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Migranti: Stato d’emergenza sulla Viking

La ong: «Dobbiamo sbarcare subito, impossibile garantire la sicurezza». Sei tentativi di suicidio in 24 ore tra i migranti

La decisione viene presa nel pomeriggio, quando il comandante della Ocean Viking si rende conto che lui e il suo equipaggio rischiano di non controllare più la situazione a bordo. «Si è deteriorata al punto che la sicurezza dei 180 sopravvissuti e dell’equipaggio non può più essere garantita», spiega. Poi fa quella che deve essergli sembrata l’unica cosa giusta da fare: dichiara alle autorità italiane lo stato d’emergenza e mette la prua della nave in direzione della Sicilia.

Dopo nove giorni di navigazione, ma soprattutto dopo sei tentativi di suicidio in sole 24 ore, l’ultimo dei quali ieri mattina quando un uomo ha cercato di impiccarsi sul ponte, la nave della ong Sos Mediterranée prova a mettere fine allo stallo nel quale l’indifferenza di Italia e Malta, e più in generale dell’Europa, l’hanno precipitata insieme al suo carico di uomini, donne e bambini, 25 per la precisione, 17 dei quali non accompagnati.

Una scelta disperata, maturata anche in seguito ai sette rifiuti ricevuti ad altrettanti richieste di un porto sicuro verso il quale dirigersi. E questo mentre a bordo le condizioni fisiche e psicologiche dei migranti peggioravano con il passare delle ore: stanchezza, ansia, delusione per non poter comunicare alle famiglie di essere in salvo. Ma anche incertezza per non sapere dove e quando potranno rimettere i piedi a terra.

In 44 hanno ceduto prima degli altri: «Si trovano in una stato di acuto disagio mentale – spiega lo staff della Viking – e hanno espresso l’intenzione di infliggere danni a se stessi e agli altri, compresi membri dell’equipaggio». Per loro la ong chiede che vengano evacuati al più presto, ma anche questa richiesta rimane per molte ore senza ricevere risposta né da Roma né dalla Valletta.

Quasi tutti i migranti provengono da Bangladesh, Pakistan, Egitto, Tunisia e Marocco, tra loro anche due sole donne, una delle quali incinta. Su molti sono ancora visibili i segni delle torture subite in Libia. «Siamo estremamente preoccupati per il livello di ansia che sta crescendo rapidamente», dice il responsabile comunicazioni della ong, Laurent Bondard, che si trova a bordo della nave. «Il team sta fornendo supporto a tutti, ma dopo quello che hanno passato alcune delle 180 persone salvate tenerle su una nave in mare per un periodo così lungo non è sostenibile: devono sbarcare in un luogo sicuro».

La Ocean Viking batte bandiera norvegese e questo probabilmente rende le cose più difficili per chi, a Roma, deve decidere il via libera allo sbarco. Non essendo una nave italiana, è probabile infatti che prima di indicare un porto dove dirigere il governo cerchi di avere rassicurazioni dall’Europa circa la successiva distribuzione dei profughi. Il silenzio seguito alle sette richieste di un porto sicuro avanzate da Sos Mediterranée fa presupporre che nessuno Stato si sia fatto avanti, ma anche che il meccanismo messo a punto un anno fa alla Valletta tra Malta, Italia, Francia e Germania, dopo un buon avvio comincia forse a incontrare qualche difficoltà. La distribuzione dei migranti in Europa sarà uno dei temi all’ordine del giorno del consiglio dei ministri dell’Interno Ue che si terrà in videoconferenza il prossimo 7 luglio. Attraverso il ministro Horst Seehofer la Germania, presidente di torno dell’Ue, chiederà una maggiore collaborazione verso i Paesi del Mediterraneo ma non è detto che l’invito si traduca in un aiuto concreto. Né per gli Stati, né per i migranti.

Intanto l’Ocean Viking rimane in attesa. Ieri sera la nave si trovava in stand-by a 16 miglia dalle coste siciliane, al momento senza alcuna intenzione di forzare la mano nonostante la situazione a bordo sia sempre più drammatica.

Carlo Lania

da il manifesto