalmente garantito che viene brutalmente criminalizzato.
In fondo son trascorsi solo pochi giorni di assordante silenzio dei media dall’ultima conferenza stampa degli attivisti no tap in cui si provava che i carotaggi in superficie e le comunicazioni ufficiali di fine lavori non corrispondevano al vero. Son trascorsi solo pochi giorni di assordante silenzio dei media dalla richiesta di chiarimenti che il Sindaco di Melendugno Marco Potì ha indirizzato alla procura.

Son trascorsi solo pochi giorni di assordante silenzio dei media dal sit in presso la sede della regione Puglia durante il quale lo stesso sindaco ha chiesto a gran voce l’istituzione del Sito di Interesse Comunitario lungo la costa di San Foca, supportato da un lungo elenco di firmatari della richiesta e da evidenze inconfutabili dei presupposti necessari alla sua istituzione”.______

leccecronaca.it ovviamente risponde solamente del proprio operato di fronte ai propri lettori.

Abbiamo dato ieri sera la notizia nell’essenziale, senza  pubblicare i nomi degli indagati.

Abbiamo ‘coperto’ la conferenza stampa richiamata nel testo con tutta l’attenzione che a nostro avviso meritava. Avremmo ospitato, come sempre fatto, al di là della contrarietà alla realizzazione di quest’opera che esprimiamo da anni, come precisa scelta editoriale, per permettere una valutazione autonoma ai nostri lettori, le eventuali repliche di Tap, che nella fattispecie però non ci sono state, il che ci sembra particolarmente significativo

Abbiamo seguito la ‘missione’ a Bari richiamata nel testo nel suo svolgimento, con tre ‘pezzi’ pressoché in diretta.

da leccecronaca