Alcune centinaia di migranti costretti con la forza a lasciare la fabbrica in cui vivevano
Sono passati cinque giorni da quando la polizia è intervenuta per cacciarli via, e le centinaia di migranti che occupavano da mesi una vecchia fabbrica abbandonata in via Vannina, alla periferia est di Roma, sono ancora abbandonati a loro stessi in mezzo alla strada.
Quello di lunedì scorso, il secondo in pochi giorni, è stato uno sgombero particolarmente violento, con gli agenti che hanno usato la mano pesante nonostante avessero di fronte solo pochi disperati, tra i quali anche donne e bambini. Occhi pesti, manganellate, teste ferite e qualche ragazzo steso a terra dopo essere stato picchiato. Qualcuno si è fatto refertare in ospedale. Gli ultimi due ce li hanno accompagnati giovedì sera i volontari di Baobab Experience che a Roma da oltre due anni assistono i migranti in transito.
La sindaca Virginia Raggi si lamenta (lo ha fatto anche ieri parlando di «un numero di migranti spaventoso a cui dobbiamo fornire assistenza») ma a Roma sembra proprio che gli unici interventi verso gli migranti che non sono ospitati nei centri di accoglienza , siano di ordine pubblico: sgomberi e identificazioni, con la differenza che mentre prima rappresentavano quasi una routine per tutti, migranti e agenti, adesso si procede con la violenza. Al punto che dopo l’intervento di lunedì anche Amnesty international si è sentita in dovere di farsi sentire. «C’è da chiedersi se il Campidoglio abbia o meno una politica dell’accoglienza – ha detto ieri il direttore generale dell’associazione, Gianni Rufini -. Se questa politica non esiste è un fatto grave. Se esiste ed è quella che vediamo in atto, ossia una serie di sgomberi cui da ultimo si è aggiunto il lamento, generico e non argomentato, su ’troppi migranti’, è ancora più grave. Il Comune di Roma sta portando avanti azioni contrarie ai diritti umani».
Via Vannina è una strada in terra battuta che corre parallela alla via Tiburtina.
Da mesi qualche centinaio di migranti provenienti da Sudan, Gambia, Eritrea occupano due edifici abbandonati. Vivono in mezzo al degrado totale, ricavando piccoli spazi nei quali dormire ma senza per questo rinunciare alla dignità. I volontari di Intersos, che insieme ad altre associazioni hanno effettuato un sopralluogo per rendersi conto della situazione, hanno registrato una decina di ragazzi tra i 5 e i 17 anni che frequentano regolarmente le scuole del vicino quartiere Alessandrino. O meglio frequentavano, visto che dopo l’intervento della polizia è difficile capire come potranno continuare i loro studi. Ai volontari i migranti hanno chiesto soprattutto assistenza legale per aiutarli nel presentare richiesta di asilo (hanno tutti i documenti e due di loro saranno ascoltati dalla commissione territoriale tra pochi giorni), ma anche per presentare denuncia contro l’aggressione delle forze dell’ordine. Uno dei due edifici occupati poche settimane fa è stato messo all’asta e come prima cosa chi ha comprato che venisse sgomberato. Cosa che è stata fatta senza però pensare prima, denunciano le associazioni, a nessuna sistemazione alternativa da offrire ai migranti né a servizi di assistenza, nonostante la presenza di famiglie e donne incinta. Chi ha potuto, magari grazie all’ospitalità offerta da un amico, se ne è andato, ma la la maggioranza dorme in mezzo alla strada.
Unhcr e Unicef hanno criticato duramente la situazione che si è creata nell’ex fabbrica sulla Tiburtina. «È questa la risposta “francescana” della sindaca Raggi al ‘problema’ dei migranti?» ha chiesto il portavoce dell’Unicef, Andrea Iacomini. «Ci auguriamo che l’assessore Baldassarre, che sappiamo sensibile su questo tema, intervenga al più presto per risolvere questa emergenza. Non possiamo credere ad una sua adesione serena alle recenti affermazioni di Grillo e Raggi sul tema dei migranti».
da il manifesto