Menu

Migranti segregati nel Porto di Napoli

I tre ragazzi che sono sbarcati ieri dalla nave non sono andati più al centro di prima accoglienza per minori! Con un dispositivo che spesso viene usato in questi casi, la polizia ha fatto fare in ospedale l’esame biometrico del polso in modo da poterli dichiarare non minorenni. Si tratta in realtà di un’esame di scarsa attendibilità e che ha un margine di errore di oltre due anni, mentre le stesse circolari del ministero dell’interno stabiliscono che nel dubbio occorre dare priorità alla tutela del minore. Ma nei fatti è un meccanismo spesso utilizzato.
Così i tre, senza mai incontrare un mediatore o un avvocato, sono stati ricondotti alla nave che intanto ha attraccato al molo libero 21. La compagnia di assicurazione della nave ha coperto con una fidejussione di 400.000 euro i danni del blocco del molo Bausan e il magistrato ha dissequestrato il cargo. Che però paradossalmente è ancora bloccato in quanto col ritorno dei tre a bordo vengono di nuovo meno le condizioni di sicurezza per viaggiare…
In realtà è probabile che ogni decisione sia ancorata all’incontro chiesto ieri dalla Cgil e dal Forum Antirazzista e che ci sarà oggi alle 17 in via Medina con la presenza del questore e le autorità della polizia di frontiera. Li si capirà l’effettivo orientamento della questura di napoli e del ministero dell’interno. Infatti se sarà consentito alle associazioni umanitarie di incontrare i migranti con medici e avvocati, potranno raccogliere le eventuali richieste di asilo politico e protezione umanitaria dei nove e chiedere gli ulteriori accertamenti a tutela della condizione dei ragazzi che hanno dichiarato la minore età.
Tutte cose che sono nel diritto di queste persone, ma che sono state più volte violate già in passato, come dimostra la drammatica storia dei respingimenti in mare. L’altra ipotesi è che prevalga la linea seguita finora, di impedire il contatto coi migranti per non renderli informati delle proprie possibilità. Non è vero quello che si scrive in alcuni articoli sul fatto che non possono presentare domanda d’asilo perchè sono alla frontiera e in acque territoriali italiane, esattamente la condizione standard di un rifugiato che chiede protezione.
Per impedire ogni contatto fino ad ora la motivazione della polizia di frontiera è stata che ci voleva l’autorizzazione del capitano della nave con cui è stato impossibile per noi entrare in contatto diretto. Un chiaro escamotage, dal momento che lo stesso capitano ha tutto l’interesse e la volontà, più volte esternata, di far sbarcare gli immigrati. Possibile infatti che oltre alle motivazioni umanitarie ce ne siano altre di carattere economico, perchè la perdurante presenza a bordo dei migranti, una volta appurata, potrebbe portare al divieto di scalo anche nel porto di Genova, dove la nave è diretta. Infatti, per fortuna, la Vera D non ha a bordo le gabbie in cui vengono a volte rinchiusi gli immigrati trovati sulle navi! Gabbie in cui vengono segregati fino al ritorno nei presunti paesi di origine in spregio a ogni aspetto del diritto internazionale, specie per profughi e rifugiati, ma tranquillizzando così le autorità di frontiera…
La Rete antirazzista sta cercando di costruire delle forme di protesta nel caso dopo l’incontro di oggi la Questura non rispetti i diritti umani delle persone ancora segregate a bordo della Vera D. Si tratta di ragazzi, in alcuni casi di ragazzini, che hanno già rischiato la vita viaggiando in un container ed è incredibile quanta poca attenzione ci sia nei resoconti mediatici sulla loro storia, la loro umanità e i loro diritti.

Antirazzisti napoletani