La recente condanna di 49 operai e sindacalisti Atm per presunta interruzione di pubblico servizio, riferitesi ad un episodio di alcuni anni fa, rappresenta un salto di qualità negativo del clima repressivo più o meno strisciante che ha sempre circondato le lotte nella nostra città. Ogni momento di mobilitazione di studenti, precari, disoccupati, operai, no pontisti ecc. è stato sempre accompagnato da uno stillicidio “preventivo” di pressioni, consigli, richiesta assillante di informazioni , trattative defatiganti sui percorsi dei cortei, esternazioni, più o meno “amichevoli, di rischi di denunce. I sit-in, i cortei, le stesse assemblee hanno sempre visto una presenza, spesso,sovrabbondante di forze dell’ordine in divisa e in borghese.
Non sono mancati i tentativi di isolamento di singoli manifestanti,ritenuti, in base ad imperscrutabili criteri, riottosi e-o estremisti, gli interventi bruschi e le minacce verbali e non sono mancate le denunce e gli interventi della magistratura. L’ultimo atto repressivo riguarda i lavoratori dell’Atm, società oggi in liquidazione, una categoria che, come tante altre, nella nostra città (Messina Ambiente, cooperative di servizi ecc.), ogni mese non ha la certezza della regolare corresponsione del salario. Quanto successo ai dipendenti Atm si spiega nell’ottica della regolamentazione-repressione del diritto di sciopero, attuato in questi anni dai vari governi con l’avallo dei sindacati concertativi. Tutto ciò rappresenta per noi un campanello di allarme. In un territorio dove i livelli di disoccupazione, precarietà e lavoro nero superano i dati già drammatici del resto del Mezzogiorno, dove in piccoli e piccolissimi uffici ed aziende vige spesso un clima di scarsa agibilità democratica e sindacale, tutto ciò è intollerabile. A fronte di una gravissima crisi economica derivante da scellerate politiche economico-finanziarie, di privatizzazione selvaggia, di smantellamento del welfare, di saccheggio dei territori, il governo Monti, appoggiato da una larghissima maggioranza parlamentare, prosegue con determinazione la politica berlusconiana di salvaguardare gli interessi di quel 10% della popolazione che detiene più del 50% delle ricchezze impoverendo sempre più pensionati, salariati, giovani, donne, precari, disoccupati e migranti. Chiunque lotta disturba i manovratori. In tal senso la vicenda No Tav è esemplare. La lotta di un intero popolo che rifiuta una colossale, inutile e devastante(lo stesso copione e in parte le stesse lobby del ”nostro” Ponte sullo Stretto), va fermata con il carcere proprio perché può essere vincente. Con la stessa logica gli operai Fiat (iscritti FIOM e Sindacati di Base) che non accettano contratti capestro non devono essere assunti,chi protesta per le pensioni,per la cancellazione dell’articolo 18 (che va esteso e non cancellato così come la C.I.G), per la mercificazione e lo smantellamento della scuola pubblica e delle ferrovie va denunciato e represso. L’apparato repressivo si sta preparando e attrezzando per la nuova fase anche per il possibile contagio della lotta del popolo greco. Non possiamo accettare e subire questa deriva. La costituzione tuttora vigente ci dà il diritto-dovere di manifestare le nostre opinioni, di lottare per i nostri bisogni di giustizia sociale. Invitiamo tutti i cittadini, le forze sociali e politiche,le associazioni a firmare questo appello e a partecipare alle iniziative che sapremo mettere in campo (banchetti assemblee nelle piazze e nei luoghi di lavoro,concerti,raccolta fondi di sostegno a chi è colpito dalla repressione).
Promotori: Cub – FDS (PRC-PDCI) – Or.S.A. – PCL – RETE “NO PONTE” – USB
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