Detenzioni arbitrarie e «respingimenti» da parte delle autorità; abusi e molestie sulle donne; 15mila migranti esposti al contagio da Covid-19 solo nel campo di Moria a Lesbo, in uno spazio che ne dovrebbe contenere 2.800: sono i dati diffusi da Oxfam e dal Greek council for refugees in un rapporto che fotografa gli effetti del nuovo sistema di asilo in Grecia, approvato quest’anno. Si tratta di una conseguenza delle politiche europee: «L’attuazione degli accordi tra Ue e Turchia del 2016 ha trasformato i campi sulle isole greche in una delle peggiori catastrofi in materia di diritti umani – spiega il report -. L’intrappolamento dei richiedenti asilo ha gettato le basi per la repressione dei loro diritti, con una maggiore pressione da parte della Commissione europea sulle autorità e il legislatore greci per ottenere risultati». La norma adottata da Atene potrebbe, a sua volta, diventare il modello da applicare nell’Ue.
Durante la pandemia, 38mila migranti sono rimasti bloccati sulle isole in campi con una capienza ufficiale di quasi 6.200 persone; a metà giugno nel paese erano detenuti circa 229 minori migranti non accompagnati: «Il nuovo sistema di asilo sembra concepito per “deportare” e “calpestare” i diritti dei migranti, con pochissime chance di accedere a eque procedure per ottenere la protezione internazionale». Eppure nel 2020 sono stati poco più di 10mila gli arrivi, a fronte degli oltre 74mila del 2019. Negli hotspot delle isole i migranti (inclusi bambini, donne incinte, disabili) sono in stato di detenzione senza accesso a cure e tutele. «La legge ha posto le basi affinché la detenzione amministrativa diventi la norma di default. Le persone non vengono informate in una lingua che comprendono né sanno perché o per quanto tempo saranno rinchiuse, senza poter fare ricorso».
A Moria vivono 15mila persone senza bagni né acqua. «Questa riforma è uno schiaffo all’impegno dell’Europa di proteggere chi fugge da guerre e persecuzioni – ha spiegato Riccardo Sansone, responsabile dell’ufficio umanitario di Oxfam Italia -. L’Ue è complice perché ha usato la Grecia come terra di sperimentazione di nuove politiche migratorie».
Sul fronte legale, la riforma impedisce di fatto a molti richiedenti asilo di ricorrere in appello, in caso di respingimento della domanda, perché è necessario l’avvocato e a Lesbo ce n’è uno solo. Non vengono fornite indicazioni precise, come giorno e orario delle interviste: ogni appuntamento mancato è motivo sufficiente per bocciare le domande. «Spesso il diniego è solo una conseguenza della procedura accelerata, che moltiplica gli errori» spiega Spyros-Vlad Oikonomou del Grc.
La conseguenza è la detenzione immediata di coloro che hanno visto bocciata la domanda e il successivo respingimento in Turchia o nel paese di origine. Una regola che vale per chi è arrivato a inizio 2020, mentre per chi è entrato nel 2019 ci sono mesi di attesa, che possono diventare anni, intrappolati in condizioni disumane.
«Il Patto europeo in materia di asilo e migrazione, atteso per la seconda metà del 2020, dovrebbe ampliare il modello greco usando la detenzione come mezzo principale per affrontare gli arrivi e respingere rapidamente i flussi alle frontiere – spiegano Oxfam e Grc -. Chiediamo, invece, al governo greco e alla Commissione Ue di rivedere le norme affinché non siano lesive dei diritti umani, né in contrasto con il diritto comunitario».
Adriana Pollice
da il manifesto