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Mercoledì 23 presidio in solidarietà degli arrestati durante la manifestazione del 19

Né buoni né cattivi: si parte e si torna insieme! Mercoledì mattina, i 6 arrestati durante la sollevazione generale del 19 ottobre verranno interrogati a partire dalle ore 9.30 nel carcere di Regina Coeli. Il Gip sceglierà se convalidare o meno gli arresti di sabato pomeriggio.


Nel verbale di arresto la polizia ha riportato che i 6 manifestanti avevano in tasca il foglietto con il nome dell’avvocato. L’accusa vuole, in pratica, portare avanti un‘ipotesi di predeterminazione degli scontri, di organizzazione della cosiddetta violenza.


Si tratta ovviamente dell’ennesimo episodio, in questo paese, di processo al dissenso. Il processo alle intenzioni che si vuole mettere in campo ci sembra un tentativo di criminalizzazione molto debole soprattutto difronte alle migliaia di persone che sono scese in piazza sabato e all’energia espressa. Ormai la controparte non sa più cosa inventarsi pur di montare un clima di paura nei confronti di chi individua direttamente i responsabili dell’emergenza sociale che viviamo in questo paese.

Durante le settimane che hanno preceduto l’assedio del 19 ottobre, la stampa annunciava fantomatiche orde di alieni in arrivo a Roma per devastare la capitale. Intanto il questore predisponeva la chiusura de La Sapienza e ordinava, all’ospedale universitario Policlinico, attraverso una circolare, la dimissione dei degenti per fare spazio ad eventuali feriti. Per alzare la tensione, il giorno prima della manifestazione nel quartiere Pigneto un gruppo di ragazzi è stato caricato dalla polizia durante un volantinaggio, mentre in tutta la città si svolgevano identificazioni a tappeto e venivano notificati fogli di via, come quelli a 5 attiviste/i del movimento di lotta per la casa di Firenze. Infine, poche ore prima del concentramento a Piazza San Giovanni sono stati installati posti di blocco ai principali caselli autostradali, per identificare e perquisire chi è venuto a manifestare.

Per tutti questi motivi, a tutti i manifestanti sono stati distribuiti i numeri del supporto legale che seguiva il corteo. Tutti e tutte avevamo il numero di un legale in tasca o scritto sulle braccia per qualsiasi evenienza, di fronte ai dispositivi messi in campo dalle forze dell’ordine. Ci autotuteliamo attraverso la diffusione di opuscoli che informano le persone dei loro diritti nel caso di arresto e il primo di questi è la nomina dell’avvocato.

Sabato la macchina del terrore è stata messa a nudo da una manifestazione unita e compatta, nella quale si è espressa con dignità la rabbia di chi subisce quotidianamente il ricatto di una precarietà devastante e la violenza degli sfratti, della devastazione dei territori e della precarietà. Chi governa deve farci i conti.

Mercoledì ore 9.30 presidio sotto il carcere di Regina Coeli per richiedere la liberazione immediata dei ragazzi e delle ragazze arrestate il 19 ottobre.
Né buoni né cattivi. Si parte e si torna insieme
Liberi tutti e tutte!

#Assedio di Porta Pia

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Nel verbale di arresto delle nostre due compagne le forze dell’ordine gli hanno imputato di avere addosso pericolosissimi oggetti atti ad offendere come:

a) il foglietto con i numeri degli avvocati distribuito all’inizio del corteo. secondo gli sbirri indicherebbe la predeterminazione di una violenza. secondo noi – ma siamo strani noi, eh! – indica un po’ di intelligenza e una sana autotutela, visto che in Italia se vai a un corteo ti può capitare di essere caricato e arrestato per “resistenza pluriaggravata”. vuoi vedere che abbiamo ragione noi, visto che purtroppo quei numeri sono stati utili? 


b) il foglietto con la mappa del percorso della manifestazione, anche quello distribuito alla partenza del corteo. a condannare il foglietto è stata la scritta “assedio” che c’era su. indicherebbe secondo gli sbirri una chiara volontà di “assediare”. strano però che le compagne non si siano poi portate anche la catapulta, la pece, l’ariete e i topi morti. 

c) infine, un’arma davvero contundente: una bottiglietta con del malox. pare che sulle prime gli sbirri l’abbiano presa per una bottiglia di acido che le ragazze avrebbero potuto lanciare su di loro. non scherzo, hanno davvero molta fantasia. peccato che la loro fantasia non sia arrivata a immaginare che serviva per proteggersi dai loro lanci, questi sì, alquanto fantasiosi. perché nell’Italia del 2013 andare in piazza vuole anche dire respirare un bel po’ di lacrimogeni. sempre se sei fortunato: perché in genere lo sbirro di turno, preoccupato dal fatto che non possa beneficiare anche tu di una sniffatina, te lo spara direttamente ad altezza d’uomo.

che dire? se avessi saputo che facendo lo sbirro avrei potuto sbizzarrire così tanto l’immaginazione, non mi sarei fatto tanti anni di università per sbizzarrirla in seguito nel cercare un lavoro.

Giulia Valle da Fb