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Migranti: Tentato omicidio razzista a Rimini, un morto a Ventimiglia.

Mercoledi 22 marzo a Rimini un migrante nigeriano è stato aggredito e ferito  a morte. Un trentanovenne romano trasferitosi a Rimini lo ha fermato, insultato, preso a pugni, accoltellato e quando ha provato a fuggire è salito in macchina e lo ha investito. Tutto questo è successo davanti ad un supermarket, in pieno centro a Marina di Rimini. Le accuse che pendono sulla testa dell’aggressore sono tentato omicidio aggravato da futili motivi e da motivi razziali.

Il giovane nigeriano aspetta il permesso di soggiorno come rifugiato politico. Dalla Sicilia era stato “smistato” a Rimini tramite l’HUB bolognese. Il questore Maurizio Impronta valuta di accelerare le pratiche sull’asilo politico se il ragazzo sopravvive e si rimette. Nel frattempo deciderà se rilasciare un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Il migrante si trova  in fini vita: ha fratture multiple, la milza spappolata e varie emorragie interne, ma ha superato la notte ed è ricoverato in terapia intensiva. L’aggressore – un 39enne nato a Roma ma residente a Rimini – è stato arrestato per tentato omicidio aggravato da futili motivi e da motivi razziali. Il 39enne ha prima preso a pugni e calci il nigeriano; poi, con un coltello lo ha colpito all’addome. Quando il ferito ha tentato di fuggire, l’italiano è salito in auto, lo ha inseguito e investito, insultandolo con parole come “Sporco negro, torna a casa tua”. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto  Federica di casa Madiba Network, con lei abbiamo ricostruito i fatti avvenuti. Ascolta o scarica. 

Mercoledì al valico di frontiera di Ponte San Luigi (Ventimiglia) un migrante afgano è stato bloccato dalla polizia francese, per evitare il trasferimento forzato a Taranto si è lanciato da un dirupo. Le sue condizioni sono gravi, è tuttora ricoverato all’ospedale Santa Corno di Pietra Ligure. Martedì il cadavere di un altro migrante è stato ritrovato nel baratro del “Passo della Morte”, tra Ventimiglia e Mentone. La scomparsa era stata denunciata domenica da un suo amico che l’aveva visto precipitare.

Un morto e due in fin di vita. È una guerra di confine, si svolge quotidianamente nei confini di razza e di classe del nostro paese, siano questi valichi di montagna o centri cittadini. Un tentato omicidio è l’unico segnale a cui le istituzioni del controllo e del confino rispondono: solo a tragedia compiuta le pratiche si possono accelerare. L’esempio a cui guardare è quello della mobilitazione dei migranti dell’Ex Aiazzone a Firenze contro le condizioni dell’accoglienza, o ghettizzante o inesistente, contro la morte per mano razzista o per mano delle istituzioni.

da InfoAut