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Meglio un uovo oggi che senza diritti domani

In queste settimane la classe politica ci ha fatto assistere a insulti continui, epurazioni, delegittimazioni, che per di più non hanno per oggetto i problemi del Paese ma liti personali tra Fini e Berlusconi e i processi del nostro premier. Ecco, questo è un atteggiamento se non violento, quantomeno immorale e offensivo verso le persone che vivono la quotidianità di un Paese in crisi. Qualche giorno fa la ‘ndrangheta ha fatto recapitare un Bazooka e oggi è stato ritrovato un documento che parla di un patto tra le mafie per dare il via ad una nuova stagione di stragi.Ma questa notizia è in coda rispetto a qualche uovo sui muri della Cisl.
Sì, siamo andati a tirare qualche uovo presso la sede Centrale della Cisl, a volto scoperto con battute goliardiche, senza fare danni, senza colpire le persone, per contestare in maniera democratica una idea che dimentica i diritti e propone la paura e per criticare una politica che non difende i diritti. Esiste una parte del capitalismo italiano che crede che occorra competere con i paesi emergenti tagliando i costi collegati ai diritti sui luoghi di lavoro e al welfare. Che l’unica alternativa alle delocalizzazioni sia ricreare in Europa condizioni simili a quelle dei Paesi in cui si vorrebbe emigrare.
Pomigliano parla di questo. Lo sciopero, l’astensione per malattia, il rispetto dei tempi di vita da conquiste di civiltà sono diventati voci di bilancio.
Siamo di fronte ad un capitalismo che non investe nel futuro, che non chiede allo Stato di creare le condizioni di innovare, ad esempio potendo contare su un buon sistema di scuola pubblica e ricerca, ma chiede il modo per fare profitti con meno intralci possibili.
Un esempio eclatante di questi giorni è dato dalla Fincantieri che dismette i cantieri di Castellammare di Stabia e Riva Trigoso per utilizzare quelle aree per operazioni immobiliari. Dalla produzione alla rendita.
Dovremmo parlare di questo. Di come il nostro Paese abbia bisogno di una cultura economica che abbia davvero a cuore la ricchezza e la qualità della vita delle persone. Di come la riconversione energetica sia una scommessa che non possiamo non affrontare. Di come rispettare l’ambiente e le nostre coste, fermando inutili cementificazioni e speculazioni, non siano fisse da ambientalisti ma occasioni di ricchezza. Di come opere come il Ponte sullo stretto o la TAV siano i veri lacci.
La cosa più grave del “modello Pomigliano” è che promuove il conflitto “orizzontale” tra poveri, la contrapposizione tra diverse istanze sociali, in gara tra loro per non essere colpite dalle logiche del profitto. A Pomigliano sono i lavoratori Italiani contro quelli stranieri, quando si parla di pensioni sono i giovani contro gli anziani, e ancora migranti contro italiani e potremmo continuare. E tutto questo infonde un clima di paura, perché si ha il terrore di perdere il proprio pezzettino e si vede l’altro come una minaccia.
Invece dobbiamo avere il coraggio di recuperare il conflitto sociale, cioè l’idea che le istanze sociali e quelle di profitto sono spesso contrapposte e che la solidarietà e i diritti vanno imposti con strumenti democratici e determinati. E per farlo, la nostra costituzione prevede il diritto di contestare, criticare, opporsi, manifestare, cioè utilizzare i mezzi democratici a disposizione per chi, come noi, non ha i milioni di Berlusconi. A questo ci siamo attenuti.

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Action, diritti in movimento